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Giovanna Pancheri a TvBlog: “Alla conduzione porto quanto imparato in giro per il mondo. Direzione di un tg? Non sto lavorando per averla”

Corrispondente di Sky TG24, prima a Bruxelles, poi negli Usa, Giovanna Pancheri, ora alla conduzione di Start, si racconta a TvBlog.

27 Marzo 2023 14:17

Da lunedì 6 marzo Giovanna Pancheri è alla conduzione tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, su Sky TG24 di Start, il programma che dà il buongiorno ai telespettatori del canale all news informandoli a partire dalle notizie riguardanti la politica italiana. Entrata nella redazione di Sky TG24 nel 2005, corrispondente a Bruxelles dal 2009 al 2016, quando passa negli Stati Uniti per seguire prima la campagna elettorale di Donald Trump, poi il suo mandato alla Casa Bianca, dal 2021 è tornata in Italia e da vice caporedattrice ha condotto l’edizione del tg delle 20:00, in cui ha dato vita anche all’approfondimento e-Venti. Dopo le prime tre settimane alla conduzione del programma mattutino quotidiano ereditato da Roberto Inciocchi, TvBlog ha intervistato Giovanna Pancheri.

Il pubblico ti conosce come volto Sky, ma la tua prima esperienza televisiva è stata in Rai, precisamente nel 2004 a Rai Educational. Come sei arrivata ad avere questa opportunità e che ricordi hai di quella esperienza?

Mi ero laureata da poco e avevo appena finito l’esperienza come Policy Officer della Presidenza Italiana per il Forum Europeo dei Giovani. Durante l’università avevo già fatto uno stage di sei mesi a New York alle Torri Gemelle ed ero stata poi a Parigi, dove avevo lavorato all’Unesco: avevo già, quindi, un’impronta molto internazionale. Non mi ricordo come sia avvenuto il primo contatto, ma ricordo che il progetto a cui mi affidò Giovanni Minoli, allora direttore di Rai Educational, era, oltre a La storia siamo noi, un nuovo programma di medicina di Luciano Onder che stava nascendo proprio in quei mesi. Io ero alle primissime armi: facevo le fotocopie e l’agenda, però potevo imparare anche come si faceva un montaggio. È stata una grande opportunità perché mi ha permesso di lavorare al fianco di Giovanni Minoli, che mi ha insegnato come si lavora e che cos’è la precisione: non basta mai una fonte per verificare una notizia e alla base del lavoro che fai ci deve essere sempre una grande conoscenza, perché non puoi spiegare agli altri una cosa che tu non conosci approfonditamente.

Dopo la laurea in Scienze Politiche, un master e il Collegio d’Europa di Bruges, entri a Sky TG 24, dove a soli 29 anni diventi corrispondente da Bruxelles. Sono state più importanti queste esperienze o chi ha creduto in te, scommettendo in una giovane giornalista?

Entrambe le cose. Sicuramente avere questo tipo di esperienze anche internazionali e un curriculum diverso da quello degli altri ragazzi che si affacciavano al mondo del giornalismo, ha fatto sì che all’epoca io sono entrata a Sky con Maria Latella perché stava cercando per il suo programma un profilo più “skillato” sugli esteri. Sky è una realtà però in cui, se capiscono che vali, ci sono gli spazi per mandarti avanti. Dopo una sostituzione estiva al telegiornale, in cui tornai utile, agli albori della crisi economica, per la mia esperienza sugli esteri e dove riuscii quindi a mostrare il mio valore, mi trasferii al tg stabilmente, iniziando a seguire la Farnesina. Nel 2009, quando si liberò la piazza di Bruxelles, il mio direttore decise di mandarmi lì.

Emilio Carelli vide allora i tuoi meriti e ti affidò la corrispondenza da Bruxelles. Tu ti sentivi all’altezza o hai temuto di non essere pronta per quel ruolo?

Avevo già fatto un anno agli esteri al tg e quindi avevo già avuto modo di fare tanto, fra cui la conduzione in diretta in studio. Grazie al Collegio d’Europa conoscevo poi come funzionavano gli aspetti più tecnici della bolla di Bruxelles e l’esperienza del Collegio mi aveva dato anche la possibilità di avere già una mia agenda di persone che conoscevo e che lavoravano all’interno di alcune istituzioni europee.

Nel 2016 capisci che è arrivato per te il momento di lasciare Bruxelles. Arrivata negli States, una volta seguita la campagna di Trump, comprendi che la sua presidenza non si potrà raccontare da New York e ti inventi una corrispondenza “on the road”. L’idea nacque esclusivamente da te? Quali difficoltà comportò una corrispondenza di questo tipo?

