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Curon, la conferenza stampa: Netflix Italia debutta nel genere supernatural/horror

Abbiamo partecipato alla conferenza stampa di Curon, la nuova produzione italiana Netflix disponibile nei 190 Paesi in cui è attivo il servizio dal 10 giugno 2020: ecco che cosa hanno detto attori, autori e registi della serie tv

pubblicato 5 Giugno 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 01:05

Il debutto di Netflix Italia nel genere sovrannaturale avverrà a breve: il 10 giugno 2020 sarà infatti il giorno di Curon, la nuova produzione originale italiana a firma di Indiana Productions. Un “supernatural drama” tutto ambientato in Italia, nello specifico a Curon, in Alto Adige, sullo sfondo del suo campanile immerso nel lago di Resia diventato ormai da tempo meta di turisti e che qui, invece, ha dato lo spunto agli sceneggiatori capitanati da Ezio Abbate ed ai registi Fabio Mollo e Lyda Patitucci per una storia dalle tinte dark e fantasy.

La trama di Curon

Senza fare troppi spoiler, Curon inizia con il ritorno nel suo paese natale di Anna (Valeria Bilello), giovane madre single dei due gemelli eterozigoti Daria (Margherita Morchio) e Mauro (Federico Russo). Anna, fuggita 17 anni prima per un episodio che le ha stravolto la vita, ora è costretta a tornare per sfuggire al suo presente.

L’accoglienza non sarà delle migliori: il padre Thomas (Luca Lionello), rintanatosi nell’hotel ora dismesso e prima gestito dalla sua famiglia, non gradisce il ritorno a casa della figlia, mentre i due fratelli faticano ad inserirsi nella comunità, abituati ai ritmi metropolitani di Milano.

Quando Anna scompare misteriosamente, però, Daria e Mauro intraprendono delle ricerche che li porteranno a scoprire che Curon non è un paese così tranquillo come potrebbe sembrare: numerosi i segreti che nasconde, legati ad una maledizione, e che in passato hanno coinvolto la loro famiglia e loro madre. Segreti che, nel corso degli episodi, riveleranno luci ed ombre di tutti i suoi abitanti.

La parola al cast

Con l’impossibilità di fare un viaggio fino a Curon per conoscere i luoghi della serie di persona, Netflix ha optato, per il lancio della serie, a favore di una videoconferenza alla presenza del cast principale. Moderato da Lorenzo Fantoni, l’incontro ha così visto la partecipazione di Valeria Bilello, Margherita Morchio, Federico Russo, Luca Lionello, Anna Ferzetti (Klara), Alessandro Tedeschi (Albert), Juju Di Domenico (Micki), Giulio Brizzi (Giulio) e Luca Castellano (Lukas).

Tutti interpreti di personaggi che custodiscono, al loro interno, luci ed ombre, in primis Anna, primo personaggio di cui conosciamo meglio i retroscena: “Le sue luci ed ombre hanno la stessa matrice fatta di istinto, coraggio e determinazione”, ha spiegato la Bilello, alla sua seconda esperienza su Netflix dopo aver fatto parte del cast della seconda stagione di Sense8. “In una prima parte della storia la spingono fuori da Curon, nella seconda parte la riportano a cercare il suo passato, a costo però di mettere a rischio la propria vita. Da una parte ha voluto fortemente i suoi figli nonostante sia rimasta incinta da giovane, dall’altra non riesce a essere un genitore. Sono tre fratelli”.

Poi ci solo loro, i due giovani gemelli, che avviano il motore che porterà il pubblico a conoscere il mondo segreto di Curon. Una è Daria, definita dalla Morchio “aggressiva, vuole farsi vedere come una donna alpha”, ma anche caratterizzata dal forte legame con il fratello: “pur essendo molto differenti, è il suo appoggio”. Mauro, invece, racconta Russo, può risultare più debole, in quanto “molto condizionato dalla sua sordità”. Il giovane attore ha anche rivelato che “nel costruire il personaggio abbiamo pensato a Joaquin Phoenix in ‘The Village'”.

Anna Ferzetti ha invece descritto la sua Klara come una donna che “impiega tutte le sue energie per la famiglia, ma è anche molto ben inserita nella comunità. E’ una donna generosa, che pensa molto agli altri ed ai ragazzi (è una professoressa). Il ritorno di Anna spezza questo suo equilibrio”.

Klara è sposata con Albert, interpretato da Alessandro Tedeschi: “E’ una persona le cui responsabilità si contrappongono ai suoi desideri”, ha spiegato l’attore. “Vorrebbe semplicemente rivivere il suo passato, e per questo trascura il presente costituito dalla famiglia e dalla comunità. E’ spaccato in due”.

