Home Anna Maria Tarantola e la Rai del futuro. Che fa quasi tenerezza, prima di deludere

Anna Maria Tarantola e la Rai del futuro. Che fa quasi tenerezza, prima di deludere

Intervistata dal Secolo XIXI, la Presidente Rai parla del servizio pubblico che verrà. Senza dire nulla.

pubblicato 22 Agosto 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 02:32


Anna Maria Tarantola
si è fatta le vacanze il liguria e, approfittando degli ultimi giorni di bagni e spiaggia ad Alassio, Il Secolo XIX ha intervistato la Presidente della Rai.

La quale comincia così:

«E’ ancora troppo presto per parlare di palinsesti, peraltro fissati per tutto il 2012»

Una doccia fredda per chi, come il sottoscritto, vivendo con estrema delusione e noia l’attesa per la stagione che verrà, che si preannuncia moscia come non mai, vorrebbe, invece, sentir parlare di palinstesti per il 2013. Ma va be’. Se non altro, la Presidente della Rai ha le idee chiare su quali debbano essere le linee guida del servizio pubblico.

Le solite, insomma:

  • «mettere i conti in ordine», per farlo «si interverrà su tutto»
  • interventi per rendere la Rai «più servizio pubblico»
  • «donne normali che abbiano capacità, competenze e professionalità», «che possono e devono emergere» ma «non puntando sulla bellezza»
  • in onda «molte più cose per i giovani»
  • in onda anche «cose interessanti e divertenti. Ma con dei valori»

Un elenco che fa quasi sorridere di tenerezza, se me lo consentite.

Poi la Tarantola difende Viale Mazzini:

«La Rai è meglio di come la descrivono. E ha programmi bellissimi. Alcuni su reti specializzate: Rai4, Rai5, Rai Educational, sono molto interessanti. Viene trasmessa anche l’opera»

E quindi si produce in una serie di ovvietà sul fatto che no, niente spazio alla chirurgia plastica, il cooking c’è perché le donne cucinano, la Lotteria Italia forse si farà per il 2013-1014 o forse no, e non parliamo ancora nel merito dei cachet e delle produzioni, e le fiction sono in valutazione, eccetera eccetera.

Ecco, a questo punto la tenerezza lascia spazio alla frustrazione, alla delusione, forse anche ad un certo fastidio. Perché l’intervista non dice nulla, se non veicolare i soliti proclami.

E perché i programmi non sono «cose interessanti». Sono programmi tv.

Rai 1