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Festival di Sanremo 2012 – La Rai riunisce il cda. Fine dell’era Mazzi

Sul Corriere della Sera le indiscrezioni relative al futuro del Festival.

pubblicato 16 Febbraio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 23:21


Oggi la Rai riunirà il consiglio d’amministrazione per discutere del caso-Sanremo. Perché, se non si fosse capito, c’è un caso-Sanremo. E, anche se si parla solamente di quello, non riguarda solamente i presunti attacchi alla Chiesa di Celentano (che, certo, non avranno fatto piacere alla fervente Lorenza Lei e le avranno dato il pretesto per mandar Marano a supervisionare), ma riguarda, in maniera più allargata, una gestione allegra del Festival, che Paolo Conti, sul Corriere della Sera, definisce magistralmente una «caotica repubblica autonoma».

Fine dell’era di Gianmarco Mazzi, dunque (e di riflesso, verosimilmente, anche dell’era Lucio Presta), dal 1 marzo 2012 il Festival di Sanremo 2013 verrà sottratto – spiega Conti – a Rai1 e sottoposto alla «piena responsabilità editoriale della nuova Direzione intrattenimento diretta da Giancarlo Leone. Sanremo torna alla Rai. Addio al contratto col direttore artistico Mazzi, che scade nei prossimi giorni».

E, a quanto sembra, Leone sarebbe già al lavoro per individuare un direttore. E quindi un conduttore. Le avvisaglie di questa svolta le avevamo date ieri, quando, mentre in conferenza stampa tutti minimizzavano, vi aggiornavamo a proposito delle voci che ci giungevano da Viale Mazzini. E che parlavano di una vera e propria “interdizione” dei vertici di Rai1 – mai smentita – dal controllo editoriale sul Festival.

Foto | © TM News

Chissà se si troverà una quadra e si riuscirà a fare un Festival di Sanremo 2013 non “deficiente”. Sì, perché le carenze si sono viste anche ieri sera: l’insistita gag sul ritardo di Ivana (Ivanka) Mrazova, l’inutile onnipresenza di Belen e della Canalis (davvero inspiegabile), le difese d’ufficio a tutte le critiche, respinte al mittente, l’assenza di idee, le imbarazzanti gag fuori contesto dei Soliti idioti – personalmente, rido a stento quando li vedo nel contesto. Figuriamoci così – la goffaggine con cui si è affrontata la tematica omosessuale, come se si stesse camminando sulle uova; infine quella sgradevole sensazione di approssimazione, di show raffazzonato e tenuto insieme con lo spago. Per carità: non che qui si nutrano chissà quali speranze per il futuro.

Ma se qualcosa proprio non va, un cambiamento potrebbe anche far bene. La ricetta? Svecchiarsi, levarsi le paranoie, la spocchia, la finta rivoluzione radical chic che però fa shock, diventare un grande show. E’ possibile? Forse no.

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