La coppia ha due figli, che finiranno con interagire con i due gemelli protagonisti. Una è Micki, a cui dà volto Juju Di Domenico: “Apparentemente è molto semplice e solare”, rivela, “ma scopriremo che non è sempre così: dovrà far fronte ad una parte di sé che la porterà a rivelare un segreto che la renderà più libera”. L’altro, Giulio, è invece interpretato da Giulio Brizzi, 21enne noto anche per essere professionista delle arti marziali miste. Il suo Giulio “è audace, disciplinato e determinato nel portare a termine i suoi obiettivi. Vive in un quadro familiare che non sente giusto. Nonostante questo, però, si ritrova ad avere gli stessi atteggiamenti che critica in famiglia fuori da essa, diventando aggressivo nell’ambiente che lo circonda”.

Lukas, interpretato da Luca Castellani, è uno dei personaggi il cui sviluppo terrà maggiormente incollati alla poltrona il pubblico: “il suo bisogno di affetto”, anticipa l’attore, “farà uscire la sua parte più scura, una rabbia verso se stesso causata dall’impossibilità di rispondere a ciò che gli accade nella vita”.

Il ruolo del “grande saggio” della serie è invece toccato a Luca Lionello: è lui a vestire i panni di Thomas, padre di Anna e nonno di Daria e Mauro: “Mi è capitato di essere padre nella realtà, certe cose non le capisci. Ne ho approfittato per fare uno studio interiore”, ha detto a proposito della sua esperienza sul set.

Tutto il cast ha lavorato a Curon, entrando in diretto contatto con la natura circostante ed i luoghi suggestivi offerti dalle montagne: non è stato immediato l’adattamento, hanno rivelato alcuni attori, ma la popolazione locale ha fatto di tutto per farli sentire a loro agio. “Una volta lì mi è stato detto che all’inizio è difficile ambientarsi, ma una volta che l’hai fatto non vuoi più andartene”, ha aggiunto la Ferzetti.

“Mi hanno colpito questi ‘spiritelli’ del lago, che ogni tanto venivano a trovarci con dei dispettucci niente male”, ha poi svelato Lionello, che ha anche ammesso, nella realizzazione della serie, “una compartecipazione di ambiente ed atmosfera. Le persone del luogo lo rispettano moltissimo, e lo curano. Sono severissimi, ma sotto quella scorza ti danno tutto: il popolo delle montagna è un grande popolo”.

Grande la presenza di giovani attori nel cast. Soprattutto le due coppie di fratelli sono centrali nello sviluppo della vicenda, sia a livello umano che sovrannaturale. “C’è stata la fortuna di provare ad agosto per tutto il mese”, ha spiegato Russo. “Ci avevano chiesto una fisicità tra i due fratelli. Se si vede vuol dire che c’è stato un buon lavoro”. Inevitabile che una serie che sarà disponibile contemporaneamente in 190 Pesi potrebbe dare una notevole spinta alla loro carriera: “Dipende da come abbiamo recitato!”, ha detto (neanche tanto) ironicamente Russo in chiusura.

La parola agli sceneggiatori e registi

Proprio il fatto che Netflix distribuirà la serie in contemporanea in tutti in Paesi in cui la piattaforma è disponibile è stato il “tormentone” dell’incontro successivo con il cast tecnico di Curon. In primi gli autori, come Ezio Abbate (head writer), Giovanni Galassi, Ivano Fanchin e Tommaso Matano; ma anche i registi Mollo e Patitucci, oltre a Daniel Campos Pavoncelli di Indiana Production (e produttore esecutivo di Curon) ed Ilaria Castiglioni, manager per le produzioni originali italiane di Netflix.

“L’idea di Curon”, ha raccontato Galassi, “nasce con un fortunato incontro nel febbraio 2018 con Indiana e Netflix, che cercavano una serie fantasy. E’ stato fondamentale partire da un luogo, ovvero il lago di Resia e Curon. Tommaso Matano, poi, è stato il primo a portarci all’attenzione quel luogo: voleva visitarlo tempo prima ma poi non l’ha più fatto, nonostante questo gli è rimasto in mente. Curon nasce da Curon: la location è tutto”.

