Home Interviste Giuseppe Cruciani: “Con Parenzo nuovo progetto nel 2022. La tv chiama i no vax per fare ascolti. A Costanzo non potevo dire no”

Giuseppe Cruciani: “Con Parenzo nuovo progetto nel 2022. La tv chiama i no vax per fare ascolti. A Costanzo non potevo dire no”

Cruciani a tutto campo: “Con Parenzo coppia perfetta, nuovo progetto nel 2022. Chiamano i no vax in tv per fare ascolti. Mauro? Lo usano per colpirmi”

pubblicato 29 Dicembre 2021 aggiornato 30 Dicembre 2021 03:32

Radio, ma anche molta televisione. Soprattutto in questo 2021, che lo ha visto solo negli ultimi mesi dividersi tra Dritto e rovescio, Tiki Taka e il Maurizio Costanzo Show. “Al pericolo di sovraesposizione ci penso continuamente”, confessa Giuseppe Cruciani a Tv Blog. “Faccio i conti con questo pensiero, ma meglio essere sovraesposti che non esistere. Almeno adesso, in questa fase. E comunque nella mia testa c’è sempre la radio al centro. La mia attenzione in quel senso è totale”.

Già, la radio, dove Cruciani si coccola La Zanzara, la sua  creatura più amata. “Dopo le turbolenze relative alla fine dell’anno scorso non ero molto fiducioso. Invece a settembre c’è stato un grande inizio. C’è un ottimo feeling tra me e Parenzo, su tutti i fronti, e questo è alla base della trasmissione. Io e David siamo una coppia perfetta. Nemmeno se uno ci si fosse messo di proposito sarebbe riuscito a creare un’alchimia simile. Siamo gli opposti che si incontrano, creiamo una miscela che alla fine ha retto, regge e reggerà alle naturali intemperie degli anni”.

La coppia potrebbe funzionare anche in tv?

La televisione è qualcosa di profondamente diverso dalla radio, ma ti annuncio che nel 2022 proveremo a fare un prodotto nuovo. Un podcast che spero vada pure in video. Sarà qualcosa di differente da La Zanzara, stiamo concordando il tutto con Il Sole 24 Ore. E’ un prodotto in costruzione, sono molto ottimista. Andrà ad aggiungersi alle cinque puntate settimanali, ma non avrà a che fare con La Zanzara. Ci cimenteremo in qualcosa di inedito.

A Radio 24 avete sdoganato personaggi e temi divenuti poi centrali nei vari talk show.

Vedo cose che inizialmente facevamo solo noi. Ormai è pieno di no vax e no green pass, chiamati solo per esigenze d’ascolto, com’è giusto che sia. Sono stati risucchiati dal piccolo schermo. Penso a Tuiach, a Bacco, per fare due esempi. Persone che abbiamo sempre intervistato a modo nostro e che in seguito sono diventate pane quotidiano di tanti talk, anche di quelli più politicamente corretti. Li ritrovo dalla Berlinguer, dalla Merlino, persino da Floris, che però cerca di puntare sui filosofi. La sua è una ulteriore posizione, ossia quella di chi non vuole troppo sporcarsi le mani. Tutte scelte legittime, ci mancherebbe.

Ci leggi una strategia?

Certamente. ‘Chiamiamo un no vax per aumentare l’ascolto, mettendolo di fronte a 3-4 persone contro di lui’. Qualche volta finisce in rissa, male che vada a insulti. Non lo dicono, ma i conduttori gongolano, lo fanno apposta. Alcuni programmi chiamano i soggetti più coloriti, altri i più stravaganti, altri ancora i professori. Alla fine però conta il risultato. Deve essere chiaro, senza ipocrisia. I no vax li chiamano tutti e lo fanno con un unico scopo: alzare la curva dello share.

Non ritieni che la loro presenza massiccia rappresenti un pericolo?

