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Massimo Giletti a TvBlog: La mia Arena credibile, che qualcuno avrebbe voluto chiudere, ma il pubblico ha detto di no

L’intervista di TvBlog al conduttore dell’Arena Massimo Giletti

di Hit
pubblicato 26 Settembre 2014 aggiornato 21 Gennaio 2021 17:16

Giornate febbrili queste per Massimo Giletti ed il suo staff, alla vigilia della prima puntata della nuova stagione dell’Arena. Tanto febbrili che incontriamo il giornalista di Rai1 con il regista del programma Giovanni Caccamo, mentre stanno approntando lo studio, che gli verrà consegnato agibile, solo sabato 27 settembre a neppure 24 ore dalla messa in onda del programma. Si sta lavorando quindi a vista, per questo undicesimo esordio nella domenica pomeriggio per Massimo Giletti. TvBlog ha contattato il conduttore di Rai1 proprio in quei frangenti. Ecco la nostra intervista.

Domenica riparte l’Arena condotta da Massimo Giletti per l’undicesima volta, un record. Qual è la forza di questo programma?

Credo sia la credibilità. Un programma che fa il 20,7% di media ed oltre 4 milioni di telespettatori ha la sua forza nel pubblico che lo segue. Molte interviste e molti momenti del nostro programma sono poi stati ripresi dai telegiornali. Questo vuol dire che il gruppo redazionale ha lavorato molto bene. La cosa importante di questi 11 anni di Arena, non è solo il record in se stesso, che certo rimarrà negli annali della televisione, ma quella di aver creato un gruppo completo a cui devo dire sempre grazie.
In un periodo come questo poi, in cui il talk è in difficoltà sul fronte degli ascolti, trovare 4 milioni di persone che ogni domenica ti seguono, vuol dire che hai raggiunto non solo credibilità, ma anche che ha trasmesso al pubblico la mia indipendenza. Il miglior complimento è quando incontro la gente per strada, molti mi dicono: “Noi non capiamo da che parte lei stia”, questo è un valore aggiunto innegabile..

A proposito del calo di ascolti dei talk show, temi che ci sarà un calo anche per la tua Arena ?

Invito i telespettatori a non avere la nausea dei talk show, ma a scegliere quelli più forti e credibili. Ci sono in giro clonazioni di vario genere e capisco anche il disorientamento del pubblico, che però con il telecomando ha un grande potere, lo invito quindi ad esercitarlo scegliendo i talk fatti meglio, facendo poi rimanere alla fine i migliori.

Novità in questa edizione dell’Arena ?

I difficile cambiare un prodotto che funziona. Noi ci lavoriamo tutti i giorni con grande passione ed ogni puntata, in sostanza, è diversa dall’altra . Credo che quest’anno avrò solo un politico, massimo due nel talk iniziale.

Si è molto parlato di questo fantomatico prolungamento del programma, ci sarà si o no ?

Sono decisioni che spettano ai vertici aziendali. Ne stavamo parlando proprio con Fazio l’altro giorno al telefono. Ribadivamo, parlando del momento che sta vivendo ora la televisione, che noi essendo dei dipendenti di quest’azienda, ne dobbiamo accettare le decisioni. A noi spetta lavorare, la responsabilità delle decisioni – giusto o sbagliate che siano- è di chi le avrà prese.

E nello specifico la decisione è stata presa ?

Per quanto mi riguarda non lo so, io penso solo ad andare in onda. A me non interessa il minutaggio, ma la qualità del prodotto .

Vent’anni fa il debutto alla conduzione con Mattino in famiglia su Rai2, proprio con Paola Perego, che condurrà dopo di te, con Pino Insegno, Domenica in. Com’è cambiato Massimo Giletti da quel 1994 e che ricordi hai di quella Paola Perego ?

