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Pino Insegno a TvBlog: Reazione a catena, l’amicizia con Mauro Mazza, il doppiaggio ed il teatro, fino alla voglia di fiction

Riparte il game show preserale della prima rete del servizio pubblico radiotelevisivo “Reazione a catena”, che quest’anno inizia la sua cavalcata prima, precisamente già domani sera 27 maggio e va avanti fino alla fine di settembre-primi di ottobre.

di Hit
pubblicato 26 Maggio 2013 aggiornato 21 Gennaio 2021 16:47

Al timone per la quarta volta ci sarà, come da noi anticipato mesi fa Pino Insegno, che oggi ci racconta il suo quarto “debutto” in questo programma televisivo. Non solo, parliamo con lui anche del ventilato rischio di non essere più il conduttore di questo programma, della sua amicizia con Mauro Mazza, ma anche di cinema, di doppiaggio, teatro e tanto altro ancora. Buona lettura.

Riparti domani con Reazione a catena per la quarta volta, quali sono i segreti del successo di questo programma e ci saranno delle novità nel meccanismo ?

Il segreto del successo di questo programma è che è scritto benissimo, si tratta solo di interpretarlo al meglio. Il programma è un valore aggiunto per quel che mi riguarda, come posso essere io il valore aggiunto alla trasmissione. Insieme riusciamo a fare dei bellissimi numeri, partendo da una struttura drammaturgica ottima. Devo dire che Tonino Quinti e Stefano Santucci, sono autori con l’A maiuscola che mi hanno preso sotto braccio, aiutandomi moltissimo ad entrare nella struttura della trasmissione. Venivo già da una bellissima esperienza che era il game show “Il mercante in fiera” (su Italia1, ndr) che mi aveva già abituato a far diventare protagonisti il gioco ed i concorrenti e fare un passo indietro io. Fra le novità di quest’anno posso dire che c’è una maggiore praticità, oltre ad una maggiore confidenza da parte mia con il programma, ora si tratta solo di ricominciare come se fosse la prima puntata, con l’entusiasmo e le novità che una prima puntata di un programma porta con sé.

Si parlava di una conduzione per Enrico Papi quest’anno, mai avuto davvero paura di perdere questo programma ?

La paura di perderlo c’è stata per un attimo e forse anche ingiustificata. Perché dopo tre anni che tu conduci con grande successo qualcosa, non ti aspetti che ci siano dubbi sulla conduzione, visto che il successo del programma è stato in crescendo. C’è stato solo un attimo in cui ho avuto paura di perdere la conduzione, ma ho sempre detto che le chiacchiere sono sempre tante, poi però in Rai ci sono sempre più persone intelligenti delle chiacchiere che circolano. E’ un po’ come quando in estate girano notizie di calcio mercato e gossip, che alimentano solo il chiacchiericcio senza alcun fondamento di verità. L’unica cosa che veramente mi dispiaceva è che ho sempre fatto il mio lavoro in maniera sempre molto attenta e professionale e soprattutto non ho mai sbagliato, è successo quasi un niente, rispetto a oltre 1700 puntate di programmi fatti in televisione da quando ho iniziato.

Non pensi che sia comunque legittimo per un direttore di rete decidere di cambiare il conduttore di un programma ?

Assolutamente si, come di un allenatore decidere di mettere in campo un’altra persona se è più in forma di un’altra. La cosa deve essere dettata però solo da un giudizio artistico ed oggettivo, non solamente da una soggettività. E’ nel suo pieno diritto cambiare le conduzioni come i programmi, in base alla linea editoriale che vuole dare alla sua rete.

Me lo dicono tutti, lo metti fra i programmi riusciti o fra quelli non riusciti ?

Il programma non era il mio. Se tu pensi che quella trasmissione aveva 38 minuti di conduzione e un ora e mezza di filmati, in quel programma la conduzione aveva il 30% di peso rispetto al programma. Io sono stato chiamato a condurlo e devo dire che quando è andato il sabato sera ha dato pure del filo da torcere a Italia’s got talent. Nella prima parte del suo percorso è stato un programma fortunato, poi nella seconda edizione non ha funzionato, soprattutto io credo per la collocazione infelice del mercoledì sera.

Molti dicevano che tu lavorassi a Rai1 solo perché amico di Mauro Mazza, il precedente direttore di rete. Come vivevi quelle affermazioni e com’è il rapporto con l’attuale direttore Giancarlo Leone ?

Il rapporto con Leone è sempre stato ottimo dai tempi in cui dirigeva Rai Cinema, ci siamo incontrati e testimoniati la stima in diverse occasioni, prima ancora che lui diventasse direttore di Rai1. Ricordo per esempio che quando lui stava a Rai Cinema, ebbi dei complimenti da parte sua per un mio doppiaggio di uno film prodotto dalla struttura cinema della Rai. Per quel che riguarda il mio rapporto con Mauro Mazza, io sono e sarò sempre suo amico, ma come io sono amico di Luca Tiraboschi, di Giorgio Gori, come ero amico di Brando Giordani: tutti direttori di rete che hanno fatto parte della mia vita artistica. La “critica” sarebbe stata giustificata se io non avessi avuto nessuna professionalità nel mio passato e fossi sceso a Rai1 a condurre solo perché amico di Mauro Mazza, allora la critica sarebbe stata giusta, ma Pino Insegno aveva una storia professionale pregressa abbastanza ampia, sia come conduttore che come comico. C’era una storia artistica che parlava, prima di questa amicizia. Ovviamente poi quando incontri nella tua vita artistica una persona che ti ha sempre stimato, che è sempre venuta a vedere i tuoi spettacoli a teatro, è facilissimo lavorare insieme.

