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Isola dei Famosi e la fiera del doppio senso. Ma se l’allusione diventa la norma, il rischio è la noia

La prima puntata della nuova Isola dei Famosi ha visto dominare l’allusione sessuale. Cercata, rivendicata, reiterata

16 Marzo 2021 16:50

Viva il doppio senso. Viva l’allusione. Viva la rottura della monotonia. Ma a patto che sia un lampo nella notte, un caso isolato, un’eccezione. Perché se diventa la norma, allora no, significa che abbiamo un problema. La prima puntata della nuova Isola dei Famosi ha visto dominare l’allusione sessuale. Cercata, rivendicata, reiterata.

Attenzione, non è una questione di moralismo. Il cazzeggio è tutto ciò che cerchiamo, soprattutto in un periodo dannato come questo. Il dubbio, semmai, è prettamente opportunistico.

All’Isola c’è la vegana che non mangia il pesce. Olé. L’assist non sembra vero: “Non ti piace il pesce?”. In studio si ride, se poi coinvolgiamo pure Tommaso Zorzi, abbiamo fatto tombola: “Tommy, tu sei vegano? La mangi la carne?”. Trionfo.

Pesce non va bene? Diciamo uccello”, taglia corto Iva Zanicchi. E giù altre risate scroscianti. A L’Isola il versante hot non è accidentale, è volontario. Non siamo di fronte a lapsus come nel caso della povera Antonella Clerici a TeleSogni. Qui lo spettatore sa già dove si intende andare a parare. Come un libro che ha già svelato il suo epilogo.

La lista degli ‘incidenti’ della prima puntata è ricchissima. “Ha detto che dura poco…nel senso delle relazioni”, “abbiamo fatto Markette assieme, il programma…”. Ma il top si raggiunge con Ilary Blasi che vuole entrare nella “patata”. Ovviamente intendeva la “Palapa“. In uno scenario ‘normale’ la gaffe avrebbe assunto tratti epici. Non stavolta, perché la percezione, seppur sotterranea, di una premeditazione c’è. E come potrebbe non esserci?

Nel 2015 L’Isola aprì le porte a Rocco Siffredi. Il sesso da concetto astratto divenne argomento concreto e assolutamente ricercato. Si partì da un innocuo (mica tanto) “tieni duro”, per poi ‘salire’ di livello con il pornodivo che stette chiaramente al gioco: “Quando faccio le cose vado fino in fondo”, “non sono abituato a fare subito”.

Dopo qualche settimana la gag giunse a comprensibile saturazione. Per un motivo tanto semplice quanto inappuntabile: se tutto è doppio senso, nulla è più doppio senso. Il gioco diventa norma, la norma diventa volgarità e la volgarità avvolge tutto. E se la volgarità è fine a se stessa, il rischio è quello della noia.