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Eurovision, quando Macron chiese l’espulsione dei Maneskin vincitori

Anche Macron chiese la squalifica dei Måneskin dalla finale di Eurovision 2021. Non con un tweet, ma con un messaggio all’inviata a Rotterdam.

10 Maggio 2022 15:23

Anche il presidente della Francia Emmanuel Macron chiese la squalifica dei Måneskin dall’Eurovision dello scorso anno: è quello che emerge – tra ricordi, spigolature, curiosità e politica – da un articolo della BBC che vuole così evidenziare il peso ‘socio-politico’ dell’ESC, ma che finisce – suo malgrado – per rinfocolare polemiche mai davvero sopite a poche ore dall’inizio della prima semifinale di Eurovision 2022.

Intanto ricordiamo i fatti: lo scorso anno la Francia accusò Damiano dei Måneskin di aver sniffato cocaina in diretta mondiale. L’accusa montò via social durante la finale e proseguì anche dopo la proclamazione della vittoria del gruppo italiano. Ricordiamo che prima del televoto a guidare la classifica c’erano Barbara Pravi, in rappresentanza della Francia, e Gjon’s Tears per la Svizzera, classificatisi poi rispettivamente al secondo e al terzo posto.

Le accuse e le proteste esplose sui social portarono l’EBU ad aprire un’inchiesta formale, risoltasi con un nulla di fatto: l’accusa non sussisteva. Il titolo di vincitori è quindi rimasto saldamente in mano ai Måneskin, ma lo storico malanimo tra cugini di qua e di là dalle Alpi ha acquisito un’ulteriore ragion d’essere. Diciamo così.

A riattizzare le polemiche, come detto, ci pensa un articolo apparso sul sito della BBC, che ha raccolto i ricordi di Stéphane Bern, commentatrice per la Francia della scorsa edizione dell’Eurovision. È lei, infatti, a ‘svelare’ che tra i tanti messaggi che le intasarono il cellulare in quella frenetica serata ce n’era anche uno del presidente Macron, piuttosto lapidario:

“Fai qualcosa, per favore”.

Non era stato l’unico membro delle istitituzioni francesi: anche il Ministro per gli Affari Europei, presente a Rotterdam, le scrisse per chiedere cosa fare e per invitarla a fare qualcosa.

“Cosa dovremmo fare? Cosa dovremmo fare? Per favore, fai qualcosa”

le scrisse il ministro. Una situazione non facile per l’inviata francese, pressata dall’alto ma oggettivamente impossibilitata a far qualsiasi cosa:

“Ma cosa avrei potuto fare? Non ero io a condurre. E non sono certo il presidente dell’Eurovision!”

Un riferimento non casuale, visto che anche la presidente dell’EBU, Delphine Ernotte, è francese: da lei, però, sono arrivate subito parole ferme e volte alla calma. La stessa Bern ricorda come la Ernotte le abbia detto che la vittoria dovesse arrivare per  merito:

“Se vittoria deve essere, deve essere per merito, non per la squalifica di chi ha conquistato il primo posto”.
Proprio per questo, ricorda l’inviata francese, non ci sono state proteste ufficiali da parte della delegazione francese.
L’episodio è stato raccontato tra i sorrisi per dimostrare quanto l’evento sia sentito in Francia e sia seguito anche da Macron, che non ne perde una edizione. E a proposito del presidente, BBC fa sapere di aver chiesto un commento all’Eliseo, ma di non aver avuto risposta.
In ogni caso non è certo l’unico politico che segue i grandi eventi musicali e televisivi: in Italia abbiamo una lunga lista di interventi e di intromissioni della politica anche sui risultati di Sanremo. L’ultima, a memoria, mi riporta a Luigi Di Maio – allora vicepremier e Ministro del Lavoro – che contestò il meccanismo di voto di Sanremo 2019 che aveva portato alla vittoria di Mahmood, giudicandolo scollato dalla realtà e troppo radical chic, mentre Matteo Salvini (allora altro vicepremier e Ministro dell’Interno) contestava la vittoria di Mahmood preferendogli Ultimo (protagonista di una indimenticabile conferenza stampa post-finale).
Curioso che appena tre anni dopo Di Maio, ora Ministro degli Esteri, non possa che fare i complimenti e in bocca al lupo a Mahmood, all’Eurovision 2022 con Blanco grazie alla vittoria a Sanremo 2022 con una votazione finale aperta al solo televoto. Confidiamo invece nella distrazione social dell’ora (solo) leader della Lega.

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