Home Fuori dal coro Fuori dal coro, storia di una censura che non c’è mai stata. I motivi dello stop erano legati ai costi elevati

Fuori dal coro, storia di una censura che non c’è mai stata. I motivi dello stop erano legati ai costi elevati

Fuori dal coro tornerà l’11 gennaio. Evitato il lungo stop che, nelle intenzioni di Mediaset, era semplicemente legato al contenimento dei costi

9 Dicembre 2021 19:31

Io ritornerò, ritornerò l’11 gennaio, con la mia voce sgradevole, con le nostre inchieste che danno fastidio, perché chi non urla è complice”. Parola di Mario Giordano, che martedì 7 dicembre ha salutato gli spettatori dando appuntamento al primo martedì successivo le festività natalizie. Un rientro anticipato rispetto alle voci che erano circolate nei giorni scorsi, che volevano Fuori dal coro in pausa fino al 25 gennaio. Uno stop che avrebbe portato la trasmissione addirittura a ‘bucare’ l’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Un’interruzione subito usata dall’universo no vax e no green pass per gridare al bavaglio e alla censura, per via delle posizioni contestatrici di Giordano. In realtà, però, dietro alla paventata pausa allungata si celava solo un banalissimo contenimento dei costi da parte di Mediaset.

Fuori dal coro, infatti, è ritenuto un programma ‘impegnativo’ per quelli che sono i parametri di Rete4. Vuoi per i numerosi figuranti e attori convocati in studio per la realizzazione dei musical, vuoi per i momenti teatrali (dalle zucche spaccate ad Halloween in giù), vuoi per i servizi in esterna, vuoi per gli inviati in giro per l’Italia, Fuori dal coro risulterebbe ben più dispendioso dei vari Zona Bianca, Controcorrente, Quarta Repubblica e Dritto e rovescio.

Ad ogni modo, il talk di Giordano ha salutato ugualmente il pubblico prima degli altri, dato che Paolo Del Debbio lo farà il 16, Veronica Gentili il 19 e Nicola Porro il 20.

Se fosse andato in porto il ritorno posticipato, Mediaset avrebbe ‘risparmiato’ su due appuntamenti settimanali, sfruttando il Natale come pretesto dell’intervallo.

La concomitante sosta anticipata di Dritto e rovescio, poi pure in quel caso archiviata, probabilmente serviva semplicemente ad ‘ammorbidire’ la scelta, rendendo più omogeneo il calendario dei vari talk.
Le polemiche, scoppiate e cavalcate soprattutto sui social, hanno in seguito spinto l’azienda ad un complessivo dietrofront.

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