Il Dopofestival ‘buca’ il caso Tony Effe e se ne ricorda quando se ne è andato
Al Dopofestival c’è Tony Effe, ma del caso della collana si parla solo venti minuti dopo averlo salutato. La metafora perfetta di un Cattelan sempre troppo concentrato su di sé invece che sul vero protagonista: Sanremo

Avere Tony Effe e non chiedergli dell’episodio che da almeno un’ora stava tenendo banco sui social, salvo poi ricordarsene venti minuti dopo averlo congedato. Accade al Dopofestival di Alessandro Cattelan, dove le notizie calde vengono fatte raffreddare per poi essere ‘divorate’ nel momento in cui nessuno ha più voglia di digerirle.
Del rapper romano costretto a togliersi la collana prima dell’esibizione si stava parlando prepotentemente da quando, intervenuto ai microfoni di Radio 2, il diretto interessato aveva confessato di essere “incazzato nero” per la decisione della Rai. Ma quando Tony Effe si è presentato di fronte a Cattelan, con un muso che era tutto un programma, nessuno ha osato chiedergli conto della questione. Poi qualcuno deve averlo avvisato. “Mi dicono che Tony Effe ha sbroccato in diretta a Radio 2 perché gli hanno fatto levare la collana”, ha riferito ad Ema Stokholma, l’unica ad accendere una luce sul caso più pepato di una serata praticamente priva di sussulti.
E pensare che proprio Cattelan e gli Street Clerks avevano in canna una versione-parodia di ‘Something Stupid’, con testo modificato e trasformato in un appello a Carlo Conti affinché si verificasse qualche ‘incidente’ di cui poter parlare. “Non è successo nulla, avremmo bisogno di qualcosa – ha ironizzato il padrone di casa – serve qualcosa che rompa gli schemi, cose che ti danno da parlare”.
Una beffa, ma anche la perfetta metafora di un Cattelan sempre troppo concentrato su di sé – che siano le domande da porre all’ospite di turno o la gag da mettere in campo con quest’ultimo – e troppo poco su ciò che gli ruota attorno. Una responsabilità da condividere ovviamente con il gruppo autoriale e con un parterre di giornalisti e opinionisti stranamente distratto.
L’ispirazione di questo Dopofestival è chiara e si rifà all’avventura magica e forse irripetibile di Elio e le Storie Tese del 2008, quando oltre alle polemiche (memorabile lo scontro tra Cutugno e Luzzatto Fegiz) si attuò un coinvolgimento spesso ironico e dissacrante degli artisti in gara. Una missione di fatto fallita, che conferma un trend negativo dell’appendice alla kermesse, dopo i due anni di Fiorello che, pur mettendo in piedi uno show esilarante e pimpante, peccò su ciò che dovrebbe essere la reale essenza dell’appuntamento.
In fondo basterebbe poco per fare bene: tipo guardare il Festival e prendere appunti.