Ti vedremo anche in prime serate dopo questa lunga edizione di Reazione a catena, che quest’anno terminerà il 28 settembre ?

Dopo 5 mesi in televisione è il caso di non riposarsi, ma forse di fermarsi, televisivamente parlando, per non saturare l’immagine. Devo andare a Broadway con lo spettacolo che ha visto la luce al teatro Eliseo di Roma, tratto da un racconto di Edgar Allan Poe, in una tournee diretta artisticamente da Giorgio Albertazzi, che ci porterà in America fra fine settembre ed inizio ottobre, una cosa questa di cui sono felicissimo. Dopo di questo ci sarà un altro spettacolo al “Piccolo Eliseo” tratto dal film “Paura di amare” con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, che mi vedrà protagonista insieme ad Alessia Navarro, che non solo è l’attrice che io stimo di più, ma anche mia moglie, ma quello è un piccolo particolare (ride, ndr). Per quel che riguarda la televisione mi auguro di ritornare con Veronica Maya a condurre lo Zecchino d’oro e poi vediamo con il direttore, sempre però per fare cose giuste e non solo per essere per forza in video, anche perché ormai la gente mi conosce, non c’è bisogno di apparire più del dovuto .

Che ne pensi dell’intrattenimento televisivo di oggi ?

Io ho avuto il piacere di iniziare in Tv negli anni ’80 con L’allegra brigata, un gruppo straordinario formato da noi 4 della Premiata ditta, ma c’era anche Massimo Popolizio, uno dei più grandi attori drammatici del nostro paese. Poi c’era Fabio Ferrari, mio fratello, tanta gente che poi ha fatto molta strada. Garinei e Bramieri ci portarono al G.B. Show (varietà su Rai1 con Gino Bramieri, ndr), in quell’occasione abbiamo avuto la fortuna di lavorare con i grandi della Tv del passato: Delia Scala, Bice Valori, Paolo Panelli, Quartetto Cetra, Gianni Agus. Pensa la fortuna di “rubare” loro i segreti di questo mestiere e crescere all’ombra di questi grandi artisti, avendo poi la fortuna di fare anche la trasmissione, avendo 15 minuti per le nostre scenette. Le nostre esperienze televisive successive, sono un po’ figlie di quell’avventura professionale. L’intrattenimento televisivo di oggi va più di fretta, c’è troppo poco tempo per pensare ad un programma e poi c’è troppa proposta. Delle volte il troppo non aiuta, perché poi c’è un rincorrersi, tanto che un programma sembra la costola o lo spin off del programma precedente. Bisognerebbe cercare di andare verso nuovi percorsi, anche se mi rendo conto che forse, televisivamente parlando, si è detto quasi tutto. La Tv di oggi secondo me brucia troppo. Pensa se fosse nata oggi Rita Pavone, forse avrebbe fatto “Ti lascio una canzone” e che magari dopo averla vinta, sarebbe caduta nel dimenticatoio. Avremmo così rischiato di perdere un talento come il suo. Vorrei che nella televisione di oggi ci fosse più progettualità intorno ad un percorso. Il talent show per esempio va benissimo, ma secondo me la Tv non deve essere solo talent, bisognerebbe percorrere anche altre strade, magari anche sbagliando. Il varietà è morto, lo scrivono dagli anni sessanta, ma secondo me è morto il cattivo varietà e la cattiva televisione.

Il migliore ed il peggiore della Tv di oggi ?

Il migliore secondo me è Paolo Bonolis. Paolo è una persona che stimo moltissimo da sempre, da quando faceva Bim Bum Bam e Non è la Rai. Siamo amici da tempo immemore, ma non per questo lo voto (ride, ndr). Lo stimo perché è una persona discreta, con un equilibrio enorme, professionalmente impeccabile, anche a livello di quotidianità, con le sue idee sempre manifeste. Non ha mai nascosto per quale squadra tifa, ne chi ama, ne chi non ama. Il peggiore mi verrebbe di dirlo, ma è meglio che lascio stare… (ride, ndr).

Poniamo che ora fossi davanti al direttore di Rai1 e dovessi presentargli una idea per un nuovo varietà, cosa gli diresti ?