Penso che nessuno di loro faccia danni. La democrazia è tale perché accetta anche le idee più estreme. Travaglio ha ragione quando afferma che intervisterebbe persino Adolf Hitler. Dipende da come li tratti. A La Zanzara contattammo un tizio del Ku Klux Klan, o di recente uno che inneggiava al nazismo. Sono circolati più nazisti a La Zanzara che nei tribunali (sorride, ndr). Siamo meglio di Wiesenthal, ovviamente è una battuta e di questi tempi occorre specificarlo. Il nostro tono è spesso scanzonato, irridente, qualche volta feroce. Io lascio parlare le persone, ma i nostri toni sono particolari e non li trovi altrove. Sono convinto che la responsabilità sia personale, non ci deve essere un ente controllore. A un certo punto andava di moda il debunking, cioè smontare le cosiddette fake news. A mio avviso una puttanata pazzesca.

Lemme, Tuiach, Bacco, Pappalardo, ‘Il Brasiliano’, Jonghi Lavarini. Sono tutti passati prima da voi.

La Zanzara inquadra alcuni personaggi per quello che sono. Spesso sono fenomeni da operetta. Lavarini è un soggetto divertente, uno secondo me capace di raccogliere un centinaio di voti a Milano, non un pericolo per la democrazia.

Il problema sorge quando muta il contesto. Se La Zanzara disinnesca, quando questi approdano altrove vanno incontro ad una legittimazione. Sei d’accordo?

In tv non ci può essere lo stesso trattamento de La Zanzara. Quindi succede che uno come Tuiach venga ‘incoronato’, non c’è dubbio. Noi abbiamo maggiore libertà di linguaggio. Anche se devo dire che il contesto di Giletti è il migliore, è quello più dissacrante. Non è l’Arena resta uno dei prodotti migliori, è il più nuovo ed aggressivo e per La7 è un’entità strana, non appartenendo a quella cerchia cosiddetta ‘de sinistra’. Qualora se ne privassero, farebbero un errore madornale.

Impossibile non affrontare il caso di Mauro da Mantova, ascoltatore negazionista morto di covid nei giorni scorsi. Ti accusano di avergli dato spazio e, di conseguenza, di aver alimentato la causa dei no vax.

Mauro era l’esatta ricostruzione di Napalm51, il personaggio di Crozza. Viveva su internet, aveva nove telefonini per chiamare chiunque. Seguiva tutti i programmi, esclusivamente per incazzarsi. Attribuirmi con parole miserabili qualsiasi influenza sulla sua decisione di non vaccinarsi è ridicolo. Gli ho persino detto ‘è meglio che ti vaccini alla tua età’, ma non sono nessuno per dare consigli sulla salute. Di sicuro sono stato io a farlo ricoverare. Ma non lo dico, come osserva qualcuno, perché avrei la coda di paglia. Sono cretinate. L’ho fatto semplicemente per dare una mano a una persona che ne aveva bisogno. E dal giorno del ricovero ci ho pensato ogni giorno, ogni secondo. Con lui ho avuto un rapporto controverso, ci sono stati grandi litigi. Si era trasformato in un individuo ossessionato dai suoi complotti. Ormai non riusciva più a parlare, aveva la voce un po’ impastata. Sono andato a riascoltarmi i suoi interventi di diversi anni fa e quello che diceva era chiarissimo a livello radiofonico. Ultimamente non lo era più. Mauro non è stato influenzato, aveva sue personali convinzioni. Affermava che Soros e De Benedetti volessero portare gli immigrati in Italia, che gli ebrei fossero il male del mondo, che il vaccino fosse frutto del complotto delle multinazionali. Da un tema si passava all’altro, senza che nessuno potesse fermarlo. Campava di questo e, paradossalmente, il suo complottismo lo rendeva vivo.

Nell’ultima telefonata confessò di essere andato al supermercato con 38 di febbre e con la mascherina abbassata.

Non pensavo mica che ci fosse andato davvero. Solo negli ultimi giorni alcuni ragazzi mi hanno spedito i video che testimoniavano la sua reale presenza nel market. Abbiamo raccontato tutto, i nostri ascoltatori ce lo chiedevano ed era giusto farlo. Come sostiene David, probabilmente la sua tragica storia è il miglior spot per la vaccinazione.

Sei deluso per come i talk hanno ricostruito la vicenda?

