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Fiorella Mannoia scherza sul fake della bestemmia a Sanremo: “Adesso la sento pure io”

Fiorella Mannoia a Stasera c’è Cattelan: “Tante persone hanno pensato che io davvero bestemmiassi sul palco di Sanremo”. E conferma di voler cambiare il finale di ‘Quello che le donne non dicono’

pubblicato 29 Febbraio 2024 aggiornato 29 Febbraio 2024 10:48

Adesso la sento pure io”. Fiorella Mannoia è tornata a parlare a Stasera c’è Cattelan del caso della presunta bestemmia contenuta all’interno del brano sanremese ‘Mariposa’, buttandola sull’ironia. “Mi ha fatto ridere la cosa, non riuscivo a capire dove la sentissero sta bestemmia, onestamente. Risentivo il pezzo, poi qualcuno me lo ha spiegato”.

Un fake assoluto, che ha tuttavia preso rapidamente piede sui social nel corso della settimana del Festival, diventando inevitabilmente un tormentone. “Si possono sentire delle cose al posto di altre, ci può stare – ha proseguito la cantante – ma tante persone hanno pensato che io davvero bestemmiassi sul palco di Sanremo. Come ti può venire in mente una roba del genere?”.

La Mannoia ha quindi ribadito la volontà di modificare il finale di ‘Quello che le donne non dicono’ ad ogni esibizione, con il passaggio “ti diremo ancora un altro sì” trasformato in “ti diremo ancora un altro no”. “Non mi rappresentava più. Il testo è stato scritto nel 1987. Non si deve mai decontestualizzare le canzoni. Enrico (Ruggeri, ndr) descriveva le sue zie, sua madre, che appartenevano a quella generazione. Non ho cambiato una virgola, ma ai concerti quando il pubblico pronuncia il ‘sì’ io dico ‘attenzione, è un forse e potrebbe essere anche un no’. Quando una donna dice no, in qualsiasi vestito, condizione, situazione, è no. Punto”.

Scritto da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone, il brano venne presentato in gara all’Ariston trentasette anni fa. E proprio Ruggeri, di recente, aveva provato a soffocare la polemica in partenza. “È semplicemente un problema di consecutio temporum – commentò a Splendida Cornice è una canzone sulle speranze disattese. Il finale dice: ‘portaci delle rose, nuove cose e ti diremo ancora un altro sì’. Nel senso che non sei più quello di una volta e se tu tornassi a essere quello di una volta ti diremmo ancora un altro sì; qualora ti comportassi bene ti diremmo ancora un altro sì. Spiegarlo così sarebbe disastroso sul piano del lessico”. In altre parole, nient’altro che una sintesi di un concetto più complesso – e differente da quello inteso dalla Mannoia – imposto dalla metrica.

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