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Rai per una notte – Una pagina di storia della comunicazione

E così, è andata in onda, come poteva, Rai per una Notte, in streaming su internet, ripresa da tv locali e canali digitali, sui maxi schermi nelle piazze. A Torino faceva freddo, ma si è rimasti lì, fino in fondo, per assistere a qualcosa che, comunque la si metta, passerà alla storia della televisione, della

pubblicato 26 Marzo 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 17:17


E così, è andata in onda, come poteva, Rai per una Notte, in streaming su internet, ripresa da tv locali e canali digitali, sui maxi schermi nelle piazze. A Torino faceva freddo, ma si è rimasti lì, fino in fondo, per assistere a qualcosa che, comunque la si metta, passerà alla storia della televisione, della comunicazione.

Perché, comunque la si metta, si tratta di un evento senza precedenti per un paese occidentale moderno, che un programma per andare in onda debba usare la forza della rete e delle piccole reti; è senza precedenti che un evento del genere fosse necessario; perché era, di fatto, necessario.

Picco assoluto di genialità della serata a Daniele Luttazzi, che può passare dalla volgarità più bassa ad Aristofane senza perdere la propria carica. E darà fastidio a qualcuno, la volgarità. Be’, pazienza. Per la cronaca, il suo monologo sul sesso anale lo fa da tempo, non è certo una novità. Si chiama satira signori. Satira. E la satira deve far ridere e far male. Non l’ha inventata Luttazzi, esiste da sempre e fa del dileggio un’arte.

Poi, in ordine sparso e senza alcun intento di far classifiche: secondo picco della serata, il contributo di Emilio Fede. Talmente surreale da sembrare finto. Talmente vero da lasciare allibiti. Terzo, Elio e le Storie Tese, nella loro riproposizione di Italia amore mio (sì, proprio lei, la canzone del mitico duo Pupo-Filiberto, quella arrivata seconda a Sanremo. Che, rifatta da Elio, ha tutto un altro sapore. Di profonda accusa per la bassezza culturale del paesello italico). E ancora, Mario Monicelli, così anziano, così vero da poter dire tutto. E la storia che racconta Ruotolo, con le intercettazioni e lo stesso Masi in imbarazzo a spiegare al telefono che non si può chiudere un programma ex ante o impedire ex ante a un programma di parlare di un qualche argomento.

Non avrebbe dovuto esserci bisogno di tutto questo. Ce n’era bisogno. Certo, ci sono stati momenti bassi, un po’ inutili. Morgan, per dire, appare in estrema difficoltà.
Ma Gad Lerner, per dirne un’altra, era in splendida forma, con il suo desiderio di zittir gli applausi – già, c’è anche bisogno di essere noiosi – e con la sua voglia di mettere al centro del discorso le persone, le storie, quelle che ci sembrano quotidianamente storie marginali solo perché la televisione le fa passare per marginalità.

E a tutti coloro che penseranno che questo scritto, che Rai per una Notte, siano roba da comunisti, be’, un pensiero, una riflessione: c’è chi lotta, quotidianamente, perché tutti possano parlare liberamente. In televisione come per strada. E quel tutti indica proprio tutti. E gente che pratica quotidianamente il buon senso e il tentativo di creare un mondo diverso, più giusto, gente che non fa grandi eventi web: quelli li fa chi se li può permettere, chi ha già un nome.

Eppure, purtroppo, anche l’evento con il bagno di folla finale era, oggi, necessario.

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