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Apprescindere: il presidente dell’Odg denuncia il precariato nel giornalismo. E Mirabella fa il vate

Nel programma di RaiTre di Mirabella si parla di com’è cambiato il giornalismo in Italia

pubblicato 9 Giugno 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 05:50


La puntata di Apprescindere di questa mattina era da incorniciare, facendo rimpiangere che non si ci occupi mai di programmi simili. Dopo i sermoni vacanzieri, Michele Mirabella ha presidiato per tutta la stagione tv il mattino di RaiTre, orfano di Cominciamo Bene. E ha dimostrato che un professore fa sempre la differenza, anche in tv.

Il tema odierno era dei più metatestuali, ma affrontato con un’ottica attentamente super partes e per questo molto istruttiva: com’è cambiato il giornalismo in Italia. Paradossalmente il contributo più coraggioso, in un servizio pubblico spesso paludato e lontano dai veri problemi del Paese, lo ha offerto il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino:

“I cittadini dovrebbero sapere che l’informazione in questo paese è gestita da signori che hanno interessi e usano l’informazione per lucrare vantaggi in altri settori delle loro attività. Se sapessero che ci sono giornalisti pagati a 50 centesimi lordi a pezzo, e parlo di giornalisti professionisti… E’ possibile perché gli editori – con una disinvoltura intollerabile – riescono a fare quello che vogliono. Tra gli editori ci sono ladri di sogni che rubano ai cittadini la verità. E quindi non parliamo più di un giornalista libero, ma permanentemente tenuto sotto ricatto. Questo precariato, in tutti i settori di attività e anche il nostro, diventa una sorta di gambizzazione permanente a tutti livelli, non solo quello psicologico. Con rispetto per la categoria, provocatoriamente ho già detto che se noi adottassimo il parametro Colf le retribuzioni sarebbero quadruplicate. E’ confortante che molti giovani vogliano fare i giornalisti, ma amaramente devono fare i conti con questa realtà che mette a rischio la qualità dell’informazione, anche se è difficile dire a un giovane che vuole fare questo mestiere di cambiare idea. Alcuni giornali nelle scuole sono di grandi qualità”.

Tra citazioni di esempi illustri (Montanelli tra gli altri) e una sapiente linea guida di racconto, Apprescindere dimostra la rara preziosità di una scrittura autorale colta, rafforzata dall’inestimabile bagaglio accademico del presentatore. Pensate solo al monologo introduttivo di Mirabella, un vero e proprio gioiellino dialettico che non è ostentazione nozionistica, ma denuncia una padronanza autentica:

mirabella apprescindere

“Proveremo a comprendere quale aria tiri per chi ama fare il giornalista d’inchiesta e quanto sia cambiata la figura del giornalista della carta stampata, come amano definirsi quelli che appartengono alla galassia Guttenberg. Oggi, nell’era della rete e dei salotti televisivi”.

Metafora dell’intera puntata un frullatore, quasi una risposta inconsapevole a quello che “distruggeva Bevilacqua”, una settimana fa a Uno Mattina Estate Weekend. Il vate Mirabella gli imprime velocità diverse, a simboleggiare i vari stili giornalistici più o meno posati. All’improvviso lo spegne, affermando genialmente:

“Ecco, questo è il potere”.

Il tema odierno diventa anche il modo per ripercorrere le vicende di attualità che fanno più clamore, ma rileggendole nell’ottica di giudizio del cronista. Dagli appalti al calcio scommesse, passando per la psicosi dei cetrioli, è soprattutto il caso di Avetrana oggetto di riflessione, per aver “peggiorato la qualità dell’informazione”. Senza, per una volta, la polemica di chi vorrebbe parlarne per fare ascolti e non può, Apprescindere affronta l’argomento con grande onestà intellettuale.

A dare il suo contributo è anche Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della Sera, che ribadisce l’importanza delle carte processuali per poter fare corretta informazione. E difende la carta stampata, in merito alla recente previsione dell’ultima copia del New York Times stimata nel 2043:

“Non trovo positiva la scomparsa della carta. Internet rimane uno degli strumenti, non può essere sostituivo. Leggere sul computer dà un impatto diverso. Tanto io nel 2043 non ci sarò più”.

E qui Mirabella risponde a tono da buon professore:

“Prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, i libri erano molto costosi. In poco più di cinque secoli vedremmo il declino carta stampata. Forse se ne avvantaggeranno i boschi, se vogliamo almeno un lato positivo”.

A qualcuno non piacerà l’eccessivo didascalismo di un maestro che parrebbe aver fatto il suo tempo. Ma, a sentire il suo eloquio e la varietà del suo vocabolario, capisci quanti cosiddetti conduttori giovani dovrebbero prendere ripetizioni da Mirabella. Quantomeno per onorare il rapporto di fiducia col proprio sgrammaticato pubblico.