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Il Collegio, Maria Rosa Petolicchio: “Quella telefonata che mi ha cambiato la vita…”

Tutto quello che vorreste sapere di Maria Rosa Petolicchio de “Il collegio” di Rai 2 in versione inedita a TvBlog.

2 Novembre 2020 11:00

Fra i protagonisti de Il Collegio, da quattro edizioni è la più osannata dal web. La sua aria così severa e i modi di fare si son trasformati in fonte di ironia sul web- Un volto entrato d’ufficio nell’olimpo dei meme e non c’è stata puntata in cui il suo cognome non compaia nei trending topic di Twitter. La dedizione per il lavoro, l’approdo nel programma, i commenti, i retroscena, il racconto. Tutto quello che vorreste sapere di Maria Rosa Petolicchio insegnante e persona, intervistata a TvBlog in forma totalmente inedita.

Innanzitutto grazie per aver accettato quest’intervista. Vorrei cominciare subito dal commento di una prima puntata che ha avuto un buon riscontro del pubblico. Si tratta del miglior debutto rispetto alle altre quattro edizioni. Come commenti questo risultato?

Me l’aspettavo e ti dico subito perché: siamo in continua crescita, edizione dopo edizione. Mi aspettavo che questa quinta edizione ci avrebbe dato questo tipo di soddisfazione. Anche se una vocina dentro di me diceva di essere cauta nelle previsioni, quindi di non esagerare con l’ottimismo che mi contraddistingue. Sai, quando io vedo un bicchiere a metà lo vedo sempre mezzo pieno. Il mio sesto senso da scorpioncina che difficilmente inganna mi faceva pensare positivo. Sono molto contenta, non sono rimasta delusa e secondo me cresceremo di puntata in puntata.

Non c’è il rischio di annoiare nonostante il programma sia arrivato alla quinta stagione?

Un piccolo rischio c’era. Ho pensato che magari, essendo arrivati ormai a cinque edizioni il format è bello che conosciuto, di conseguenza certe dinamiche ce le si aspetta già. Ci sono programmi che, arrivati ad un certo numero di edizioni, perdono il gusto della novità. Quindi un pensiero c’era perché sai, come c’è la parabola dell’ascesa c’è anche quella discendente. É vero che ci si aspetta un po’ quello che potrebbe accadere nelle puntata, ma i ragazzi che vengono portano le loro storie e il programma sta avendo una sua evoluzione nel tempo. Il focus si sta spostando sempre di più verso il cast dei ragazzi per far venire fuori le loro caratteristiche.

(chiede di darci del tu, ndr) Credi sia il primo ingrediente vincente per la riuscita del programma?

Per non annoiare sì. Diciamoci la verità: le lezioni, la scuola e il tempo scuola sono un canovaccio ma non sono il piatto principale in un esperimento sociale. Non può interessare più di tanto la prof Petolicchio che sciolina la sua lezione di matematica, bensì le dinamiche che accadono durante le lezioni e dunque la relazione tra il docente e il gruppo classe. I collegiali portano la loro personalità e la loro unicità di anno in anno, questo è il pizzico di ottimismo che mi fa dire: “é più difficile che un programma del genere stanchi abbastanza presto”. Chiaro è che a tirare troppo le corde, iniziano poi a logorarsi. Ma è un mio modesto parere.

Dinamiche, cast, racconto. A proposito delle tante cose che si dicono su Il collegio c’è un ‘dilemma’ che tu puoi smentirci oppure meno. Si parla del fatto che tutto quello che accade sia frutto di finzione, di un qualcosa di recitato. Cosa vuoi rispondere?

Senza tema di smentita, non esiste nessun tipo di copione né per i collegiali, né per noi docenti. Di conseguenza tutto quello che vediamo è accaduto realmente, ma non perché recitato, ma perché accaduto nella massima spontaneità. Te lo posso testimoniare, io sono lì ma non in veste di attrice ma in veste di insegnante in quanto io lo sono pure nella vita reale (insegna all’Istituto comprensivo Pontecagnano S.Antonio, in provincia di Salerno, ndr). Quindi si possono fare tutte le ricerche del caso per quanto mi riguarda e tutte le ricerche porterebbero alla stessa conclusione, nella mia vita ho fatto sempre l’insegnante, mai l’attrice – aggiunge – Se si può parlare di artefatto, l’artefatto è la post-produzione nel senso che si decide cosa montare per dare un senso narrativo alla storia. Quello che accade in puntata è effettivamente accaduto, non perché c’è un copione. Se ci fosse copione non tornerei con tanto piacere.