Ecco , mi viene in mente una trasmissione, a proposito del discorso che facevamo prima sui programmi che ho fatto e che non hanno avuto fortuna. Parlo di “Insegnami a sognare”. Quel numero zero nacque all’improvviso, poco dopo il mio ritorno in Rai, dopo 13 anni a Mediaset. Messo in prima serata all’improvviso, non avevo avuto il tempo di fidelizzare il pubblico Rai con la mia figura, ma l’idea era ed è bellissima. Era uno programma che nasceva da uno spettacolo che avevo fatto al Sistina e che raccontava tutta la storia del varietà italiano e che ebbe un grande successo a teatro. In quel momento avrei dovuto avere il coraggio di rimandare il progetto a tempi migliori. Per esempio avevamo in quell’occasione uno studio piccolissimo, avevamo buoni ospiti ma col tempo avremmo potuto allestire un bello spettacolo. Io proporrei di nuovo quell’idea, perché ora saprei come portarlo a casa quel varietà. Inoltre ora ci sono accorgimenti tecnici che mi permetterebbero per esempio, come ho fatto in teatro, di interagire direttamente con degli ologrammi in 3D raffiguranti personaggi del passato e del presente. Ci sarebbero delle possibilità infinite, per esempio fatto nel tempio del varietà televisivo, ovvero il teatro delle Vittorie e con gli aggiustamenti che ho in mente potrebbe davvero funzionare.

Non pensi che Jocelyn, regista di Reazione a catena ed autore di programmi di grande successo quali Il milionario, Il grande gioco dell’oca e Caccia al tesoro, tanto per citarne alcuni, non meriti una chance per lanciare un programma tutto suo nella televisione di oggi ?

Si assolutamente si. Noi abbiamo dei patrimoni, di cui ogni tanto ci dimentichiamo e lui è uno di quelli. Nelle società antiche il vecchio saggio è la persona a cui si da più ascolto e a cui si chiede un consiglio. Le idee che hanno avuto queste persone, non è che poi si perdono, soprattutto se si parla di idee innovative come quelle avute da Jocelyn. Jocelyn è sempre stato un autore straordinario, un regista innovativo. Ha avuto successo non solo in Italia ma in tutto il mondo, penso per esempio alla Notte dei castelli in Spagna con Anthony Quinn. Ricordo appunto la Caccia al tesoro con lui sull’elicottero a rincorrere il l’oggetto da cercare. Lo stesso Milionario, un gioco che si potrebbe rifare anche oggi da tanto che era innovativo, senza dimenticare Il grande gioco dell’oca, un programma perfetto per l’estate.

Tu sei un ottimo doppiatore, in Italia è una categoria forse poco considerata

Il doppiaggio affascina, ti posso dire che i doppiatori italiani nel mondo sono considerati i migliori. La gente ama i doppiatori e si diverte a riconoscere i personaggi. Il doppiatore è un attore completo. Se non sei un attore non puoi fare il doppiatore, devi avere una impostazione vocale perfetta, una dizione perfetta. Poi non è detto che un grande attore sia anche un grande doppiatore e viceversa, questo si, però vedi Giannini quando doppia Al Pacino cosa tira fuori. Alcune volte vengono un po’ bistrattati da qualche purista mediatico, ma dalla gente e dal popolo del cinema è una categoria molto considerata.

Continuerai a fare anche il doppiatore ?

Sempre tutta la vita. La cosa bella del doppiaggio è che se perdi un provino tu, lo vince un altro bravo, questa è una provocazione incredibile (ride, ndr). Il teatro ed il doppiaggio sono le due cose che io non ho mai voluto lasciare in 32 anni di carriera. Il teatro non ho mai smesso di farlo in tutte le sue forme ed il doppiaggio pure in tutte le sue forme: cominciando dai film a luci rosse di 32 anni fa, fino a Django di quest’anno.

Il film più bello ed il più brutto che tu abbia mai visto

Il film che io adoro è “Cime tempestose” di Laurence Olivier, al pari di “La vita è una cosa meravigliosa” di Frank Capra. Per il più brutto dico un mio film, si chiamava “In punta di piedi”, era davvero brutto. Tra l’altro partecipò pure a Venezia giovani negli anni ’80, credo sia uno dei film più brutti che io abbia visto e fatto.

Ti prenoti anche per la prossima edizione di Reazione a catena ?

Mah si. Mi piacerebbe fare anche una bella fiction. Il rischio di fare spesso il presentatore poi ti può togliere la credibilità di fare altro, per esempio l’attore. L’Italia è un posto particolare, perché se tu all’inizio fai bene l’attore, poi ti dicono “eh non puoi condurre un programma perché tu fai l’attore”. Poi quando gli dimostri che puoi fare anche un game show, il timore è che ti dicono “eh, ma adesso tu fai i game show, non puoi fare l’attore”. Certamente se Reazione a catena avrà ancora successo e continuerà, vorrei sicuramente rifarlo, però nel cassetto c’è la voglia di dimostrare che uno può essere bravo anche in altri settori, come per esempio attore in una fiction.

Che tipo di fiction ti piacerebbe fare ?

Una commedia amara-ironica. Ho già un’idea che ritengo molto bella e che non ti posso per ora raccontare, ma c’è la possibilità di fare una bella fiction. Una cosa che hanno scritto e che ritengo sia nelle mie corde e che spero di poter proporre. Una commedia ironica, amara ma vera, molto bella e che mi piacerebbe interpretare.

Grazie dunque a Pino Insegno ed in bocca al lupo per tutto

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