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Chi l’ha visto, Sciarelli contro i “tariffari” del Caso Loris: “Non bisogna mai pagare, c’è una deontologia”

Carmela Angussa ed Antonella Panarello confermano i pagamenti e precisano: “Non è un reato”. Lo sfogo di Federica Sciarelli.

pubblicato 22 Ottobre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 09:18

Caso Loris, parenti in tv per soldi“. Ne scrivevamo alcuni giorni fa. Secondo le intercettazioni effettuate dalla Polizia di Ragusa, “i parenti di Veronica Panarello (madre del piccolo Loris Stival, ndr) avrebbero partecipato a programmi tv per soldi, oltre che per cercare di convincere l’opinione pubblica dell’innocenza della loro congiunta”. Ieri sera, mercoledì 21 ottobre, Chi l’ha visto è tornato sulla vicenda. La conduttrice Federica Sciarelli, giustamente indignata, debutta così:

“Quello che un po’ si è perso è che un bambino è stato ucciso. E’ un fatto terribile. Le indagini sono finite, è un punto fermo. La procura ha deciso che è stata la madre. Ma, oltre a parlare della mamma del piccolo Loris, Veronica, si parla anche d’altro. Si parla di soldi presi per interviste televisive, di familiari che dicono una cosa quando sono soli e un’altra quando sono davanti alle telecamere. Guardate, noi non facciamo distinzione. Noi diciamo sempre che non paghiamo, forse quelli della Rai fanno male… ma, insomma, quello che abbiamo letto in queste carte… vi dico solo questo: ci sono alcuni familiari che escono dallo studio televisivo di turno con un assegno in tasca e la cosa più terribile è che di Loris non si parla […] In queste interviste si dice l’opposto rispetto a quello che si erano detti nel segreto delle intercettazioni telefoniche. Quando si paga la testimonianza diventa falsata. Non bisogna mai pagare”.

In studio è presente anche l’avvocato Daniele Scrofani, legale del padre Davide Stival:

“Lei ha fatto riferimento alla relazione finale che ha chiuso le indagini. Effettivamente quel che salta agli occhi è una totale assenza di un cenno di umana e cristiana pietà nei confronti di questo bambino. Di tutto si parla, di Loris no. Se non in funzione di un depistaggio rispetto a quello che è lo stato attuale delle indagini ed una manipolazione forte dell’opinione pubblica. Quello che conta è che si va ad influenzare il bacino di tutta l’opinione pubblica da cui saranno estratti i giudici popolari che andranno a fare il processo alla corte di assise a Siracusa. Sono interviste concordate, si parla di necessità di tenere viva la notizia. Vi è un’immagine devastante di quella che è la genuinità dell’informazione. Quell’informazione è mirata a spostare in maniera forte e radicale quello che è l’accertamento puro di quello che è successo quel giorno”.

Quindi il giornalista Ercole Rocchetti, attraverso un servizio, ricostruisce la vicenda e ci mostra “cosa è successo attorno al piccolo Loris, un bambino”. “Ci colpisce lo scenario e soprattutto i parenti più prossimi di Veronica”, si fa riferimento alla madre Carmela Angussa e alla sorella Antonella Panarello. Ci raccontano di un’intercettazione – riporta il servizio – fra l’avvocato di Veronica e Carmela dove quest’ultima viene rimproverata per aver “parlato male della figlia in tv” e l’avvocato la invita a ritrattare in una nuova intervista. Quindi “eccola a Domenica Live“: “Io sono qua per Veronica, non per parlare male di lei. Sono qua per dire che sto con Veronica, io credo nell’innocenza di mia figlia”, dice in quell’occasione.

Vengono scovate alcune intercettazioni della conduttrice Mediaset Barbara d’Urso e di una sua giornalista con la mamma Carmela: la si invita nuovamente in trasmissione perché “sono più importanti cinque minuti di diretta che un intero processo”. Ma è il denaro, prosegue il servizio, a convincere l’Angussa: “sono molte le intercettazioni in cui autori, conduttori e giornalisti parlano di contratti e di soldi con lei ed Antonella al fine di convincerle a rilasciare interviste“. E’ stato reso noto un vero tariffario: una partecipazione vale anche tre mila cinquecento euro, altre volte due mila, altre ancora cinquecento. “Chi vi parla mai come in questa storia ha trovato le porte sbarrate quando si è trattato di contattare determinate persone, la situazione l’avevamo già intuita, denunciandola a gennaio in diretta“.

Il giornalista Angusta ha provato a chiamare i produttori e giornalisti delle trasmissioni ospitanti, i cui numeri di telefono sono agli atti: “Io non ne so nulla, non so chi le abbia passato il nostro riferimento telefonico. Le hanno dato un riferimento non corretto. Non mi risulta, non so di cosa stia trattando […] Non ne so nulla, non sono autorizzata a parlare. L’azienda parla per tutti“, rispondono. Le due donne “pagate”, invece, precisano di non aver commesso alcun reato nel parlare sotto compenso della morte del proprio nipote: “Non è un reato, considerata la mia situazione economica – dice Antonella – ho fatto tre contratti, mi impegnavo a stare con loro per la durate della trasmissione. Non era un’esclusiva, non era niente. Mi impegnavo e basta“.  “Il problema sorge quando si finisce per infangare, attraverso i soldi, le genuinità di una testimonianza“, conclude il giornalista.

Al ritorno in studio, Sciarelli precisa:

“I numeri che abbiamo fatto erano sulle carte, erano quelle persone che facevano i tariffari […] Io voglio dire una cosa ai telespettatori. Noi giornalisti abbiamo un codice deontologico. Non tutti lo sanno, ma i giornalisti non possono fare la pubblicità perché sarebbe come sfruttare la propria immagine, pena la radiazione dall’albo. Quindi quando vedete qualcuno che fa le pubblicità, quello non è un giornalista. Iacapino aveva fatto una denuncia ma non è successo nulla. Questi signori hanno preso i soldi e a noi questa situazione non piace per niente”.

Non servono ulteriori commenti.

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