Magari i ragazzi arrivano più preparati rispetto a chi ha partecipato nelle prime edizioni?

Sicuramente nella prima edizione era tutto nuovo, i ragazzi erano completamente all’oscuro di tutto il contesto e di conseguenza non potevano prepararsi. Adesso i ragazzi arrivano sempre più pronti e preparati come se avessero studiato quello che è successo negli anni passati e quello che può succedere.

Esistono social come Tik Tok o Instagram che mettono gli adolescenti già di fronte ad una piccola cerchia di persone che li seguono. Queste realtà facilitano i ragazzi ad empatire di più con la telecamera? Hanno manie di protagonismo?

Nel momento in cui i ragazzi vengono scelti ai casting, giocoforza loro si sentono già personaggi. Quindi hanno già centrato un obiettivo per loro importante perché questo diventa il trampolino di lancio affinché la loro notorietà si amplifichi a livello esponenziale. Per loro l’esposizione mediatica tramite il Collegio significa un’esplosione nei social. Se lo augurano tutti i collegiali. Per quanto questi ragazzi si vogliano preparare, impostare e per quanto vogliano dare una visione di se stessi in un certo modo, le maschere poi cadono facilmente. Di conseguenza durante l’esperienza che li vedono protagonisti, alla fine vengono fuori per quello che sono. Lo noto io per prima dato che sto lì dentro.

La spontaneità è una peculiarità.

Esattamente. Una cosa importante è la scelta della classe, sebbene il lockdown abbia dato molto meno tempo a disposizione per formare la classe di quest’anno con il casting a distanza, i ragazzi mi hanno fatto pensare che ci sono tante storie da raccontare. Io le conosco tutte e abbiamo visto già qualcosa nella prima puntata.

Le registrazioni sono state fatte questa estate con il protocollo anti-covid? 

Sì e in più siamo stati praticamente in una bolla dorata. Anche la pre-produzione che di solito si faceva a Milano in presenza è slittato. Nei primi giorni di luglio per la pre-produzione non si è girato nulla, ma si è curata scrupolosamente l’organizzazione del programma. Siamo stati sottoposti immediatamente al test sierologico e al tampone appena giunti in loco per poi essere monitorati tutti ogni 14 giorni sia col sierologico, sia col tampone. Il covid non ci ha scalfito perché nessuno si poteva allontanare dal luogo di produzione e nessuno veniva meno al protocollo. Ci sono state delle ispezioni in questo senso purché ci facesse ottemperare a tutti gli obblighi. Così la produzione è riuscita ad andare fino in fondo. Siamo stati lì 40 giorni, le registrazioni sono cominciate il 12 luglio e sono finite il 15 agosto. Quelle per me sono state ferie alternative.

Ora parliamo della Professoressa Petolicchio a Il collegio: Sei entrata nel programma dalla seconda edizione e da allora fino ad oggi il web ti osanna. Come ti spieghi questo tuo successo? Ti inorgoglisce?

Mi fa molto piacere! Non posso dire il contrario. Essere aspettata, ma soprattutto essere confermata di anno in anno dalla seconda edizione come dicevi tu.

Com’era andata quando hanno scelto te per rivestire il ruolo di insegnante in un programma tv? Raccontaci.

Reagii con molto stupore. Era stato un click per caso, una mail letta tra una miriade nella casella postale. Hai presente quando te ne arrivano tante ma tu cestini?

Sì certo.

Ecco, il caso ha voluto che io non la cestinassi ma che l’aprissi. Aprendola leggo “Magnolia produzioni tv”, vidi il logo di Magnolia (la casa di produzione de Il collegio, ndr) che io conoscevo. Dissi “Ah, ma allora è una cosa seria!”. Magnolia stava facendo casting su territorio nazionale e stava cercando insegnanti. Io rientravo in certi parametri, comprese le materie. Sai quando ridi di te stesso e dici “Ma sì, che mi costa?” quindi riempo questa modulistica e la invio. Non era assolutamente scritto che io stessi inviando una candidatura per il casting di una trasmissione chiamata Il collegio, piuttosto era scritto che era volto ad eventuali collaborazioni con Rai Scuola. Scherzando tra me e me dissi che non stavo facendo nessuna grande sciocchezza, quindi invio questa candidatura. Vengo chiamata nella primavera del 2017 dall’ufficio casting e mi fu chiesto mi fossi voluta sottoporre ad un provino per una trasmissione. Mi fu chiesto se io conoscessi Il collegio, ma io dissi che non mi era capitato di vedere la trasmissione e nemmeno sentirne parlare.