Innanzitutto, secondo me, per le corrispondenze bisognerebbe fare come in diplomazia, dove al massimo si può avere una sede per due mandati, per un totale di otto anni in uno stesso posto. Il rischio altrimenti è quello di diventare troppo parte del luogo in cui sei e in particolare a Bruxelles dalla cosiddetta “Brussels bubble”, dove si parla il brussellese, un linguaggio molto europeo, e si rischia di perdere il contatto con l’Italia. Così, quando mi sono resa conto che per me era arrivato il momento di cambiare, ho trovato fortunatamente l’appoggio dell’azienda e così è partita la mia esperienza in America. L’idea della corrispondenza itinerante l’abbiamo sviluppata con la direzione e con l’azienda in generale, dato che le sedi di corrispondenza di Sky dagli Stati Uniti sono all’interno degli head quartier dei network americani. La presenza sul territorio, anche per lunghi periodi, ci permetteva di raccontare con le storie delle persone come il paese stesse cambiando tramite le riforme di Trump. Professionalmente è stata un’esperienza molto bella, ma anche molto stressante perché sei sempre con una valigia in mano e ti ritrovi a dormire in un hotel diverso ogni settimana.

Credi di aver innovato con questa tua esperienza il modo di fare corrispondenza televisiva in Italia?

No, non l’ho fatto con questa ambizione. Ho incontrato tanti colleghi bravi, di altissimo livello, che fanno bene il proprio lavoro in base alle richieste delle loro redazioni. Io ho avuto la fortuna di lavorare per un canale all news dove ci sono gli spazi per fare vedere reportage con un respiro più ampio. 

Nel 2021 sei tornata in Italia. Il ritorno era legato più a ragioni lavorative o di carattere personale?

Ho sempre pensato, da quando sono arrivata negli Stati Uniti, che avrei fatto un solo mandato presidenziale, dato che avevo fatto già undici anni all’estero. Il desiderio di tornare in Italia è diventato più forte con l’inizio della pandemia di Covid-19, non solo per ragioni personali, ovvero la necessità di avvicinarsi ai propri affetti, ma anche per mettere al servizio la professionalità che avevo acquisito andando in giro per tutto il mondo per raccontare quello che stava avvenendo nel mio paese.

Con questi undici anni già fatti all’estero, credi che si sia definitivamente conclusa la tua esperienza da corrispondente?

Come si dice, nella vita mai dire mai. Ho avuto la possibilità di fare a livello di corrispondenza esperienze talmente belle, talmente importanti e talmente storiche, dalla crisi dei debiti sovrani e al terrorismo in Europa fino alla presidenza Trump in America, che mi domando se potrei trovare nuovi stimoli. Ora, che è anche cambiata la mia vita privata, c’è il desiderio di rimanere per un po’ in Italia e cercare di fare qua il mio mestiere, grazie anche alla fiducia che mi sta dando il direttore Giuseppe De Bellis.

Con Start come ti stai trovando nei panni di conduttrice in studio di un programma del mattino, seppure sempre su una rete all news come Sky TG24?

È interessante essere ora dall’altra parte e secondo me essere stata fuori mi ha aiutata nel poter fare la conduzione da studio, perché conosco i tempi degli inviati fuori e nella mia mente so già come costruire i collegamenti. Stiamo cercando di ripensare alcune cose: nella prima parte ho già portato, quando riesco, delle interviste singole sul modello di quanto facevo con e-Venti e ogni lunedì abbiamo i sondaggi di Quorum/Youtrend sui temi di più stretta attualità politica, economica e sociale, che diventano spunto per il dibattito in studio.

Cosa ti manca dell’esperienza da corrispondente e cosa invece hai trovato di nuovo nell’esperienza da conduttrice in studio?

Dell’esperienza da corrispondente mi manca la frenesia di quando accade qualcosa e ti devi mettere immediatamente in moto per coprire la notizia: è una nostalgia dolce, una saudade. In studio hai indubbiamente il vantaggio di poterti occupare di più argomenti, perché da corrispondente ti limiti al racconto di quello che accade dove stai.

Nel novembre 2021 sei finita nel toto-nomi per la direzione del Tg1. Solo rumors o ci fu una reale interlocuzione?

No comment.

Dove ti vedi professionalmente fra cinque anni?

Qualsiasi cosa farò, sarà legata al mio lavoro: mi vedo ancora a raccontare. Ho già scritto due libri, ne sta per arrivare un terzo, che fa parte di una collana di Solferino sugli imperi, e c’è in ballo anche un altro progetto. Credo ancora nella definizione di Umberto Eco dei giornalisti come “storici del presente”, nell’essere lì dove la storia accade e nell’avere il privilegio di raccontarla agli altri, nonostante sia un periodo in cui i giornalisti non godono di una grandissima fama. Sono molto felice ora a Sky, ma, ovunque sarò fra cinque anni, cercherò di fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità.

In quell’“ovunque sarò” si può leggere anche alla direzione di un telegiornale?

Non sto al momento lavorando per arrivare a quello.