Home Serie Tv I Segreti di Borgo Larici, Serena Iansiti a TvBlog: “Anita Sclavi è una proto-femminista degli anni ’20, pasionaria e indipendente”

I Segreti di Borgo Larici, Serena Iansiti a TvBlog: “Anita Sclavi è una proto-femminista degli anni ’20, pasionaria e indipendente”

Tvblog intervista Serena Iansiti, protagonista femminile de I Segreti di Borgo Larici

pubblicato 21 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 10:15

Dopo false partenze e rinvii, arriva domani sera su Canale 5 I Segreti di Borgo Larici, fiction ambientata negli anni ’20 che, tra le altre cose, racconta la storia del ricco Francesco (Giulio Berruti) che si innamora della bella popolana Anita (Serena Iansiti), sfidando così le convenzioni sociali dell’epoca. Tvblog ha intervistato per voi la protagonista femminile, Serena Iansiti, che tutti ricorderete per l’ottima performance in Squadra Antimafia 4, nei panni della terribile Ilaria La Viola, cugina di Rosy Abate. Già da allora era chiaro che la Iansiti andava tenuta d’occhio, e il pubblico ora si aspetta da lei grande cose. L’attesa è finita, e scopriremo domani sera se ne è valsa la pena. Intanto, però, potete conoscere meglio sin da ora Serena, e vi assicuro che è una sorpresa continua.

Ti vedremo da questa sera nella fiction I Segreti di Borgo Larici. Cosa puoi raccontarci del tuo personaggio?

Interpreto Anita Sclavi, una giovane donna dal coraggio da vendere. Una proto-femminista che non si fa intimorire da niente e da nessuno. Le sue difficoltà sono quasi pionieristiche rispetto a quelle di oggi, in quanto l’emancipazione di Anita si sviluppa in un ambiente non proprio aperto come Borgo Larici. È un personaggio molto sfaccettato: è una maestra, “pasionaria”, indipendente, dalla battuta pronta, ma al contempo è dotata di umorismo e grande dolcezza.

C’è qualcosa che ti accomuna a Anita Sclavi e come sei riuscita ad entrare nel personaggio?

Già leggendo le prime pagine della sceneggiatura, ho trovato subito una grande empatia con questo personaggio così moderno per la sua epoca. Sotto diversi aspetti io e Anita ci assomigliamo. Entrambe abbiamo un bel caratterino deciso, siamo curiose, testarde, ma appassionate, e quello che abbiamo ce lo siamo guadagnato da sole, lavorando sodo.

I Segreti di Borgo Larici è una fiction ambientata negli anni ’20. Come ti sei preparata per questo ruolo, considerato che parliamo di un epoca molto diversa dalla nostra?

Ho riaperto un po’ i libri di storia e fatto ricerche su internet, tornando indietro negli anni in cui la Prima Guerra Mondiale era finita da poco, e si respirava una calma apparente: il fascismo era già una realtà che acquisiva sempre più potere. Nella donna, però, stava cambiando pian piano la percezione di sé, rimettendosi in gioco dal punto di vista sociale, culturale e politico. Era come se si stesse affermando una donna nuova, anche dal punto di vista della moda: non più vestiti ingombranti che ostacolavano i movimenti, ma abiti più comodi e leggeri, in cui mi sono trovata molto a mio agio… Ricordandomi di tenere sempre la schiena dritta! E poi adoro l’atmosfera di quegli anni, l’arte, gli abiti. Quando i tempi erano più dilatati e c’era solo la musica e la radio ad aleggiare nelle case.

serena-iansiti-2

La trama e le ambientazioni sembrano ricordare un po’ lo stile di una serie tv famosa: Downton Abbey. È così?

È capitato più volte che ci abbiano associato alla famosa serie inglese. Ne abbiamo in comune l’ambientazione storica – anche se c’è uno scarto di 10 anni – e il cast corale: i ricchi, i padroni, la servitù. Ma la componente italiana, storica e sociale, col mondo anglosassone ha ben poco da spartire e quindi le analogie possono essere solo di atmosfera. Essendo consapevoli di questo abbiamo evitato qualsiasi imitazione. “I segreti di Borgo Larici” è una fiction italiana, con una spiccata componente del mistery e del giallo. E poi in “Downtown Abbey” non c’è nessuna giovane maestra di borgo (ride, ndr).

C’è qualcosa in particolare che ricorderai di questa esperienza?