L’insegnante dunque ci porta in una sfera più personale, la famiglia. Nell’ambiente dove si parla di tutto, anche di un’esperienza che sta per cambiarle la vita:

Presi tempo per capire se affrontare il provino oppure no, ne parlai in famiglia. Ci siamo visti a cena noi quattro (ho un marito e due figlie) ho raccontato di questa telefonata e sono stata invogliata ad andare. Mi dicevano “Perchè no? Sarà sicuramente un arricchimento”. Ho preso un giorno di permesso dalla scuola, ho raggiunto Milano da Salerno e mi sono presentata a questo provino. Ero contenta della resa di questo provino, quando sono tornata a casa dico che sono favorevolmente colpita dall’esperienza e da quel momento una delle due mie figlie iniziò con un tormentone: “Vedrai che ti prenderanno, vedrai!”. Io le dissi “Ma che dite? Ma quando mai! Ma non ci pensate proprio, ma mi avete vista bene?” e loro mi risposero: “Ma sì che ti abbiamo vista! Sei un soggettone!”

Come? un soggettone?

(ride, ndr) Sì! “Non si faranno scappare questa opportunità”. Io le guardavo perché si davano manforte l’una con l’altra.

Si erano proprio alleate.

Sì, ma pure mio marito le seguì a ruota. Fu veramente un teatrino e pensai “Questi qua stanno tutti impazzendo!”. Quindi la situazione rimase questa, era maggio del 2017. Ero contenta già dalle persone che ho conosciuto in Magnolia perciò è stata una bella esperienza dal primo istante.

Non hai pensato nemmeno per un istante alla paura della telecamera?

No per nulla, l’unica indicazione che mi fu data dall’addetta ai casting era quella di essere severa e mi dissero che se io non avessi pensato di me di essere severa, allora sarebbe stato meglio evitare di spendere i soldi del biglietto del treno per andare a Milano. Senza scompormi io dissi che di severità ne ho. Chiesi se avessi dovuto seguire qualche suggerimento, mi disse solo che avrei indossato solo un abito formale, da insegnante (ma io sono così negli schemi, la mia eccentricità quando viene fuori è abbastanza contenuta).

Arriva il giorno del provino, ecco cosa accadde:

L’addetta ai casting de Il collegio mi fa il provino insieme ad un’altra persona, mi mettono davanti alla telecamera, mi microfonano e mi dicono di non fare caso a quell’aggeggio. Mi presento a loro, ad un certo punto mi fermano e passiamo ad una situazione più scolastica “Pensa di stare in classe e di fare lezione“, gli chiesi se fosse il caso di scegliere l’argomento della lezione ma loro mi lasciarono libera scelta. Scelsi di fare una lezione sulle equazioni (dato che sì, sono laureata in scienze biologiche però la mia vera passione è la matematica). Mi metto a fare lezione, poi mi fermano e mi dicono che il prossimo step sarebbe stato quello di fare lezione con gli alunni, l’addetta casting mi avverte “io sarò la tua alunna“. Mamma mia, che alunna! Ma nemmeno il peggiore dei collegiali riuscì a fare quello che fece lei! Io non mi scoraggiai e riuscì a portare al termine la lezione e riuscì a portare l'”alunna” dalla mia parte.

Terminato il provino: “Io continuavo a pensare che non mi avrebbero presa – dice – ero convinta di essere andata a fare solo una bella passeggiata a Milano da sola per la prima volta“.

E poi?

Sono stata richiamata a inizio giugno, era l’ultimo giorno di scuola (nell’istituto in cui insegna, ndr) ed eravamo nel pieno degli scrutini finali. Mi dicono che il provino è piaciuto in Magnolia e quindi ha deciso di mandarlo in Rai avvisandomi però che non concorrevo in questa posizione perché oltre me c’erano altri 2 provini piaciuti all’azienda. Allorché dissi all’addetta ai casting: “Dovessi andar male, sono comunque medaglia di bronzo” lei rimase stupita di questa risposta. Di lì a poco avrebbero deciso chi scegliere fra i 3 provini. Così una settimana dopo mi chiamano e mi dicono: “Maria rosa, sei seduta? Io ti devo dare una bella notizia: sei stata scelta per Il collegio”. Io non ci credevo, era il 15 giugno e ricevo la notizia mentre ero sul posto di lavoro, di fianco a me c’era la mia collega e vede me che rido. Ho abbracciato lei stupefatta e le dicevo “Non dire niente a nessuno, però io non ce la faccio a non dirtelo. Tu lo devi sapere”.

