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Ricordando Luigi Vannucchi con un appello alla Rai: rimandare in onda Il vizio assurdo

Ho ricevuto qualche giorno fa una mail che mi ha emozionato per la semplicità dell’invito che proponeva: ricordare in Tv Luigi Vannucchi. Ai più giovani, mi rendo conto, dirà poco. Eppure Vannucchi merita di essere ricordato. Non fosse altro perché trovo che sia interessante, in questi tempi di imbarbarimento televisivo, raccontarvi una bella storia i

di marina
pubblicato 21 Ottobre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 11:44

Ho ricevuto qualche giorno fa una mail che mi ha emozionato per la semplicità dell’invito che proponeva: ricordare in Tv Luigi Vannucchi. Ai più giovani, mi rendo conto, dirà poco. Eppure Vannucchi merita di essere ricordato. Non fosse altro perché trovo che sia interessante, in questi tempi di imbarbarimento televisivo, raccontarvi una bella storia i cui protagonisti sono una figlia e un padre legati da un amore profondissimo e immacolato. Ho telefonato a Sabina Vannucchi e ho parlato con lei di suo padre e di quella che lei definisce, con un pudore che merita tutto il nostro rispetto, la scelta. Si riferisce Sabrina al 30 agosto del 1978, data del suicidio di Vannucchi.

Luigi Vannucchi era un attore a tutto tondo, diremmo oggi della vecchia scuola, aveva frequentato la Silvio D’Amico. Non temeva il palcoscenico (ha recitato, ad esempio, con Vittorio Gassman) e dunque ha sempre affidato la sua carriera in prima istanza al teatro e poi alla tv dove riscosse successi incredibili. Lui era il Don Rodrigo ne I Promessi Sposi o il protagonista di Delitto e Castigo. Entra a far parte della Compagnia Gli Associati con cui porta sui palcoscenici italiani il meglio dei classici. Ma fu soprattutto, per il grande pubblico, un popolarissimo attore di sceneggiati.

Sabina Vannucchi, oltre un anno fa decide di aprire su facebook una pagina in memoria del padre, proprio a suo nome. Alla base una considerazione: nel panorama televisivo non c’è stato più spazio per la memoria. Eppure suo padre è stato uno degli attori più amati. Il successo attraverso facebook è andato oltre ogni più ottimistica previsione, più di 6500 iscritti e una richiesta: ricordare l’attore scomparso attraverso la messa in onda del suo ultimo lavoro Il vizio assurdo L’occasione è data, semmai ve ne sia necessità di una, dal fatto che Vannucchi avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 25 novembre. Ma i suggerimenti dei tanti fans di Luigi Vannucchi vanno ben oltre: dal ricordarlo in una puntata de La storia siamo noi di Giovanni Minoli e una di Novecento, condotto da Pippo Baudo, in cui finalmente possano correre a briglia sciolta le immagini e i lavori per riportare alla luce della contemporaneità un personaggio televisivo che è ancora vivissimo e amatissimo.

Mi spiega Sabina che già sono state date due tesi di laurea su di lui; che su wikipedia un suo fan tiene una pagina aggiornatissima che lo riguarda; che ha già portato in giro una mostra molto visitata e che Fabbri ha pubblicato parte dei lavori di suo padre in DVD e distribuiti in edicola.

Più avara, in termini di ricordo proprio la televisione. Ricorda Sabrina che nel 1978 la Rai trasmise, poco tempo dopo la morte del padre, in una sorta di omaggio, lo sceneggiato ripreso da un racconto di Cesare Pavese. Questo sceneggiato poi non fu mai più trasmesso e le copie sono in possesso della Rai per cui non è stato poi neanche successivamente distribuito sotto forma di raccolta.

Alcuni ci vedono una sorta di fil rouge tra il racconto di Pavese e la scelta di mio padre. A me questa associazione per anni ha fatto male. Comprendo però che è il voler dare una connotazione “romantica” alla sua scelta che porta a pensare che sia andata così. Non credo che mio padre abbia a che fare con la fine del personaggio che ha rappresentato. Penso piuttosto che si sia trattato di tragiche coincidenze.

Personalmente ho un ricordo molto vivo di Luigi Vannucchi, ovviamente impresso nella testolina di una ragazzina. Il primo è legato allo sceneggiato A come Andromeda e il secondo Qui squadra di polizia. A come Andromeda andò in onda nel 1972 e ebbe uno share strepitoso. Credo sia stata la prima volta che la fantascienza sia stata sdoganata in prima serata. Si vedevano telescopi, calcolatori che occupavano una stanza intera, (bisnonni di quelli attuali) segnali dalle stelle, astronomia, astrofisica, alieni e più terrestri omicidi. Ragazzi, c’era di che sognare! Accanto a lui Paola Pitagora bellissima e enigmatica e Nicoletta Rizzi che sembrava un clone di Patty Pravo. La regia di Vittorio Cottafavi ne fece un capolavoro: ogni scena era girata nella ricerca della realtà; gli esterni erano tali; la ricostruzione degli ambienti era maniacale. Protagonista assoluto Luigi Vannucchi che interpretava il tormentato dottor John Fleming. La popolarità fu immensa e considerato l’argomento valeva il doppio.

Il mio secondo ricordo è legato a Qui squadra mobile per la regia di Anton Giulio Majano. Che dire? Eravamo agli albori dei vari Distretto di Polizia. Vannucchi interpreta Guido Salemi nella seconda edizione, quella del 1976 che andò in onda per sei puntate. Accanto a lui Orazio Orlando.

Bene, penso che i tempi siano decisamente maturi perché anche i contemporanei riscoprano il talento, l’arte e i lavori televisivi di Luigi Vannucchi.