Home Pino Strabioli: “La tv riscopra la memoria, la gente cerca svago. Sarebbe bello rivedere I promessi sposi del Trio”

Pino Strabioli: “La tv riscopra la memoria, la gente cerca svago. Sarebbe bello rivedere I promessi sposi del Trio”

Pino Strabioli a Blogo: “Visto che non si può più produrre, si potrebbe avviare un grande lavoro di memoria. L’informazione deve stare attenta alle fake news. Bravi Fazio, Formigli, Cuccarini e Matano”

pubblicato 31 Marzo 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 03:47

Presente desolante, futuro incerto. Ecco allora che guardarsi indietro può diventare un’occasione, se non addirittura un accogliente rifugio. Ad esserne convinto è anche Pino Strabioli, uno che con la memoria ci gioca da sempre, rispolverando volti, voci, aneddoti e curiosità.

In questo momento che non si può più produrre, si potrebbe avviare un grande lavoro di archivio e dare la possibilità al pubblico di riscoprire personalità eccezionali”, afferma il conduttore a Tv Blog.

Attualmente in onda su Radio 2 con Viva Sanremo, Strabioli risulta invece in pausa sul piccolo schermo, dove le ultime tre puntate di Grazie dei fiori sono slittate di diverse settimane. “Mancano i ritratti di Rino Gaetano, Franco Califano e Luigi Tenco. Il disagio è collettivo, dal mio osservatorio radiofonico ascolto tanti ‘grazie’ per lo svago che regaliamo. Questo è molto bello, anche perché non siamo né medici, né infermieri”.

Ricordare, ricordare, ricordare. Strabioli cita Jonathan Swift e lancia idee concrete: “Diceva che i migliori viaggi spesso si fanno da fermi. Dobbiamo viaggiare verso orizzonti migliori, possibilmente più elevati. La replica di In Arte Mina è stata un successo, la gente ha staccato per cento minuti e c’è stata la possibilità di recuperare il passato. Dovremmo continuare, è il momento giusto per tornare a coltivare la memoria. Per dieci anni a Cominciamo Bene Prima ho raccontato il teatro. Quella tv che oggi si invoca c’è sempre stata, anche se in fasce orarie appartate. Si potrebbero recuperare le interviste a Fo, Rame, Albertazzi, Boni, Melato, Zingaretti, Buy. Ci sono poi interi ritratti dedicati ai figli d’arte, come Gassman, Tognazzi, Jannacci o un’intera edizione di E lasciatemi divertire con Paolo Poli, uno che lanciò la moda dei travestimenti molto prima di Achille Lauro, per il quale provo simpatia e affetto”.

La tv deve quindi intrattenere?

“In questo momento difficile per tutti, noi che facciamo comunicazione abbiamo una grande responsabilità. Stiamo cercando di trovare un linguaggio diverso per arrivare alle persone. Un male può diventare paradossalmente un bene, ci costringe ad abbassare i toni e ad entrare nelle case degli italiani in maniera più delicata. Me ne sto accorgendo in radio, sta andando per la maggiore una musica di contenuti, cito e racconto brandelli di libri che hanno lasciato il segno. Il pubblico, soprattutto quello che non trova sfogo sui social, cerca un momento di uscita. Ha sete di sentirsi dire le cose in una certa maniera”.

Al momento però si assiste solo ad una infinità di programmi informativi.

“Siamo bombardati da informazioni e bollettini. Sì, dobbiamo stare a casa, ma ad un certo punto ti arrivano chiari segnali di richiesta di consolazione. La nostra missione è questa, da sempre: insegnare, incuriosire, consolare. Senza essere sguaiati e invadenti”.

Siamo di fronte ad una televisione troppo ansiogena?

“C’è chi il proprio lavoro lo fa benissimo, ma dobbiamo fidarci soltanto della medicina ufficiale. Stanno girando tante fake e cialtronate, l’informazione deve stare attenta e in questo la Rai si mostra molto prudente. Me ne sto accorgendo in radio, ci chiedono di stare attenti alle parole che utilizziamo”.

L’appuntamento quotidiano alle 18 con gli aggiornamenti della Protezione Civile è davvero indispensabile?

“E’ giusto trasmetterlo, lo guardo anche io. E’ una voce ufficiale e va ascoltata. Ma non possiamo spalmare sulle ventiquattro ore l’emergenza coronavirus. C’è un’emergenza sanitaria e ce ne sarà una economica, non possiamo alimentare ansie e paure. Dovremmo tutti impossessarci di un linguaggio nuovo, politica compresa”.

Quali programmi promuove in questa fase?

“Mi sta piacendo molto Fazio, riesce ad informare e ad emozionare. Gli voglio bene, ma non guardavo più Che tempo che fa. Di recente ho ripreso a vederlo, è un bell’esempio di tv. Promuovo anche Piazzapulita di Formigli e La vita in diretta di Lorella Cuccarini e Alberto Matano. Credo inoltre che Mara Venier a Domenica In sia riuscita a trovare una formula giusta per raccontare questo periodo”.

Tornando alle teche, cosa le piacerebbe rivedere?

“Magari i Promessi Sposi del Trio. Ne parlavo poco tempo fa con Teresa Marchesini, la sorella di Anna. Sarebbe bello rivedere quelle puntate. Così come sarebbe curioso tornare a raccontare Specchio Segreto di Nanni Loy, Comizi d’Amore di Pasolini, March di Alberto Arbasino, i programmi della Dandini o di Arbore, anche se in parte è stato fatto”.

Li riprogrammerebbe tali e quali ad allora?

“No, non li guarderebbe più nessuno. Io stesso mi annoierei a morte. Le puntate andrebbero smontate, frammentate, raccontate. Andrebbero rilavorate e spiegate alle nuove generazioni, come nello stile di Grazie dei fiori, per intenderci“.

Potrebbero risponderle che per questa missione di ricerca esiste già Rai Play.

“Non è la stessa cosa. 1,7 milioni di italiani non sarebbero mai andati su RaiPlay per rivedersi Mina nel giorno del suo compleanno. Sia chiaro, è una piattaforma meravigliosa e la direttrice Capparelli sta facendo un lavoro immenso, ma non gode di quel rito collettivo di cui gode la tv generalista”.

Rai 1