Ne hanno parlato come il caso del no vax che annunciava di voler fare l’untore. Non poteva non attirare l’attenzione. E’ stato trattato in maniera normale, dando enfasi al fatto che fosse un non vaccinato. Io non do giudizi sugli altri, anche se non catalogavo Mauro tra i no vax convinti. Era un simpatico svitato, nel senso buono del termine, uno davvero convinto che Parenzo fosse il figlio segreto di Riccardo Schicchi. Andava in giro con una cartella che conteneva le foto di loro due, per metterli a confronto. Un personaggio meraviglioso, surreale, vero, ha vissuto come ha voluto vivere. Eravamo quasi all’arte pura.

Criticano la tua dedica pubblicata su Instagram. Per qualcuno sono le tipiche lacrime di coccodrillo.

Figurati se mi occupo di chi mi descrive senza sentimenti. Persone che non mi conoscono. Sticazzi. Ho scritto quel post di getto, era quello che sentivo, pensieri ed emozioni autentiche, vere. Ma chi deve sapere sa. Degli altri non mi fotte nulla.

La fotografia che viene fatta passare in queste ore è quella di un Mauro condizionato da La Zanzara. Nel senso: se non gli avessero permesso di intervenire e di diventare un personaggio, forse si sarebbe salvato.

Mauro cercava la ribalta, in qualche modo la pretendeva. Casomai è il contrario. Lo limitavamo nelle sue esuberanze. Chi segue il programma queste cose le conosce perfettamente, gli altri parlano a vanvera solo per colpirmi. Un’altra occasione per gridare ai quattro venti: ‘avete visto, questa trasmissione oscena fa pure morire le persone’. Li capisco e li compatisco. Altri ancora attaccano perché hanno risentimenti personali, ma ci sta tutto nella vita. Pure queste miserie.

Quanti di coloro che vi stanno processando conoscono il vero spirito de La Zanzara? Non hai la percezione di un affondo alla cieca?

Alcuni la conoscono e la detestano, altri prendono dieci minuti ed emettono sentenze.  E’ normale, è un mondo fatto così, soprattutto quello dei social. Basta essere indifferenti e a posto con la propria coscienza. Io lo sono al cento per cento, soprattutto sulla vicenda del povero Mauro.

Dopo questo avvenimento cambierà il vostro atteggiamento?

Perché dovrebbe? Abbiamo ospitato e continueremo ad ospitare esponenti no green pass o no vax fin quando avremo voglia di farlo, fino a quando decideremo noi di farlo. Vedi, questi giornalisti, comunicatori e similari che pretendono di scrivere i palinsesti, pretendono di escludere le persone perché a loro dire ‘sparano cazzate’. Questi signori, e anche signore, che non si capisce in base a quale cattedra ti impartiscono ogni giorno lezioni di deontologia e comportamento da tenere, insomma quelli col ditino sempre alzato, ecco quando si incazzano io provo un godimento fortissimo. Ma anche loro coltivano un pubblico, come fanno tutti. Ipocrisia vera, sono più pericolosi dei no vax.

Il giovedì sei fisso a Dritto e rovescio, dove ti confronti con interlocutori che sono praticamente sempre gli stessi. La reiterazione di determinati meccanismi non ti stanca?

Può sembrare ripetitivo, ma questa è anche la sua forza. Mi fido molto delle capacità di Paolo, Siria Magri, Marcello Vinonuovo, Sergio Bertolini e tutti quelli della squadra. Costruiscono al meglio un programma che alla fine dell’anno si conferma il più visto del prime time. E’ la mia casa naturale, il luogo preferito per determinate polemiche e scontri. Il successo è frutto di un lavoro svolto sugli ospiti, sui temi e su filoni che si fanno propri. E’ un marchio riconoscibile anche per gli ospiti che ci sono e creare una compagnia di giro è fondamentale. Poi all’interno di una stagione si affrontano diverse criticità, a partire dalla concorrenza esterna ed interna. Piazzapulita ha sfoderato il filone proficuo del fascismo con inchieste che hanno fidelizzato un pubblico importante. Formigli quando trova un nemico diventa un osso duro, ma in uno scenario di normalità la forza di Del Debbio è superiore. E’ più capace di catturare la gente comune. I due conduttori non potrebbero essere più diversi. Uno ha l’idea della missione salvifica del giornalismo, Paolo questo sacro furore non ce l’ha, è più pragmatico. E meno male.

