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Filippo Buccomino e il successo dello spot 892-892: “Difficile ballare con le protesi ai denti. A Carnevale la gente ancora si veste come noi”

Filippo Buccomino fu protagonista nel 2005 dello spot-tormentone della 892-892: “La gente telefonava al call center perché voleva conoscerci e chiedeva i nostri numeri. Guadagnammo bene, ma non ci cambiò la vita”

26 Maggio 2024 09:08

Che fosse un tormentone assoluto lo dimostra la presenza dei due protagonisti nel sequel di Eccezzziunale Veramente. Un cameo di pochi secondi, che però bastò per ratificarne la consacrazione. Difficile spiegare oggi i motivi della partecipazione al fianco di Diego Abatantuono di due uomini vestiti di rosso, baffuti, con la parrucca bionda e i dentoni; ancor più complicato chiarire il perché di quel jingle, ripetuto in maniera estenuante, fino alla noia.

Per capire il fenomeno occorre essere muniti di memoria e tornare con la mente al 2005, quando in tv spopolò lo spot di due improbabili ballerini, targati entrambi 892. “A Carnevale mi capita ancora adesso di vedere gente vestita come noi”, afferma a TvBlog Filippo Buccomino, che nella pubblicità condivise la scena con Marco Bebbu. “Fu una bellissima esperienza di vita e in Marco trovai un eccellente partner di lavoro”.

L’892-892 era il numero del servizio a pagamento utile a rintracciare i recapiti telefonici degli abbonati della Telecom. Eppure nulla c’entrava con quest’ultima, trattandosi di una società americana che, ben presto, dovette fare i conti con l’accusa – della stessa Telecom – di aver messo in piedi una pubblicità ingannevole.

Ma gli spot, spesse volte, godono di vita indipendente, soprattutto se riescono ad entrare nell’immaginario collettivo. “Una sera ero a ballare con mia moglie in una discoteca dove insegnavo e un conoscente ci informò dei provini in corso”, racconta Filippo. “Questa persona lavorava nel mondo delle agenzie e mi comunicò che si sarebbero dovuti eseguire diversi stili di ballo per uno spot di futura realizzazione. ‘Cosa ti costa? Dai, prova’, mi disse. E accettai”.

Classe 1973, Buccomino ha origini lucano-pugliesi, ma ha quasi sempre vissuto in Lombardia, tra Milano, Buccinasco e Limbiate, dove risiede attualmente. “Iniziai a ballare da piccolino, all’età di 10 anni. Prima il liscio, poi il ballo da sala e il boogie-woogie. In seguito frequentai scuole di jazz e tip-tap. Fino a quando dovetti interrompere tutto a causa della chiamata per il militare”.

Nonostante tutto, la passione non scemò: “Avrei dovuto partecipare al campionato del mondo di boogie-woogie e mi consentirono di saltare il giuramento. Al termine della leva mi specializzai in diversi stili di ballo dello swing, come il lindy hop e il balboa, e della salsa. Mi esibivo in spettacoli misti, di ballo e comicità”.

Nel 1994 cominciò a far coppia con Tiziana Sperzagni, divenuta anche compagna di vita e sposata sette anni dopo. I due insegnano danze jazz e caraibiche e nel 2004 hanno fondato il gruppo-spettacolo ‘Swinguys’, che li ha resi richiestissimi in Europa e nel mondo. “Abbiamo vinto per sette volte i campionati regionali ed italiani di swing e boogie-woogie e per quattro volte i campionati del mondo nella medesima specialità. Tra le tante cose, amo ricordare la partecipazione nel 2007 al campionato Jitterbug a Camp Hollywood, dove conquistammo lo Show Case e il premio speciale Rock the House”.

La svolta arrivò ad inizio millennio: “Lavoravo in un’agenzia di assicurazioni e il ballo lo vivevo come un secondo impiego. Una volta venuto a mancare mio padre feci una scelta di vita e decisi di investire sulla danza. In seguito si unì pure mia moglie. Quando nel 2007 si palesò un ridimensionamento della società di telecomunicazioni in cui lavorava, ne approfittò per licenziarsi”.

Torniamo allo spot. Ci racconti del provino.

Cercavano esclusivamente uomini ed erano stati convocati i migliori ballerini europei. Mi presentai da solo.

Quindi Bebbu lo conobbe in quell’occasione.

Sì. Una bellissima persona, di una simpatia incredibile. Con lui ci fu da subito una grande affinità. In un primo momento realizzammo delle simulazioni singole, utili ad osservare l’espressività, l’apprendimento, la capacità di improvvisazione. Successivamente crearono le coppie e finii con lui. Durante le semifinali Marco effettuò un’acrobazia e cadde con le ginocchia a terra. Si fece male, ma escogitammo qualcosa e riuscii a coprirlo con dei passi che nascosero il suo infortunio. Venne fuori una bella cosa e ci presero. In ogni caso, devo ringraziare mia moglie.

Perché?

Ai casting ad un certo punto me ne stavo per andare. Continuavano a ritardare e mi stavo rompendo le palle. Le telefonai e la avvisai: ‘Mollo tutto’. Lei mi convinse a restare: ‘Stai lì, tanto la giornata ormai l’hai persa. Cosa ti costa rimanere?’. Seguii il suo suggerimento ed ebbe ragione.

Una volta ingaggiati, crearono i personaggi.

Ci fecero indossare baffi, denti finti e parrucca. Non sapevamo nulla, fu una sorpresa per entrambi. Per trovare la formula giusta provammo infinite coreografie con Anna Rita Larghi, un mostro di bravura. Lavoravamo anche 16-20 ore al giorno nei periodi di registrazione. Dietro alla comicità dei filmati si nascondeva un grande impegno.

