Home Interviste Garrison a TvBlog: “Basta danza, ora faccio il conduttore tv e sogno un talk show. Amici? Non ne parlerei mai male. E ci tornerei”

Garrison a TvBlog: “Basta danza, ora faccio il conduttore tv e sogno un talk show. Amici? Non ne parlerei mai male. E ci tornerei”

Garrison Rochelle racconta a TvBlog la sua nuova vita professionale: “La danza mi appassiona meno, ora voglio condurre un talk show in tv”

23 Settembre 2022 15:05

Domani, sabato 24 settembre, su Rai2 alle 17.00 andrà in onda la seconda puntata di Performer Italian Cup, la cui seconda stagione ha debuttato una settimana fa (313.000 telespettatori per il 2,89% di share). Alla conduzione insieme a Valentina Spampinato – che del format ne è anche la ideatrice e produttrice – c’è Garrison Rochelle.

Garrison, da coreografo a conduttore tv?

Alla giovane età di 67 anni ho deciso di cimentarmi in altro, cioè di dedicare più tempo al canto e alla recitazione, ma anche alla conduzione tv. Lo avevo deciso quando ho lasciato Amici, ma poi è arrivato il covid che ha massacrato e bloccato tutti. Sto facendo anche lezioni di dizione, anche se non sembra (ride, Ndr). Sono molto tenace, quando mi metto in testa qualcosa la porto avanti…

Insomma, fa sul serio.

Nei due anni di pandemia ho fatto lezioni di canto e recitazione a distanza. Poi, però, mi sono chiesto: e ora, dopo tutto questo tempo fuori dalla tv, chi mi chiama più?

E che risposta si è dato?

Il telefono squilla in continuo. Mi fa molto piacere, la gente ancora crede in me. Mi do una pacca da solo, lo so, ma il mio nome è una garanzia. Sono competente e appassionato. La danza mi ha dato tanto, non sputo nel piatto in cui ho mangiato, ma ora voglio dedicarmi al canto, alla recitazione e alla conduzione. Non a caso a marzo uscirà un film di cui sono protagonista, si intitola Un papà sotto l’albero. Canterò anche sei canzoni di Natale che ho registrato con Beppe Vessicchio.

performer italian cup

A proposito di Vessicchio, a Performer Italian Cup ha ritrovato molti colleghi con i quali aveva lavorato ad Amici. Da Grazia Di Michele a Diana Del Bufalo, passando per Raffaele Paganini e Maura Paparo…

Diana è stata mia allieva, abbiamo sempre mantenuto la nostra amicizia. Abbiamo molte cose in comune. Vessicchio è il primo ad aver creduto nella mia voce. E ogni volta che canto mando a lui e a Grazia Di Michele la registrazione, per farmi dire da loro dove posso migliorare. Un messaggio di Vessicchio mi ha illuminato: ‘il tuo problema è che pensi di essere un ballerino che canta e non un cantante’. Ha ragione. Quando canto devo mettere il cantante in primo piano. E poi Raffaele Paganini è un fratello per me, siamo molto diversi, ma abbiamo un feeling speciale. È stato molto generoso ad accettare di partecipare a Performer Italian Cup, non abbiamo dovuto discutere di compenso e soldi. Mi ha detto subito di sì.

Che cos’è Performer Italian Cup?

Un progetto creato da Valentina Spampinato in cui io credo tanto. È una competizione dei vincitori del Campionato Italiano delle Arti Performative, dove i performer non sono soltanto degli artisti, ma dei veri e propri atleti. Io mi sono sempre considerato un atleta. Quando Valentina ha creato questo format, che ha portato in 37 Paesi diversi, l’ho abbracciato in pieno. All’inizio lo abbiamo fatto itinerante in tutta Italia, poi mi ha proposto di portarlo in tv. A quel punto, visto che si parla comunque sempre di cantanti e ballerini,  ho avuto paura che fosse una cosa per andare contro Amici, dove ho lavorato per 18 anni.

E quindi?

Quindi ho chiesto a Valentina che non fosse una copia di Amici. Non avrebbe avuto senso. E infatti non lo è: non c’è nulla che lo ricordi, ballerini e cantanti sono trattati come atleti. È una nuova idea, c’è bisogno di tempo perché si consolidi, in Italia non sempre è facile. Io lo so bene, perché quando cantavo con Brian (Bullard, con cui ha fatto coppia in tv negli anni Ottanta e Novanta, Nrd) in pochi se ne accorgevano, perché ero percepito solo come un ballerino. È questione di tempo, ma con fatica e impegno, Performer Italian Cup riuscirà a trovare il suo posto in tv.

Come si giudica, dunque, come conduttore tv?

Mi do 5.

Niente sufficienza? 

