Home Interviste Gabriele Muccino: “Fare una serie è come essere un cecchino. In A Casa Tutti Bene, parlo di famiglia senza sconti” (Video)

Gabriele Muccino: “Fare una serie è come essere un cecchino. In A Casa Tutti Bene, parlo di famiglia senza sconti” (Video)

Le dichiarazioni di Gabriele Muccino a TvBlog per la sua prima serie, A Casa Tutti Bene – La Serie, in onda su Sky a dicembre.

pubblicato 25 Ottobre 2021 aggiornato 26 Ottobre 2021 00:02

Gabriele Muccino, nel corso dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, ha presentato la sua prima serie da regista, A Casa Tutti Bene – La Serie, tratta dall’omonimo film uscito nelle sale cinematografiche nel 2018.

La serie, family drama in 8 episodi con un ricco cast (tra gli altri, Laura Morante, Francesco Acquaroli, Francesco Scianna, Silvia D’Amico, Simone Liberati, Euridice Axen, Francesco Martino, Laura Adriani, Antonio Folletto, Paola Sotgiu, Valerio Aprea, Alessio Moneta, Emma Marrone, Milena Mancini), andrà in onda su Sky e su NOW a dicembre.

TvBlog ha incontrato Gabriele Muccino che ha parlato di questa sua prima esperienza con la serialità, della tematica della famiglia e anche di Emma Marrone, lanciata da lui come attrice.

Gabriele Muccino: le dichiarazioni per A Casa Tutti Bene – La Serie

Dopo 25 anni di cinema, com’è stato girare una serie?

Da un punto di vista tecnico, è stato molto facile perché, in questi anni, ho esplorato diverse industrie, diverse capacità di adattamento, per cui sono molto adattabile ai nuovi linguaggi e ai nuovi contenitori. È stato tecnicamente semplice ma è stato molto faticoso perché il tempo è poco, il tempo che la televisione ti dà a disposizione non è quello che hai di solito per fare un film, per cui tutto è “stretto”, sei un cecchino, non hai un secondo colpo per fare bene una scena, spari e se quella scena non viene bene non hai modo di rifletterci e capire dove hai sbagliato e correggerla, specialmente per come giro io… Spesso, per andare più veloce, per fare meglio, faccio dei piani sequenza o unisco moltissimo le sequenze, e ciò comporta un grandissimo sforzo coreografico da parte mia e anche degli attori però, con uno o due ciak, faccio 5-6 di minutaggio elaboratissimi, non campo-controcampo.

A distanza di tre anni dal film, la tematica della famiglia ti coinvolge ancora molto o, in questa serie, sei riuscito ad affrontarla con un po’ più di distacco?

Questa serie non ha la necessità terapeutica di risolvere i miei problemi con la mia famiglia o con la famiglia in generale! Per fortuna non ha quella necessità… Questa serie ha la necessità forte di intrattenere, parlando di famiglia senza sconti, senza edulcorare nulla, facendo una disamina severa di quanto profonde e laceranti siano le famiglie disfunzionali e cosa provochi queste disfunzioni.

La famiglia, in quanto istituzione, ne esce bene o male da questa serie?

La famiglia ne esce come ne esce l’umanità dalla sua esistenza. La famiglia ne esce con continui momenti di euforia e momenti di sofferenza, c’è la paura e c’è la gioia, c’è l’innamoramento e c’è l’abbandono, c’è la gioia di stare insieme e c’è l’insofferenza e l’inquietudine… La famiglia ne esce come un ritratto speculare di quella che poi è la società.

In futuro, hai in mente di girare altre serie o tornerai al cinema?

In futuro, è tutto aperto. Cinema, molto molto possibilmente, altre serie perché no…

Come hai fatto a scoprire le doti attoriali di Emma Marrone?

Per istinto. Io vado moltissimo ad istinto, l’avevo intuita, chiesi di incontrarci, l’ho conosciuta e fece un provino per Gli anni più belli. In questa esperienza, lei era molto più rilassata perché era già la seconda volta, era più consapevole del meccanismo nel quale si trovava. Il motivo per cui l’ho scelta è puro istinto ma io sono pieno di attori che ho incontrato, seguendo l’istinto.