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Fabio Caressa: “Cassano, Adani, Sky Calcio Club (con e senza la Satta) e le mie telecronache emotive”

La prima parte dell’intervista esclusiva di TvBlog a Fabio Caressa: “Ero il telecronista preferito di Cassano, poi qualcosa è cambiato…”

31 Gennaio 2023 16:54

Fabio Caressa è romanista, anzi no, tiene per la Juventus, no fa il tifo per l’Inter, no, dai, è chiaramente milanista“. E così via. Ad una delle voci più popolari del calcio in tv, nonché autore del libro ‘Grazie Signore che ci hai dato il calcio‘, che effetto fa leggere frasi del genere sui social?

Sono oltre 30 anni che ho a che fare con queste accuse, che dipendono dall’emotività del momento dei tifosi. La mia stella polare è sempre stata una: con onestà e preparazione dire ciò che pensi. Una volta potrà andar bene a qualcuno, un’altra volta a qualcun altro, ma sarà sempre riconosciuta l’onestà del pensiero. Il mio modo di comunicare è molto emotivo, cerco di toccare le corde emotive delle persone, quindi può capitare qualche reazione eccessiva in chi ti ascolta, fa parte del gioco. L’importante è non modellare il proprio pensiero cercando di avere il consenso. Facciamo i giornalisti, non i politici…

Però Sky vive di abbonamenti e quindi di abbonati, soprattutto tifosi di squadre di calcio. Bisogna saper far l’equilibrista…

No, perdonami, l’errore è proprio fare l’equilibrista. Camminare sul filo è impossibile. L’importante è seguire una strada dritta, la strada della correttezza professionale e dello studio, perché bisogna sempre avere dei dati che confortino le opinioni. Se inizi a dare un colpo di qua e uno di là non sei più sincero, finisci per non dire più cosa pensi e questo si avverte. Bisogna avere un po’ di coraggio.

Dopo un anno di pausa, perché per l’entusiasmo rischi di andare sopra le righe, riprendo le telecronache di Champions o Europa League. Questa tua dichiarazione di pochi mesi fa sottintendeva una autocritica?

Sì, dopo il Mondiale del 2006 ho impiegato qualche mese per ritrovare equilibrio. Che poi è la stessa cosa che accade ai calciatori dopo una grande vittoria. Dopo aver vissuto grandissime emozioni tu naturalmente tendi a volerle riprovare nuovamente, ma in realtà va ricostruito tutto da capo. E allora mi sono fermato per un anno, ho capito che non tutte le partite possono essere una finale della Nazionale agli Europei… e ho fatto bene.

Ok, ma dopo aver raccontato la Nazionale che vince il Mondiale e la Nazionale che vince gli Europei, Fabio Caressa non si sente appagato come quei calciatori che ormai hanno vinto tutto? 

Se ogni mattina non ti svegli cercando di imparare una cosa nuova o di migliorarti, finisci di vivere la tua vita e lasci che la vita viva te stesso . Per me ogni mattina c’è un obiettivo nuovo da raggiungere.

Veniamo a Sky Calcio Club. L’esperimento Melissa Satta non ha funzionato? Da questa stagione non è più presente nel tuo programma in onda la domenica sera…

Con lei è stata una bellissima stagione, è una professionista serissima, molto preparata, si è messa sempre a disposizione della trasmissione. Per me l’esperienza è stata riuscita. Quest’anno non c’è perché ha aumentato gli impegni con Goal Deejay.

L’avevate scelta per provare ad allargare il pubblico dopo che Sky aveva perso il dominio dei diritti tv della Serie A?

La scorsa stagione ci trovavamo in una situazione del tutto nuova: non avevamo né immagini, né interviste. Al Club avevamo bisogno di addolcire un po’ il tavolo. Melissa aveva il compito di riportarci alla base, per evitare che le nostre discussioni tecniche rischiassero di diventare oziose, considerando che non avevamo le immagini.

La tua collega Alessia Tarquinio all’epoca pose sul tavolo polemicamente il tema delle presenze femminili nelle redazioni tv che si occupano di calcio e di sport.

Non voglio fare polemiche, dico solo che credo che le persone vadano scelte per la loro professionalità, capacità di comunicare e serietà. Non necessariamente per il tesserino.