Quell’esordio, anche se un po’ naif, era di uno che non temeva le telecamere. Poi certamente è la strada del lavoro duro che ti fa crescere. Ci vogliono anni di impegno, di sacrifici, per poi diventare leader di ascolti. Molti pensano sia un mestiere facile, ma non è cosi. E’ una semplificazione pericolosissima. Giletti in questi anni è cambiato molto, anche perchè ha avuto la fortuna di circondarsi di persone validissime, a partire da Fabio Buttarelli, che è il mio autore da sempre e Anna Maria De Nittis. Queste persone ti aiutano a maturare ed a crescere, grazie al confronto e delle volte anche allo scontro. E’ fondamentale in questo lavoro la squadra. Devi scegliere dei collaboratori che ti contrastano, che hanno idee diverse dalle tue, perchè è dal confronto da idee differenti che nascono i prodotti migliori. Se ti circondi di “lacchè” come magari qualcuno fa, non cresci ne umanamente ne professionalmente. Parlando di Paola, io amo ricordare di lei quei due anni importanti che facemmo insieme. Eravamo entrambi molto diversi da adesso. Di lei ricordo il suo bellissimo sorriso. Ora torneremo insieme, anche se virtualmente perchè saremo in due studi distanti, le farò da traino stavolta.

Rai e politica, un cordone ombelicale praticamente mai tagliato, nonostante tutto anche oggi. Dici di non aver nessun padrino politico, ma è veramente così ?

Mi avete mai visto sul palco di qualche comizio politico? Mi avete mai visto a qualche dibattito politico di qualche festa di partito ? Io non l’ho mai fatto per scelta. Lo sanno tutti in Rai che io sono un battitore libero. Sono uno che nuota da solo e che non ama toccare sponde.

Qualcuno allora si chiede come hai fatto a rimanere dove sei ?

Con i numeri dell’Auditel. Quando qualcuno ha pensato di fare magari qualche tipo di operazione, qualcun altro, saggiamente, gli ha risposto, che rinunciare a 4 milioni di ascolto, in un momento di contrazione pubblicitaria, non era una grande decisione.

Quindi mi stai dicendo che qualcuno in passato ha chiesto la chiusura dell’Arena ?

Il fatto di essere liberi e di non avere sponsor politici, certe volte non ti aiuta. Sopratutto magari quando, dopo qualche puntata del programma, qualcuno si lamenta. Qualche telefonata e qualche pressione in questi anni l’ho ricevuta, ma sono sempre andato dritto. L’altro giorno, aprendo una riunione, di fronte ad alcuni collaboratori nuovi, ho ribadito ciò che già ho detto in passato e cioè che noi siamo come “Gli ammutinati del Bounty”. Noi siamo gente che va controcorrente e l’unico nostro obbiettivo è il prodotto. Non fare il programma per cercare appoggi di qualsiasi tipo, ma fare un buon programma per vincere.

Per semplificare non volete galleggiare, ma volete nuotare

Esattamente, nuotare per vincere e non stare li per meriti diversi. Io non ho mai amato chi cerca le scorciatoie. In passato sono stato avvicinato e coccolato affinchè il programma prendesse una certa linea, però non mi sono mai prestato. Per me avere la schiena dritta è l’obbligo di un conduttore.

Hai avuto sempre i direttori di rete dalla tua parte in questi frangenti ?

Dai miei direttori io ho sempre avuto il massimo rispetto. A partire da Fabrizio Del Noce, Mauro Mazza fino a Giancarlo Leone. Da loro ho sempre sentito il massimo appoggio e di questo li ringrazio. Per un conduttore è fondamentale avere l’appoggio del proprio direttore.

Ti vediamo ogni tanto condurre delle prime serate d’intrattenimento. Qual è il vero Giletti, quello dell’Arena o quello dei varietà ?

Io penso che ognuno debba essere versatile. Già ai tempi in cui lavoravo con Minoli, facevo scoop sotto casa di Andreotti e poi magari mi occupavo di Sabrina Ferilli. Il lavoro della televisione è molto ampio.

Oltretutto hai avuto come maestro un grande della televisione e del varietà come Michele Guardì, cosa ti ha insegnato ?

A Guardì devo molto. Condurre un programma in piedi è molto diverso che condurlo da seduti. Sembra una fesseria, ma avere la padronanza della scena è fondamentale per un conduttore e questa qualità, insieme a molte altre, me l’ha insegnata Guardì. Per quel che riguarda la conduzione in piedi il migliore è Santoro.

A proposito di Santoro, ha detto che i talk hanno stufato, che ne pensi ?

La verità è una e cioè che ce ne sono troppi. L’orto è sempre più piccolo, ma aumentano gli agricoltori. I talk hanno vissuto una stagione d’oro quando c’era Berlusconi. Lo hanno in pratica cannibalizzato, parlandone anche della sua vita privata ed attirando così il grande pubblico, non solo quindi il telespettatore di settore. Ora, con l’arrivo di Renzi, che ha ottenuto il 41%, la direzione politica del paese è ormai stata segnata, quindi il grande pubblico non ha più interesse a seguire i talk show politici, che diventano giocoforza dei programmi di nicchia. Questo vuol dire che rimane il solo telespettatore di settore, che però in una serata non va oltre il 15%. Ecco quindi che Ballarò cala, inevitabilmente, con i fedelissimi di Floris, che vanno a seguirlo su La7. Il frazionamento è inevitabile.

