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Simona e le confessioni – Crederci sempre, arrendersi mai

Di questi tempi, il tema dell’aborto va decisamente di moda. E così, ecco l’ANSA che annuncia che anche Simona Ventura, in uscita con il suo libro Crederci sempre, arrendersi mai (uscita prevista nel mese di aprile per Mondadori, titolo che riprende il motto di Supersimo) ha conosciuto il dramma dell’aborto. E’ un episodio che risale

21 Marzo 2008 11:12


Simona Ventura Di questi tempi, il tema dell’aborto va decisamente di moda. E così, ecco l’ANSA che annuncia che anche Simona Ventura, in uscita con il suo libro Crederci sempre, arrendersi mai (uscita prevista nel mese di aprile per Mondadori, titolo che riprende il motto di Supersimo) ha conosciuto il dramma dell’aborto.

E’ un episodio che risale al liceo, trova una collocazione perfetta in uno scritto autobiografico e l’ANSA dice, in merito:

pochi giorni prima dell’esame di maturita’ scopri’ l’amore per la prima volta, si ritrovo’ incinta e la paura di non farcela prese la drammatica decisione.



Ora. Che la decisione sia stata drammatica è aggettivo opinabile e discutibile e connotante. Che sia difficile e sofferta, non lo si mette minimamente in dubbio.

Come, se mi concedete, non si può mettere in dubbio il fatto che sia una scelta personale (personale. Lo ripeto. E’ l’unico aggettivo che si dovrebbe abbinare alla scelta di una donna di porre fine a una gravidanza. Ovviamente, anche questa opinione è strettamente personale).

Fa un po’ specie che una conduttrice che può certamente, con il tempo – ha bisogno di quella fiducia del pubblico di RaiUno che persegue e non trova – aspirare al titolo di Nostra Signora della Tivvù, che ha inanellato successi e insuccessi riuscendo sempre e comunque a mantenersi sulla cresta dell’onda, senta il bisogno di confessarsi così, pubblicamente, con un libro.

Perché farlo? Per un intento morale? Per soddisfare i pruriti? Per catarsi da ricercare nella confessione? Non ci è dato saperlo. Ma una volta di più mi trovo a considerare che mi piacerebbe che i personaggi televisivi riuscissero a mantenere quel minimo indispensabile di riservatezza a proposito della propria vita privata. Per il resto, bastano i paparazzi, no?