Mi sono rivisto… dai, forse sono sufficiente (ride, Ndr). Ho notato soprattutto gli errori. Per esempio troppe volte mi sono coperto la faccia con la cartellina… e nessuno mi ha avvisato mentre registravamo! Mi sono incaxxato per questo! E poi sì, lo so, il mio problema è che parlo italiano troppo velocemente. E male. Ma sto migliorando. Nonostante il mio accento, riesco a comunicare. Cioè le persone mi capiscono, anche quando mi esprimo non benissimo.

In tv i posti vacanti per la conduzione sono pochi.

Lo so, i presentatori sono tanti e molti sono bravi. Io voglio essere un conduttore simpatico, con la battuta pronta, non istituzionale. E il mio sogno è di avere un giorno un talk show, tipo Ellen DeGeneres. Non sarò mai come lei… non ho mai fatto outing, perché non ho bisogno di farlo (ride, Ndr), però mi piace il suo stile semplice, il fatto che parli con i personaggi famosi come se fossero vicini di casa. Credo di avere anche io la capacità di parlare con chiunque e di qualunque cosa.

Maria De Filippi si è fatta sentire?

No, non mi ha detto niente, non so neanche se mi ha visto in questa nuova veste. Di questo programma, però, gliene avevo parlato. Lei ad Amici mi ha regalato una grande vetrina, mi ha fatto conoscere in tutti i miei lati; la rispetto e le voglio bene, ma entrambi sappiamo che io devo fare questo nuovo percorso da solo. Sono certo che un giorno mi chiamerà, quando avrà bisogno di me: ‘Cretino, cosa stai facendo?’. E io risponderò: ‘Niente, stavo aspettando la tua telefonata’ (ride, Ndr). Magari sarà lei a produrre con Fascino il mio talk show!

Intanto, a tutti gli effetti è diventato un collega di Maria. 

(ride, Ndr). Non esageriamo. Però Maria è l’esempio perfetto di una conduttrice unica. Parla poco, ma lei è la padrona di casa a tutti gli effetti. È una tigre. Con lei e con Maurizio Costanzo ho imparato tanto, ormai non ho più paura di niente. Sono molto esigenti, ma sono due geni.

A differenza di altri coreografi o insegnanti, quando è andato via da Amici mi pare non abbia mai parlato male del programma o espresso particolari critiche…

Mai fatto. Maria fa parte della mia famiglia. Ci sono momenti in cui io voglio ammazzarla e quelli in cui lei vorrebbe fare altrettanto con me. Ma ci vogliamo bene. Che senso ha parlare male di Amici? Qualcuno lo critica perché è cambiato rispetto al passato, ma invece bisogna apprezzare il coraggio di Maria di far evolvere una trasmissione così di successo. E i numeri parlano chiaro. Al pubblico piace, questo è quello che conta.

Accetterebbe di tornare ad Amici come professore?

Il mio cuore mi suggerirebbe di no. Ma se Maria mi chiamasse vorrebbe dire che ha bisogno di me. E se ha bisogno di me, io sono già là. E non per una questione di potere suo, ma perché so che quando Maria ha una cosa in testa significa che, al 99%, funziona. Ma non sto dicendo che voglio tornare, ho già fatto il docente di Amici per 18 anni!

Dal 2018 non ne fa più parte. 

Sì, una decisione presa in accordo con Maria. Sarei dovuto andare via già due anni prima. Negli ultimi tempi ero diventato acido e introverso, è stato come quando ti lasci alla fine di una lunga storia d’amore, in cui l’abitudine prende il sopravvento. Il rapporto è rimasto molto bello, qualche mese fa mi ha fatto una commovente sorpresa di compleanno negli studi di Amici, dove ero stato invitato come giudice esterno di una sfida. Un bel pensiero, a maggior ragione per chi come lei ha tante cose a cui pensare.

Ultima domanda: nella tv italiana di oggi quanto spazio ha la danza?

Beh, in passato per registrare un balletto ci impiegavamo tre giorni di lavoro, le cose oggi sono molto cambiate. In tv non c’è molto spazio per la danza e se c’è non è mai determinante. Meno male che ci sono Amici e Ballando con le stelle! Comunque il problema è che oggi ci sono troppi ballerini e poco studio. Sono molto legato all’idea del ballerino con la base di classico, ma oggi come oggi molti ballerini campano senza avere nessuna base classica. Questo significa accontentarsi, perché con la base classica hai più possibilità di lavorare e di crescere. Se io mi fossi accontentato e avessi solo ballato, sarei morto 20 anni fa. E invece io canto, recito e presento anche. E infatti ancora oggi sono sul palco.

Performer Italian Cup è firmato da Federico Moccia, Alessandro Migliaccio, Luigi Miliucci, Tommaso Martinelli e Rita Petolicchio. La produzione del format è di VS Production mentre la Produzione esecutiva è di Gruppo Eventi.