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III – Lo Spot

E’ con un po’ di senso di colpa che torno a scrivere questo Diario del Videomaker sempre abbozzato, mai iniziato veramente. E il senso di colpa è dovuto al fatto di non aver avuto la costanza di raccontare le evoluzioni che ha avuto il mio lavoro mentre queste avvenivano. Ora vorrei rimediare. Ci sarebbero parecchie

9 Ottobre 2005 00:25

E’ con un po’ di senso di colpa che torno a scrivere questo Diario del Videomaker sempre abbozzato, mai iniziato veramente. E il senso di colpa è dovuto al fatto di non aver avuto la costanza di raccontare le evoluzioni che ha avuto il mio lavoro mentre queste avvenivano. Ora vorrei rimediare. Ci sarebbero parecchie cose da raccontare, a dire il vero, ma è meglio iniziare dal fondo, ovvero dal lavoro che sto portando avanti in questi giorni. Si tratta di uno spot.
Per l’Adozione a Distanza.

Non so se lo vedrete mai, magari sì se capiterete a Ostia il giorno della presentazione, o se vi capiterà di cambiare canale in una rete privata del Lazio, ma sto correndo. Iiamo sostenuto l’impegno della prima giornata di riprese, e parlare del prodotto finito è ancora prematuro. Il tempo è stato inclemente, abbiamo dovuto rimandare una scena esterna abbastanza importante, e si sono sommate tutte le sfortune possibili: la vite della piastra del carrello che non è adatta – e io che non avevo messo in conto di affittare un cavalletto, ché il budget è ridotto all’osso come al solito: diciamolo pure, si lavora per la buona causa e per la gloria – e un carrello, tolte le ruote, è un cavalletto perfetto – la pioggia battente, le strade ripide e tortuose di Rocca di Papa, i bambini che piangono dopo che punti loro addosso la telecamera. La troupe è ridottissima, il sottoscritto che dovrebbe fare il regista fa anche l’operatore, e si porta addosso una Sony HDV ZX1 attrezzata con il mini-35 – quei chili che fanno sempre piacere, sulla spalla, a fine giornata – e un set di ottiche Zeiss, per simulare la resa video di una cinepresa, affittate con la solita captatio benevolentia ai signori di Technovision, Cinecittà. Mai troppo ringraziati.
Il direttore della fotografia è un ragazzo della mia età, bravo e meticoloso: capiamo subito, insieme ai due autori dello script dello spot, presenti sul set a completare l’infinitesima troupe, come si metterà la giornata. Dobbiamo girare alla combat film: scene rubate al volo, io che inizio a girare mentre lui ancora sta spostando pannelli, stativi e proiettori e mi guarda disperato. Ma poi, ecco che si arriva a casa e anche se la giornata è stata massacrante e allucinante – nemmeno un attrezzista a aiutare – non resisto, attacco il DSR e acquisisco le immagini.
E’ lì, quando le rivedi sullo schermo, quando ti danni per ogni errore e quando sorridi deliziato per ogni cosa che ti piace – e che vorresti, sempre e comunque, aver fatto meglio – e poi trovi la voglia di scriverne anche a quest’ora, mentre sai che la mattina dopo dovrai alzarti per il secondo giorno di riprese – che conosci pienamente tutta la soddisfazione di questo meraviglioso lavoro.