Home Notizie DIALOGO COL GRASSO PER NULLA SUPERFLUO

DIALOGO COL GRASSO PER NULLA SUPERFLUO

Come si usa dire in questi casi, riceviamo e volentieri pubblichiamo. Naturalmente chiunque fosse interessato al dialogo avrà lo stesso trattamento dedicato al disponibilissimo Italo Moscati. Laddove possibile, la Redazione aggiunge link a pagine informative che contengano biografie o dati utili alla comprensione delle argomentazioni. DIALOGO COL GRASSO PER NULLA SUPERFLUO di Italo Moscati Dunque,

9 Luglio 2005 18:35

Come si usa dire in questi casi, riceviamo e volentieri pubblichiamo. Naturalmente chiunque fosse interessato al dialogo avrà lo stesso trattamento dedicato al disponibilissimo Italo Moscati. Laddove possibile, la Redazione aggiunge link a pagine informative che contengano biografie o dati utili alla comprensione delle argomentazioni.

DIALOGO COL GRASSO PER NULLA SUPERFLUO
di Italo Moscati

Dunque, dialoghiamo su VIZIATI, stroncato da Aldo Grasso sul Corriere della Sera. Conosco Aldo, allievo dell’amico Gianfranco Bettettini, da anni, da quando andava in giro con quello che scherzosamente veniva chiamato il Trio Lescano (Grasso, Francesco e il purtroppo scomparso Alberto Farassino): partecipavano ai convegni tenendo una sorta di rigido ma simpatico coretto semiologico che s’inseriva in modo curioso nel clima assembleare post-sessantottino; e da quando, successivamente, dopo parentesi da sceneggiatore con Bettettini, esordì con un civettuolo fazzoletto al collo in una rubrica di libri in Rai, sullo stile di Beniamino Placido; Placido senza fazzoletto era comunque Ben più efficace. E, infine, da quando, come critico, ha regolarmente stroncato i miei lavori, uno dopo l’altro, tranne quelli in cui, citandomi appena, lavoravano anche prestigiosi collaboratori del Corriere o amici suoi. Coincidenze.
Gli sono grato della coerenza perché stroncatura dopo stroncatura mi sono in un certo senso abituato,e non gli ho mai fatto mancare l’invio dei miei libri e ho sempre inserito i suoi libri nelle adozioni da proporre ai miei studenti (insegno cinema e tv all’università di Teramo) , libri che peraltro mi sono spesso utili per i miei scritti sulla comunicazione.
Il suo articolo su VIZIATI, dopo la seconda puntata, esordisce con un cappello sulla importanza degli archivi delle TecheRai. Si dà il caso che la direzione delle TecheRai, con la quale Grasso ha buoni rapporti visto che preso parte ad iniziative delle stesse, ha non solo collaborato volentieri a VIZIATI ma ha espresso a me e soprattutto ai dirigenti di Rai3, co-produttori, giudizi molto positivi, affermando che è confortante lavorare in una Rai in cui è ancora possibile realizzare programmi simili, per garbo ed efficacace. Mi fa piacere: tengo molto alle Teche, sia per i rapporti di lavoro e di amicizia che coltivo con loro, sia perché spero di lavorarci ancora.
Ci tengo al punto che mi sento di aggiungere qualcosa sulla questione degli archivi e alla storia della Tv, temi che sto affrontando in un apposito libro che pubblicherà Bruno Mondadori.

Grasso dice che “l’archivio non è solo un deposito ma anche un modello di lettura, una luce capace di illuminare in tutte le sue connessioni un immenso groviglio di immagini e di storia”.
Perfettamente d’accordo, nel senso gli archivi sono una luce solo se -a mio parere- si cerca una chiave di lettura di volta in volta, e non si considera per principio l’archivio complessivamente, come un oggetto capace di per sé, una sorta di monolite da “20001- Odissea nello spazio”, senza indagarci dentro con criteri individuati e comunque da verificare. Ci provo da anni con programmi come Tempo, Epoca, la Trilogia della Paura (La guerra perfetta, Maschere, Nomadi),
Cuore di Tv, Passioni nere, I Tg della Storia, Adolescenti, Il Paese Mancato…tanto per citare i più recenti. Lo faccio perché detesto la Tv tappezzeria, ovvero quella Tv che prende le immagini e le incolla a un testo steso senza documentazione visiva ristudiata e senza un’idea di racconto originale: documenti morti ,proposti da autori in coma a un pubblico da spedire nei cimiteri della nostalgia e del finto rigore. La Rai, e non solo, ha fatto tappezzeria per anni e a fa ancora. In VIZIATI, qualunque giudizio si possa con piena legittimità darne, ho fatto un’altra prova. E’ un esperimento che per ora parte della critica e soprattutto il pubblico ha mostrato di gradire, “regalando” uno share alto per la rete.

Mi permetto di far presente a Grasso ,che li ricorda, che VIZIATI ha poco o niente in comune con BLOB (una spiritosa, istruttiva linea di anticorpi quotidiana, una sorta di bollettino meteorologico del peggio e del meglio forse della Tv), con SCHEGGE (citazioni scelte come in un Almanacco dei giorni…dopo ), con SUPERVARIETA’ (abitudinario spettacolo antologico di canzoni e scenette). VIZIATI vuol essere un pamphlet, ma neanche troppo corrosivo se non alcune puntate; e cerca di contrapporre la Tv, cioè la Rai, che predica bene con esperti, psicologi, professoroni e spesso razzola male con le sue immagini, i suoi show, i suoi ospiti.

L’appuntamento, per una verifica, lo rimando alla conclusione delle sette puntate e ai quattordici capitoletti che ancora mancano. Io sono sicuro che il Grasso non è superfluo (come lo stesso Aldo invocò tempo fa rispondendo, credo, a un suo lettore), e che continuerà a stroncarmi. Sono pronto, collaudato. Il mio atteggiamento, senza scomodare Shakespeare di cui avrei pronta una citazione, assomiglia a quello del simpatico Trio Aldo, Giovanni e Giacomo che, facendo la pubblicità ad un telefonino, terminano dicendo più o meno, vado a memoria, questa battuta : così mi ricarichi, gratis. A parte un po’ di malumore, aggiungo.