Home Notizie Lo strano caso dello sfruttamento delle donne nella Tv italiana. Intervista a Lorella Zanardo regista de “Il corpo delle donne”

Lo strano caso dello sfruttamento delle donne nella Tv italiana. Intervista a Lorella Zanardo regista de “Il corpo delle donne”

Qualche settimana fa, su Tvblog vi ho parlato dell’iniziativa di key4biz che sta creando un crescente consenso intorno al tema dello sfruttamento del corpo femminile nella tv italiana. Sono già tantissime le donne della comunicazione televisiva e non, che hanno aderito all’appello di Gabriella Cims per indurre quanto meno la Tv di Stato, dal prossimo

di marina
pubblicato 9 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:42


Qualche settimana fa, su Tvblog vi ho parlato dell’iniziativa di key4biz che sta creando un crescente consenso intorno al tema dello sfruttamento del corpo femminile nella tv italiana. Sono già tantissime le donne della comunicazione televisiva e non, che hanno aderito all’appello di Gabriella Cims per indurre quanto meno la Tv di Stato, dal prossimo Contratto di servizio Rai, a pensare, produrre e proporre palinsesti televisivi in cui non sia presente lo sfruttamento del corpo femminile.

Ma perché questa battaglia si rende così necessaria se poi è l’autodeterminazione femminile a decidere come e quanto mostrarsi in tv? Le cose non stanno esattamente così. Non è solo questione di libertà femminile ma di una domanda-offerta distorta e di un meccanismo diabolico che va sciolto al più presto per non coinvolgere oltremodo le nuove generazioni di donne. Alla base c’è da valutare un dato sconcertante e preoccupante e lo rileva proprio Lorella Zanardo regista del documentario Il corpo delle donne che in una bella intervista a Pinkblog spiega:

Per chi non ha avuto la possibilità o per chi non si sposta dall’Italia, è normale pensare che la televisione sia così ovunque. Invece il caso italiano è un caso unico, di cui a livello internazionale si discute molto. C’è una bellissima ricerca del Censis, rintracciabile in rete, Donne e media in Europa, che ci racconta appunto come la rappresentazione delle donne che fa la televisione italiana di “corpo-oggetto” è tipica solo dell’Italia e in parte delle Grecia.

E continua Lorella Zanardo:

Da una parte l’Italia è sicuramente un caso un po’ limite e siamo un po’ un fenomeno da circo per loro; ad esempio la BBC quando ha fatto un servizio su di noi è rimasta esterrefatta. Per avere consenso ultimamente non si ha mai il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, invece in fondo comincia tutto col nominare le cose in modo corretto: la nostra televisione è vergognosa. All’estero la guardano perché quasi si divertono. E’ una televisione, come ha detto un documentarista norvegese, che non potrebbe nemmeno stare in Europa per come tratta le donne; quindi questo è un primo caso. L’altro riguarda il fatto che, però in embrione, un 10% di velinismo ce l’hanno anche loro, quindi secondo me è come se noi fossimo un fenomeno da laboratorio: “cosa accade in Italia stiamo attenti che non accada anche da noi”, dicono loro. Quindi ci studiano diciamo. Tutto dipende dal fatto che nella nostra televisione vengono mandate in onda delle immagini che suscitano veramente ilarità o sdegno.


Molti dei lettori penseranno immediatamente che basta spegnere la tv per risolvere il problema. Per la Zanardo è una falsa soluzione e dice:

Gli argomenti sono due: spegnere la tv non è così semplice, se una persona ha avuto tutta la vita l’abitudine di accenderla, è difficile che improvvisamente faccio altro. Ma dall’altra noi ci battiamo anche perché la televisione italiana cambi, così come nel resto del mondo (non stiamo dicendo niente di incredibile o unico al mondo); guardiamo ad esempio cosa accade in Inghilterra. In Gran Bretagna alla pubblicità è vietato utilizzare il corpo della donna se il prodotto non è correlato direttamente con il corpo della donna. Un esempio: se si devono vendere delle mutande, in Inghilterra è permesso mostrare, comunque in modo non pornografico, il corpo della donna. Se io invece si deve vendere un tavolo, è vietato usare il corpo della donna.

Avvisa, però la Zanardi che la questione parte dal femminile e giunge al maschile: lo sfruttamento del corpo, infatti riguarda anche gli uomini:

Risponderò con quello che ci scrivono molti ragazzi sul blog de ilcorpodelledonne.net. Ne cito uno, di 17 anni, che dice “Queste ragazze della televisione sono bellissime, a me piacciono, io le vedo, ma mi sento offeso, perché se voi donne vi sentite offese per come venite proposte, io come uomo mi sento offeso perché la televisione fa presumere che noi uomini siamo perennemente allupati ed eccitati e non pensiamo che a quello. Mentre a noi piacciono queste donne, ma poi nel corso della giornata facciamo mille altre cose e la televisione italiana dà una rappresentazione del maschio come se avesse solo una sessualità spicciola, 24 ore al giorno in testa.

La soluzione? Protestare, dignitosamente, civilmente ma indignarsi se una pubblicità o una trasmissione televisiva ci danno fastidio perché ravvisiamo uno sfruttamento del corpo femminile:

Protestare vuol dire prendere la mail di un’azienda che usa una pubblicità imbarazzante e senza rispetto, e scriverle; vuol dire scrivere alle televisioni, se ci sono delle trasmissioni che non ci rispettano: ecco farsi sentire, non perdere fiducia pensando che la nostra voce non conti, è fondamentale. Se lo facciamo in 500.000 riusciamo a cambiare il mondo. Questa consapevolezza dovrebbe accompagnarci dal mattino alla sera.