Quando scoprì che vi avrebbero imbruttiti come reagiste?

Non è che al naturale sia un mostro di bellezza (ride, ndr), non mi cambiava nulla. Ho sempre fatto spettacoli comici, sono abituato. Anzi, la cosa mi divertiva. Semmai il problema stava nella scomodità di ballare con delle protesi ai denti.

Il successo fu clamoroso.

La prima pubblicità andò in onda ad un mese dalle registrazioni. Ovunque andassimo l’accoglienza era pazzesca. Non lo avremmo mai potuto prevedere. Una volta, tornando con mia moglie da uno spettacolo in Puglia, trovammo dei cartelloni giganti con il mio faccione e quello di Marco. Milano era tappezzata di manifesti, c’era il marchio ‘892-892’ ovunque. La gente telefonava al call center perché voleva conoscerci e chiedeva i nostri numeri.

Realizzaste persino un rifacimento di Thriller di Michael Jackson.

Lo confezionammo di notte, ad Assago. Fu un video stupendo. Pensarono anche ad un disco, volevano farci cantare in falsetto. Alla fine non se ne fece niente.

L’ampia popolarità favorì anche la professione di ballerino, immagino.

Ci chiamavano come gruppo di ballo, ma la promozione della serata era ovviamente incentrata sulla presenza del personaggio della ‘892’. Lo spot faceva da richiamo, lo usavano come esca e qualche volta Marco si aggregò a noi. L’exploit in tv coincise con l’esplosione della ‘Swinguys’. Facemmo un importante spettacolo in Inghilterra che andò molto bene e da lì si sviluppò il nostro impegno a livello mondiale.

In precedenza aveva avuto altre esperienze televisive?

Con Tiziana partecipai a Campioni di Ballo, a La vita in diretta, ai programmi Sette per Uno e Il Duello di Jocelyn e a Ballando con le Stelle, come insegnanti esterni di Igor Cassina. Abbiamo collaborato spesso con Carolyn Smith, siamo stati special guest ai suoi eventi. Dopo il successo dello spot, invece, prendemmo parte ad Italia’s got talent, quando era ancora su Canale 5. Ci richiamarono anni dopo anche a Tu si que vales, ma rifiutammo per impegni lavorativi.

Il tormentone durò quasi un anno intero.

Restammo in onda per parecchio tempo. Poi, se non ricordo male, cambiò la proprietà dell’azienda e diminuì il budget a disposizione. Con meno soldi tentarono di fare qualcosa di diverso da noi due. Non funzionò e lo spot andò a morire. Provarono a coinvolgerci di nuovo, ma non so cosa accadde. Fatto sta che non tornammo più.

Citavamo prima il film con Abatantuono. Chi lo guarda ora e all’epoca non era nato rischia di non cogliere il senso della vostra partecipazione.

Esatto, oggi quel contesto sarebbe difficile da comprendere. Ad ogni modo, fu un’avventura meravigliosa. Per un minuto di apparizione impiegammo non so quante ore. La gente ci fermava per chiederci delle foto, come se fossimo gli attori protagonisti.

Quel picco di notorietà vi arricchì?

Guadagnammo bene, ma non ci cambiò la vita. Ci dettero una quota iniziale per i diritti d’immagine più un tot giornaliero. In otto mesi girammo per venti giornate. Però, come spiegavo prima, eravamo impegnati anche 20 ore al giorno. La gente crede che incassammo una fortuna. Non fu così, anche perché firmammo al buio, senza sapere cosa sarebbe accaduto.

Dopo la ‘892’ arrivarono altre proposte dal mondo dello spettacolo?

C’era chi pensava che siccome avevamo fatto la pubblicità e il film con Abatantuono ci avrebbero presi ovunque. Non funziona così. Si lavora tramite le agenzie e se non continui a partecipare ai provini non è facile proseguire nel mondo della televisione. Ti faccio l’esempio di Italia’s got talent: fummo selezionati perché videro i video dei nostri spettacoli su Youtube e non per via dello spot.

E’ rimasto in contatto con Marco Bebbu?

Purtroppo negli ultimi anni non l’ho più sentito. So che è di Verbania, che era andato a lavorare all’estero e che poi è rientrato in Italia.

A distanza di tanti anni le capita di essere riconosciuto?

Magari la gente che frequenta la nostra scuola si ricorda della ‘892-892’, ma ignora che uno dei due protagonisti ero io. In genere indosso cappello e occhiali e propongo un abbigliamento vintage, è difficile che mi riconoscano. La situazione più buffa, comunque, è avvenuta coi miei figli.

Cioè?

Hanno 5 e 13 anni e non sapevano niente della pubblicità. Quello di 13 lo ha scoperto una volta cresciuto e non riusciva a credere che potessi essere io. ‘Ma davvero hai fatto queste cose?’, mi ripeteva. Era contentissimo.

La ‘Swinguys Academy’ è stata fondata nel 2016. Condividere la professione con la compagna di vita è un vantaggio, oppure c’è il rischio di portare il lavoro anche a casa?

Io e mia moglie abbiamo sempre fatto tutto assieme. Non so dire se sia un bene o un male, noi ci troviamo bene. A mio avviso è meglio condividere qualcosa che avere passioni diverse. E’ un arricchimento, non un appiattimento. Certo, questo non significa non discutere. Ti vedi più spesso e succede con maggiore frequenza. Tuttavia, ritengo di debba essere bravi ad isolare il lavoro dal resto.

Quel jingle fu un vero bombardamento. Per qualcuno era diventato addirittura insopportabile.

No, dai. Era divertente. Noi comunque ci facemmo il mazzo. La lavorazione fu faticosa, ma ci permise di entrare in contatto con tanta brava gente e professionisti di spessore, dai tecnici ai registi, passando per i coreografi.