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Minzolini: Non c’è un regime. La gente è stanca dei talk show

Nel corso di un dibattito a Cortina, nell’ambito dell’iniziativa Cortina InContra, Augusto Minzolini fa il suo show e chiarisce il suo concetto di televisione e vita politica. Esordisce così, all’incontro dove è presente anche Enrico Mentana, che sfiderà proprio il Tg1:In questo Paese leggi di tutto, inimmaginabile che ci sia un regime, e tutti i

pubblicato 15 Agosto 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:34


Nel corso di un dibattito a Cortina, nell’ambito dell’iniziativa Cortina InContra, Augusto Minzolini fa il suo show e chiarisce il suo concetto di televisione e vita politica. Esordisce così, all’incontro dove è presente anche Enrico Mentana, che sfiderà proprio il Tg1:

In questo Paese leggi di tutto, inimmaginabile che ci sia un regime, e tutti i leader hanno l’informazione che applaude.

In sostanza, il direttore del Tg1 ha negato che si viva in un clima di condizionamento politico da parte della televisione e dell’informazione televisiva. Ma non pago, Minzolini ha voluto anche attaccare chi veniva prima di lui (Gianni Riotta) e il sistema d’approfondimento dei talk show. Su tutti, manco a dirlo, Augusto attacca Santoro. Ma leggiamo le sue dichiarazioni.

Invece secondo me la gente s’è stufata dei tanti talk-show. Il mio predecessore, per esempio, era un pò malato di video, e aveva trasformato in talk-show sia TvSette che lo Speciale Tg1: io li ho riportati alla formula precedente […] mentre Santoro ad esempio facendo quelle cose lì che sono tutto meno che giornalismo, prende una scorciatoia.

Verrebbe da chiedersi perché mai, se la gente – entità sbandierata da chiunque a destra e a manca – fosse veramente stanca dei talk, gli ascolti degli stessi – Santoro in primis – sarebbero così alti. La domanda merita di essere posta, almeno in senso virtuale. Ma le dichiarazioni di Minzolini continuano e abbracciano anche altre sfere.



Parla della gente, appunto, Minzolini. E poi di politica.

La gente si vede processata dai media sull’onda di un avviso garanzia. Del merito della vicenda Fini a me poco importa, mi colpisce un altro fatto, di metodo: su alcuni argomenti Fini o chi per lui ha posto un problema di legittimità e di stile, dicendo che ci si deve dimettere quando un’ombra di sospetto cala sull’immagine di uomini impegnati ad alto livello in politica. Ebbene vorrei che su questo principio si fosse tutti coerenti, così farebbe passo avanti. […] Meglio votare che che andare avanti con governo paralizzato […] ci sarà un tentativo per far rientrare nella maggioranza alcuni dei finiani, mentre reputo praticamente impossibile ricomporre i rapporti tra Fini e Berlusconi. Se una parte dei finiani rientra, allora si va avanti. Diversamente si va al voto, e allora meglio a novembre che in primavera, per non avere nove mesi di campagna elettorale