Che ne pensi dell’esordio di Massimo Giannini a Ballarò ?

Credo che non ci si possa improvvisare conduttore televisivo. Giannini viene dalla carta stampata, vice direttore di Repubblica, ruolo certamente prestigioso. Lui è uomo di grande qualità, questo però non vuol dire che in automatico possa gestire uno studio televisivo. Il piccolo schermo è un altro mondo e la conduzione è un percorso ad ostacoli. La prima puntata è stata per certi versi “drogata” dalla presenza di Benigni e da una serata non forte su Rai1. Martedì c’era una fiction di grande ascolto sul primo, ora il Re è nudo e da quella seconda puntata in poi deve partire il giudizio del nuovo Ballarò e anche su Floris.

Ti spiace non vedere più in Rai Giovanni Minoli ?

Credo che non vederlo più in Rai sia una perdita per il servizio pubblico, ma io con Giovanni ho un conflitto d’interessi, essendo cresciuto televisivamente nel suo gruppo di lavoro. Credo che nessuno possa contestare il fatto che Mixer, sia stato uno dei programmi più importanti della storia della televisione italiana.

Tornando alle prime serate, a che punto è il progetto del tuo previsto programma di prime time per il 2015 ?

E’ un cantiere aperto. Ora stiamo pensando all’Arena, però stiamo lavorando a questo nuovo programma. Abbiamo tempo ancora 4 mesi.

Dopo l’Arena, qual è lo step successivo per la carriera di Massimo Giletti ?

Le mie più grandi soddisfazioni degli ultimi tempi sono i due speciali che ho fatto in seconda serata: uno sull’Afghanistan e l’altro sul mondo del calcio.

Ti piacerebbe fare il direttore di rete ?

Sono un uomo di prodotto ed il direttore di rete dovrebbe essere un uomo di prodotto. Per il momento però penso a fare bene il mio di prodotto e non di avere altri pensieri. Sarebbe una sfida molto interessante, ma è complicato però per i battitori liberi come me, diventare capo di una rete.

Televisione e giornalismo, chi coniuga meglio oggi le due cose in Italia ?

Michele Santoro ed Enrico Mentana, hanno in modo diverso le qualità per abbinare queste due cose.

Mi fai venire in mente una domanda, Cairo, avendoli già tutti e due, perchè secondo te ha sentito la necessità di ingaggiare anche Floris ?

Cairo punta a fare 7 serate a basso costo e Floris è un investimento. Meglio avere un giocatore in più che uno in meno.

Dammi tre parole, non necessariamente quelle della celebre canzone di Valeria Rossi, su Barbara D’Urso

Fisica, inteso che ha un rapporto epidermico con la telecamera. Teatrale, non le manca di certo la teatralità. Stakanovista, regge dei ritmi davvero forsennati.

Molto probabilmente nei primi mesi del 2015 si metterà mano alla Rai, in un modo o nell’altro. Hai una tua ricetta per la televisione pubblica ?

La Rai deve decidere una volta per tutta se vuole tornare a produrre alcuni grandi show internamente, giustificando così i suoi oltre undicimila dipendenti. Per farlo però deve darsi regole vere di gestione: velocizzarsi e sburocratizzarsi, per essere veramente competitiva nella produzione di programmi. Tornare inoltre ad investire sugli uomini di prodotto e dare loro responsabilità decisionali. Altrimenti sarà destinata, come i vecchi elefanti, a stare in piedi ma con un passo che la porterà alla lenta agonia.

Che ne pensi del piano di accorpamento delle varie testate giornalistiche Rai pensato dall’attuale direttore generale Luigi Gubitosi ?

Bisogna che ognuno ceda i propri feudi, è l’azienda che deve vincere. E’ inevitabile che i piani strategici portino a delle unificazioni. E’ una strada che va fatta con intelligenza, ma secondo me inevitabile.

Chiudiamo con un aggettivo per la tua nuova Arena

Per me ce n’è uno solo e l’ho detto prima: Credibile.

Domenica In