Home Notizie American Gods, Bryan Fuller e Michael Green tra pressioni dei fan, il rapporto con l’autore e le religioni

American Gods, Bryan Fuller e Michael Green tra pressioni dei fan, il rapporto con l’autore e le religioni

Al Television Critics Association press tour i due showrunner della serie Starz in arrivo raccontano come volevano raccontare una religione positiva, così si sono rivolti al passato

pubblicato 3 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:45

Bryan Fuller e Michael Green, co-produttori e showrunner di American Gods, la nuova serie di Starz in arrivo a gennaio negli USA tratta dal romanzo fantasy contemporaneo di Neil Gaiman, hanno lungamente parlato del progetto al TCA (Television Critics Assotiation), tra religione, divinità, location e casting multi-razziale.

Non è solo il progetto dei sogni, ma quello per il quale mi sono sentito dire più volte “non incasinare tutto” (don’t f**k it up, ndr)

Ha commentato Green, per ribadire quanto fosse forte la pressione dei fan e non solo per la buona riuscita del progetto e soprattutto per non discostarsi troppo dal romanzo, ma “noi siamo due di questi amanti del libro, quindi è stata una sfida che vale la pena affrontare” con l’autore che ha poi assicurato che tutto quello che i fan hanno amato sulla carta lo ritroveranno nella serie. Per questo sono voluti rimanere fedeli al lavoro di Gaiman anche per quanto riguarda la scelta degli attori, uno spettro variegato di razze e etnie volutamente messo insieme per essere culturalmente fedeli alla rappresentazione anche degli dei, come ha spiegato Green:

Avevamo a che fare con la mitologia antica e con gli dei del passato e questi erano originari di determinati posti e quindi dovevano essere rappresentati i determinati modi, e questo è stata la modalità con qui abbiamo messo insieme il tutto

Bryan Fuller ha poi voluto aggiungere come abbiano voluto intenzionalmente assemblare un cast variegato, proprio per rispettare le specificità culturali incarnate dal romanzo e per fare un esempio di come non si siano focalizzati solo sul colore della pelle, ha raccontato uno scambio avuto con l’autore del romanzo:

C’è stato un caso in cui un personaggio era descritto come molto scuro di carnagione, ma abbiamo suggerito a Neil (Gaiman, ndr) il fatto che potesse essere indiano, del tipo “Oh quell’attore è nero, il personaggio deve però essere indiano anche se è descritto molto scuro di carnagione, il personaggio è decisamente indiano e abbiamo bisogno di un attore indiano.

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American Gods racconta la lotta tra vecchie e nuove divinità, tra gli dei dell’antica mitologia e i moderni miti legati ai soldi, al successo, ai media, alla tecnologia. Al centro di tutto troviamo Shadow Moon (Ricky Whittle) un ex carcerato che diventa guardia del corpo e compagno di viaggio di Mr Wednesday (Ian McShane), un truffatore sotto le cui spogli si cela una delle vecchie divinità in missione per raggruppare le truppe per l’imminente scontro.

La scelta di concentrare l’attenzione sulle vecchie divinità è arrivata dallo stesso Gaiman, come rivelato da Green, perchè voleva evitare i riferimento alle tre grandi religioni monoteiste puntando di più sui miti del passato:

Quando si usa il termine “religione” spesso la gente pensa che il passo successivo sia raccontare qualcosa di divisivo. Al contrario ciò che ha reso American Gods così amato, era proprio il fatto che parla di religione in modo inclusivo, senza escludere nessuno.

Sia Fuller che Green sono cresciuti in contesti religiosi, uno cattolico e l’altro ebraico e hanno entrambi profondo rispetto per la religione, per questo hanno voluto ribadire, usando le vecchie divinità, il valore positivo della religione in generale.

Adattare American Gods non è stato facile, ma Gaiman è stato sempre disponibile riguardo ai cambiamenti proposti da Fuller e Green, anzi spesso a sua volta li ha aiutati nello sviluppo delle storie. In particolare gli autori hanno voluto aumentare la presenza femminile, perchè “il romanzo era un pò una sagra della salsiccia” ha scherzato Fuller:

Avevamo di fronte bellissimi personaggi femminili che volevamo però espandere per adattare poi la narrazione a queste modifiche

Tra queste donne, oltre a Yetide Badaki e Emily Browining, c’è anche Gillian Anderson che interpreta Media. L’attrice ha già lavorato con Fuller in Hannibal e proprio per questo è stata subito disponibile e ha abbracciato a pieno il progetto. Anzi Fuller ha rivelato come per lei ci saranno sempre le porte aperte in qualsiasi suo nuovo progetto.

Green e Fuller non hanno avuto problemi a lavorare insieme, anche perchè uno show del genere richiede il 200% quindi non è stato tanto una divisione del lavoro, quanto un necessario raddoppio delle forze di ciascuno. Al tempo stesso si sono anche suddivisi i ruoli, quindi è capitato che potessero non essere insieme contemporaneamente a Toronto, dove la serie è stata girata. Il sodalizio tra i due è iniziato circa 10 anni fa sul set della prima stagione di Heroes dove erano entrambi sceneggiatori e dove hanno scoperto di avere molto in comune.

La speranza per i fan del romanzo ma anche per i neofiti spettatori, è che questa affinità si possa ritrovare anche all’interno della serie e che American Gods diventi quel cult come sembra, almeno sulla carta.