La location, come si evince fin dal trailer che potete vedere in alto, ha un ruolo più che fondamentale. A ribadirlo è stato Mollo:

“Leggendo la sceneggiatura avevo già immaginato qualcosa. Niente però a confronto con quello che abbiamo provato io e Lyda arrivando a Curon e vedendo l’ambiente, la natura, il lago, il campanile… Nel primo sopralluogo, a maggio, ha iniziato a nevicare all’improvviso: abbiamo capito quanto l’uomo avesse una piccola parte e la natura fosse la vera governante, anche all’interno della serie. Volevamo quindi dare alla natura un aspetto drammatico e violento ma anche dolce e pieno d’amore, custode di un mistero che diventasse protagonista: caratteristiche che ben si adattano ai nostri personaggi”.

Assolutamente d’accordo la Patitucci:

“Il cuore pulsante di questo sono storia, luogo e personaggi. Sì, c’è un contesto sovrannaturale, ma è una messinscena di pulsioni e paure dell’uomo. La natura è un elemento chiave: nel primo sopralluogo di cui parlava Fabio abbiamo capito che doveva rappresentare la nostra chiave stilistica principale. La natura è stata la nostra bussola e ci ha messo ai suoi piedi: abbiamo girato molto in esterno, ed abbiamo dovuto sottostare alle sue leggi, consapevoli anche che ogni conquista che facevamo era un premio che la natura ci faceva”.

L’altro aspetto aspetto che emerge di una serie come Curon è il genere horror/fantascientifico, cosa rara per una produzione italiana. “E’ una serie supernatural, horror, thriller, coming of age… Ha un’identità democratica”, ha aggiunto Abbate. “Nessuno di noi autori aveva mai scritto un horror: la posta in palio era alta, abbiamo avuto un po’ di coraggio ed incoscienza”.

Abbate definisce “sovrannaturale anche il percorso che ci ha portato alla sua realizzazione: dalla presentazione del progetto alle riprese sono passati sei-sette mesi, un tempo abbastanza breve. Dalla voce che gira a Curon per cui in alcuni periodi dell’anno dal campanile del lago si sente il suono delle campane (che in realtà sono state tolte da tempo) siamo poi passati agli altri elementi: un’avventura spericolata, speriamo che i risultati ci premino”.

A differenza di tante altre serie tv, Curon ha numerose scene girate in esterno. Così, se il campanile diventa esso stesso parte integrante del racconto, capace di suggestionare cast tecnico ed artistico durante la lavorazione, entrambi i registi ammettono di non ricordare scene facili: sia perché immersi nella natura che per le rigide temperature notturne con cui hanno dovuto affrontare alcune scene, Curon è stata una sfida anche produttiva.

Una sfida a cui non si è tirato indietro Netflix che, per quanto riguarda le produzioni italiane, sta sempre più orientandosi su racconti in cui gli adolescenti dominano la scena: una scelta voluta? “Il nostro pubblico è vario ed ha gusti differenti”, ha risposto la Castiglioni. “In Curon, secondo me, c’è una storia multigenerazionale. I protagonisti sono 17enni non per il contenuto teen, ma per la tematicità della storia -ovvero la scoperta di se stessi-. Il racconto li mette davanti ad una tipologia narrativa più adulta, non è uno show chiuso: si parla di genitori che hanno loro linee narrative, c’è un nonno… Ci sono anche tematiche più adulte”.

La Castiglioni ha anche ricordato che Curon, terza produzione italiana lanciata da Netflix quest’anno, “presenta elementi di continuità con la nostra offerta: parla di identità (tutti i personaggi compiono un viaggio), di fiducia verso talenti freschi ed appassionati ed è innovativo”.

A proposito di produzione, Campos Pavoncelli ha sottolineato la cortesia della gente del luogo, convinto che una serie come Curon -seppur nel raccontare aspetti dark e più vicini all’horror- potrebbe aiutare a rilanciare il turismo in zona. Il produttore di Indiana, poi, ha anche voluto spiegare perché la serie sia stata dedicata a tutte le vittime della pandemia:

“Noi abbiamo sede a Milano, che come tutta la Lombardia è stata duramente colpita. Quando è scoppiata la pandemia eravamo nel pieno della post-produzione. Abbiamo dovuto anche interrompere la lavorazione per un po’ di tempo e poi ripreso con tutte le misure di sicurezza. Ci sembrava giusto, visto il periodo che stiamo vivendo, dedicare la serie alle vittime”.

Infine, la domanda di rito: una seconda stagione di Curon è possibile? “Da spettatore dico di sì”, ha risposto Campo Pavoncelli, mentre la Castiglioni preferisce che si resti “concentrati sulla prima stagione” prima di affrontare la questione.

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