Home Dritto e rovescio Dritto e rovescio, la ‘rom opera’ di Del Debbio. Sei ore dedicate al tema in cinque puntate

Dritto e rovescio, la ‘rom opera’ di Del Debbio. Sei ore dedicate al tema in cinque puntate

Dritto e rovescio nelle ultime cinque puntate ha dedicato sei ore nette al caso dei rom e delle borseggiatrici. In tre appuntamenti il tema ha ‘coperto’ metà della durata complessiva del programma. E il Del Debbio attacca i critici

pubblicato 14 Aprile 2023 aggiornato 31 Ottobre 2023 10:17

Sei ore dedicate ai rom nelle ultime cinque puntate. Sei ore nette, nel senso che non considerano le interruzioni pubblicitarie. Il dato fa riferimento all’ultimo mese di Dritto e rovescio, talk di Rete4 che più di altri ha preso a cuore il tema delle borseggiatrici e dei campi nomadi fuori controllo.

Tutto è cominciato il 16 marzo, quando sui 180 minuti complessivi di trasmissione, l’argomento ha occupato ‘appena’ mezz’ora. Erano i giorni delle polemiche per i filmati realizzati in metropolitana dall’account ‘Milano Bella Da Dio’, con la discussione che si era diffusa a macchia d’olio anche su altri programmi. Da Striscia la notizia in giù.

Paolo Del Debbio, più di altri, ha fiutato la possibilità di trasformare la vicenda in una sorta di telenovela, di soap a puntate dove i protagonisti – sempre gli stessi – portano avanti una narrazione che puntualmente si interrompe sul più bello, per riprendere sette giorni dopo.

Eppure, proprio all’interno di Dritto e rovescio, la storia ha preso via via piede e spazio, arrivando a coprire addirittura la metà dell’intero appuntamento, come è accaduto ad esempio il 23 marzo, il 30 marzo e il 6 aprile.

Va detto che dal conteggio sono esclusi i dibattiti strettamente connessi, come il problema sicurezza, il boom degli sbarchi e l’emergenza migranti.

Giovedì 13, il computo si è riabbassato ad un’ora, a vantaggio del caso dell’orso che ha ucciso il runner 26enne in Trentino e dell’insegnante di Oristano sospesa per aver fatto recitare preghiere ai suoi alunni. Attualità più stringente che ha mangiato minuti, senza tuttavia annullare il momento rom.

C’è qualcuno che è preoccupato per il fatto che ci occupiamo di queste storie”, ha dichiarato Del Debbio, forse annusando possibili osservazioni in merito. “Le trasmissioni si caratterizzano perché hanno una linea editoriale. Se non va bene, c’è un attrezzetto che si chiama telecomando e si può guardare qualcos’altro. Non è sostenibile che si dica che non siano un problema le borseggiatrici o che non ci sia un problema nelle comunità. Io dico che c’è un problema irrisolto da trent’anni. Chi non pensa che sia un problema è pregato di andare ad abitare vicino ad un campo rom. Questo è snobismo. Sì, ci sono altre tematiche, ma noi abbiamo scelto ora di occuparci di questa cosa, perché ne abbiamo quasi l’esclusiva”.

Un’invettiva, quella del conduttore, che raccoglie anche innegabili verità. Il fenomeno rom esiste ed è diffuso. Non va minimizzato, né tantomeno liquidato con dosi di ‘benaltrismo’. Ma è la modalità di racconto a non convincere, indirizzata più verso una reiterazione di situazioni che funzionano a livello televisivo (e di ascolti) che nell’ottica di una risoluzione della faccenda. A Dritto e rovescio va in scena da settimane un interminabile duello tra pro e contro, destra e sinistra, scippatori e derubati. E poco importa se il confronto risulta usurato dalla velocità del presente. Lo spettacolo può continuare. D’altronde, come spiega Del Debbio, la soluzione sta tutta in quell’attrezzetto chiamato telecomando. Evviva.

Dritto e rovescioPaolo Del Debbio