Cercavi di realizzare ma era quasi impossibile.

No non realizzavo. Anche perché non avevo mai pensato una cosa così grande. Quando mi chiedevano qual era il mio sogno nel cassetto, io rispondevo che volevo fare solo la maestra. Nei miei giochi ero la maestra, per i miei cugini più grandi io ero la maestra: “Sì dai giochiamo, ma la maestra deve essere Maria Rosa, altrimenti non si gioca”. L’insegnamento è sempre stato parte di me. Totalmente stupita.

Una telefonata che ha cambiato tutto.

Sì! Ora sono la Petolicchio che conoscono parecchie persone (ride, ndr).

Ora ti ritrovi nei meme, sui social. Un po’ protagonista del programma, ma non ci si monterà la testa?

Assolutamente no. Ho la fortuna di essere una persona semplice. E le persone che mi conoscono e mi incontrano nel quartiere sa bene che non sono cambiata di nulla.

Quanto c’è di te come persona e come insegnante a Il collegio?

La severità è nelle mie corde, però sicuramente le situazioni che vivo nel Collegio sono situazioni diverse da quelle che vivo nelle mie classi. Con i miei alunni viene fuori tutta la mia umanità, nel collegio penso che venga fuori tra le righe. Ormai penso si sia capito una dura e severa ma dal cuore tenero. A scuola invece mi posso esprimere per quella che sono, ed io sono quella che non mortifica mai, piuttosto quella che incoraggia sempre.

Ci racconta un episodio cui su cui ci anticipa che riesce a trattenere le lacrime a stento:

Ho pianto insieme ad un alunno. Ci siamo emozionati entrambi perché lui era arrivato in prima media un po’ di anni fa con delle carenze che se ti dico enormi ti dico poco. Era completamente sfiduciato in se stesso, convinto che lui e la matematica non sarebbero mai e poi mai andati d’accordo. Lui non riusciva a capire o a digerire la materia. Bene, quando è riuscito a risolvere la sua prima divisione di livello elementare avendo il coraggio di venire a farla alla lavagna (appena si è sentito pronto per farla), lui non osava credere di esserci riuscito. Ci siamo guardati, mi sono complimentata con lui e non siamo riusciti a trattenere le lacrime. Io vivo così il mio insegnamento nel quotidiano, ma al contempo sono severa. Si dice di me che sono autorevole.

Ti ci ritrovi in questo appellativo?

Sì, io penso che senza autorevolezza ovvero far rispettare il ruolo. Chiaro è che quando mi si indispettisce di continuo è chiaro che viene fuori la ‘iena’ che è in me.

Magari perché c’è davvero passione in ciò che fai?

Sì. So che il mio è un lavoro, ma sono una passionale. Lo scorpione i piedi non se li fa pestare. Alle provocazioni io rispondo, ma alla fine anche noi docenti veniamo fuori per quelli che siamo.

I rapporti con la produzione si sono solidificati lungo le quattro edizioni in cui ha partecipato:

Quando vado via dall’aula ed incrocio gli sguardi delle persone della produzione (tra l’altro una squadra fantastica) loro mi guardano con aria benevola. Si respira un’aria famigliare. Quindi se non fosse per me un’esperienza positiva non è che ci tornerei a cuor leggero e invece ci sono tornata per quattro volte. Questo mi ha dato grande gioia, grande soddisfazione.

In conclusione dell’intervista, Maria Rosa Petolicchio ci spiega la sua “gentil cortesia“…

Quel “per gentil cortesia” non è mica una cosa legata solo a Il collegio, davvero m’appartiene! Lo possono testimoniare i miei alunni, ha avuto risonanza nazionale perché lo dico in tv. Ma i miei alunni degli anni che furono sanno che quando devo sottolineare qualcosa, la sottolineo “per gentil cortesia” perché così non si devono spingere oltre.

Grazie per questa intervista.

Nel secondo appuntamento in onda de Il collegio in onda martedì 3 novembre sarà tempo per il celebre atto del taglio dei capelli “lo state attendendo tutti” ci dice la prof sui saluti.