Da questa stagione Sky Calcio Club ospita con più frequenza professionisti del calcio, da allenatori a dirigenti.

Il calcio sta vivendo un momento complesso in Italia. Attraverso le parole dei protagonisti – dirigenti, allenatori, manager – cerchiamo di allargarci verso la comprensione del mondo del calcio, non solo dal punto di vista tattico. L’obiettivo è cercare di capire quali strumenti usare per migliorare le cose; è un percorso di conoscenza.

Juventus penalizzata di 15 punti. Da giornalista non pensi che la vicenda sia stata sottovalutata nei mesi scorsi da Sky?

Con Sky abbiamo fatto quello che abbiamo fatto da sempre con tutti: la cronaca. Non si possono avere pareri sulle cose giuridiche, a meno che tu non sia un giurista e non abbia tutte le carte a disposizione, cosa che non ha nessuno. Le cose giuridiche si leggono e nel caso si raccontano. Il compito di Sky è quello di informare e cerchiamo di farlo con correttezza, conoscenza della notizia e controllo delle fonti. Lo abbiamo fatto anche in questo caso.

Passiamo ad Antonio Cassano…

Vai.

Partiamo dalla base: c’è un pregresso tra di voi che spieghi un rapporto, il vostro, che pare complicato?

Sapevo di essere il suo telecronista preferito, perché avevo fatto la telecronaca della partita, Bari-Inter, in cui lui segnò il primo gol in Serie A. Era il 1999.

E poi?

E poi è successo che lui non ha capito una cosa che avevo detto su Messi…. però fammi dire una cosa.

Prego.

Non ho alcuna animosità nei confronti di Cassano. Non apprezzo il suo modo di comunicare perché l’insulto non va bene e il calcio è una materia liquida e quindi bisogna accettare le opinioni degli altri. Quando ho visto quella roba di Cassano mi sono messo a ridere, mica mi sono offeso! Per fare il calciatore aveva degli strumenti clamorosi – forse, insieme a Baggio, il giocatore italiano con più tecnica – che ha sprecato. Dal punto di vista comunicativo, diciamo, ha qualche strumento in meno.

Il riferimento è al video in cui Cassano ti dà dell’incompetente perché hai detto che “Baschirotto è meglio di Skriniar. Ad un certo punto Lele Adani risponde “non di calcio” quando il collega gli chiede di cosa parli. Adani ha lavorato con te a Sky, fino a qualche tempo fa. Ti ha sorpreso la sua risposta?

No, perché Lele Adani non lavora più a Sky.

La commozione di Adani durante le telecronache dell’Argentina ai Mondiali è virale più o meno quanto il tuo storico modo di enfatizzare nome e cognome dei marcatori dei gol in Serie A o, per tornare ancora più indietro, ai tempi di Telepiù, le espressioni colorite di Josè Altafini ‘incredibile, amici, questa è la pagina 198 del Manuale del calcio’.

Quando c’erano Pizzul e Martellini la telecronaca era una, non c’era concorrenza. Con Piccinini si è creata un po’ di concorrenza e ancor di più quando sono arrivate le pay tv. La mia generazione, iniziata con Sandro, aveva un obiettivo: creare una riconoscibilità, ossia un brand personale, ma anche un brand del canale per il quale lavoravi. Così il prodotto diventa riconoscibile e quindi commercialmente più vendibile. Io ho scelto di fare una telecronaca molto emotiva. Nel 2006, per i Mondiali in Germania, sono stato il primo a finire su Youtube, con ‘Andiamo a Berlino’. Non c’erano i social, feci qualcosa come 5 milioni di download per le suonerie dei telefonini, una cosa impressionante. Avevo firmato pure un contratto con un’azienda per cui per ogni download avrei dovuto ricevere un euro… e invece niente. Ma meglio così, non avrei speculato su una cosa del genere.

A proposito di social, da qualche tempo hai deciso di investirci tempo e risorse.

Vero. E in arrivo ci sono importanti novità, a partire da Dark Side of the Ball, il primo format web che unisce lo sport alla cronaca nera.

La seconda parte dell’intervista a Fabio Caressa, con il racconto del suo rapporto con i social e del nuovo progetto che lo vedrà protagonista su Youtube arriverà in esclusiva su TvBlog giovedì 16 febbraio.