È stato il mio primo ruolo da protagonista in una fiction. Un’esperienza importante e molto impegnativa che credo mi abbia fatto crescere sia artisticamente che umanamente. I ritmi serrati, il caldo e gli “straordinari”, non sarebbero stati tollerabili se – insieme a tutta l’ineguagliabile troupe – non fossimo stati la squadra unita e compatta che non si è risparmiata fino alla fine, e che il nostro regista, Alessandro Capone, ha saputo dirigere con grande maestria.

Ti rivedrai in tv? E lo farai più con occhio critico o con curiosità e orgoglio?

Sono già ipercritica di mio, ma cercherò – per quanto possibile – di mettermi davanti alla tv in modalità spettatrice rilassata.

Prima de I Segreti di Borgo Larici ti abbiamo vista in Squadra Antimafia 4, con un personaggio riuscitissimo, Ilaria La Viola, che ha saputo appassionare il pubblico. Che ricordo hai di quell’esperienza lavorativa?

Squadra Antimafia 4 mi ha dato tanto: un ruolo bellissimo, per quanto negativo, la possibilità di lavorare con grandi professionisti, con cui continuo a mantenere ottimi rapporti, e il ricordo di una Sicilia gustosa e profumata.

Ti sarebbe piaciuto continuare a interpretare quel personaggio o credi che la morte sia stato il giusto epilogo per lei?

Quando mi arrivò la sceneggiatura, con le varie puntate ,sapevo già che ad Ilaria sarebbe toccata quella fine. Nonostante mi fossi affezionata molto al personaggio, che paradossalmente ha un’analogia con Anita, avendo entrambe un percorso di emancipazione, c’era da aspettarselo, spietata com’era…

serena-iansiti-3

Tu arrivi sul piccolo schermo con il ruolo di Lavinia Grimani in Centovetrine. Che ricordi conservi della soap e di quegli anni? E lasciare Centovetrine è stata una tua scelta? Avevi voglia di cimentarti in altro?

Al di là dei giudizi di merito, ho vissuto la mia prima esperienza televisiva come un laboratorio che si è rivelato utilissimo per abitare un set: mi ha dato occhio e orecchio in più per orientarmi tra luci, recitazione, inquadrature, eccetera. Pur essendomi trovata benissimo con tutti e aver lavorato in un ambiente molto professionale, ho voluto lasciare il set per un innato bisogno di cambiare, di sperimentarmi in avventure nuove. I salti nel buio fanno parte del mio mestiere!

Hai alle spalle anni di studio e preparazione, che vanno dal Centro Sperimentale a corsi impegnativi di teatro. Credi che esista comunque ancora, nel nostro Paese, una sorta di pregiudizio per chi inizia a lavorare in tv con una soap e poi vuole fare altro?

Il pregiudizio tra tv e cinema continua, nonostante ci siano attori e attrici preparatissimi che alternano, ad esempio, teatro e tv in egual misura. Per combatterlo ci vuole tanta forza di volontà, grinta e un po’ di fortuna. Spero che si cominci più a guardare l’attore in sé , per le sue capacità, piuttosto che vedere se viene da una fiction o da un film d’autore.

Quanto è difficile oggi, per un giovane attore, farsi strada in questo ambiente?

Penso che questo sia il mestiere che ti da meno sicurezze al mondo, che ti da più precarietà, ma, paradossalmente, che ti arricchisce maggiormente. Questo vale per qualsiasi attore, di qualsiasi età. Solo i pazzi, nel senso più poetico del termine, possono desiderare di volerlo fare, soprattutto in questo periodo. Se si possiede una passione smisurata, talento, voglia di studiare, di migliorare sempre e non accontentarsi, non adagiarsi e non stare mai “comodi”, allora siamo sulla buona strada. È un lavoro bellissimo, ma che ti mette a dura prova sotto tanti punti di vista, e che spesso non viene riconosciuto come dovrebbe. Conosco tanti miei coetanei che faticano a farsi largo nel mondo dello spettacolo, bravi e belli. La fortuna dovrebbe girare più spesso… Ma chi la dura la vince!

C’è un ruolo che speri di interpretare presto, in tv o al cinema?

Un ruolo sempre diverso dal precedente è la sfida che mi diverte di più! Il passaggio da Ilaria ad Anita ha premiato il mio desiderio di sperimentare ogni volta ruoli dalle caratteristiche opposte. Mi piacerebbe fosse questo il mio cammino perché mi diverte molto e mi aiuta a scoprire su me stessa sempre nuove sfumature.

Per chiudere e salutarci, cosa ti auguri per la tua carriera artistica?

Mi auguro di provare sempre la “strizza”. Prima e dopo ogni ciak.

Per l’intervista si ringrazia Katya Marletta press agent.

Foto | Ufficio stampa