A volte sembra persino annoiato.

A Paolo manca molto il pubblico in studio, che era una parte importante della trasmissione. Il fatto che sia rimasto in testa  negli ascolti anche senza pubblico è un merito incontestabile. Poi conta pure la programmazione di Canale 5. Quando l’ammiraglia fa grandi ascolti, Dritto e rovescio ne risente.

A Tiki Taka hai invece vissuto le due ere, passando da Pardo a Chiambretti.

E’ un programma profondamente diverso da quello a cui partecipavo prima. Piero è un maestro e con lui ho costruito un’intesa particolare. Non ci avevo mai lavorato, l’ho sempre osservato dall’esterno. Assistere alla costruzione di un programma molto pensato è un onore e un’opportunità. Chiambretti ha la trasmissione in testa fin dal martedì, è un grande lavoratore e creatore di format. Quello che vedi è tutta farina del suo sacco, col contributo di Sport Mediaset ovviamente. Ci sono margini di miglioramento, si deve migliorare. Tiki Taka attualmente fa più intrattenimento che racconto calcistico, ma era stato dichiarato fin dal principio e noi cosiddetti ‘poltroni’ ne siamo consapevoli. Non è semplice raggiungere un equilibrio.

Poi, di recente, è arrivato il Maurizio Costanzo Show.

Di fronte a Costanzo come fai a dire di no? E’ normale che in quello studio ci sia un Cruciani un po’ diverso dal solito, ogni contesto è diverso dall’altro. Tento tuttavia di non snaturarmi troppo.

Come è nata la trovata dei ‘buoni e cattivi’ alla lavagna?

E’ stata decisa all’ultimo da Costanzo, penso per ravvivare il programma. Un  giorno mi chiama e mi dice: ‘Perché non vieni con una rubrica tutta tua? Sei uno che non le manda a dire’. Ci ho pensato e ho accettato. Mi ha dato piena libertà, altrimenti non lo avrei fatto. Ci confrontiamo, ovvio, e si arriva al prodotto finale. Quando alla lavagna inserisco temi su cui lui non è d’accordo si diverte di più. Un grande. Mi ha chiesto di coinvolgere gli ospiti, insomma abbiamo affinato l’intesa puntata dopo puntata. Ad aprile mi ha chiesto di tornare e lo farò con grande entusiasmo.

Tornando a La Zanzara, possiamo sentenziare che due è il numero perfetto, perlomeno sul fronte della conduzione?

No, il numero perfetto non c’è. Pensavo di aver trovato un giusto equilibrio con l’introduzione di Alberto Gottardo, ma c’è stata un’evoluzione e sono accadute cose che non hanno consentito di mantenere questo equilibro. Pertanto, siamo tornati ad una struttura più pulita e ordinata. I mix riescono fino a quando le persone hanno stima reciproca. Se questa non c’è, le cose non possono funzionare. Poi c’è modo e modo di congedarsi, ma quello è un altro discorso.

Il sesso rimane un argomento battutissimo.

Il sesso è stato e resta una parte fondamentale. Fa parte della vita e noi raccontiamo la vita degli italiani in tutti i suoi aspetti. A La Zanzara ci sarà sempre. Qualche volta abbiamo descritto dettagli che probabilmente hanno scandalizzato e allontanato qualcuno. E di questo bisogna tenere conto.

L’azienda si è fatta sentire?

Con i vertici ho un rapporto costante. Ci siamo incontrati su alcune esigenze reciproche. Personalmente il mondo del sesso l’ho descritto e raccontato in tutti i suoi anfratti. Mi ero anche stufato. L’azienda non proibisce nulla, non è nelle sue corde. È un posto libero. Ma sentivamo tutti la necessità di cambiare passo. E ogni tanto i confini servono. Senza paletti, i paletti stessi non si riuscirebbero a superare. Ho raggiunto un compromesso sul linguaggio che in alcuni momenti era troppo esplicito senza che fosse necessario. Questo non vuol dire che non si possano affrontare fenomeni sociali come lo scambismo, la prostituzione, il Bdsm e la sottomissione.