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Monologo a Dritto e rovescio, Montanini: “Il pubblico doveva ridere, è pagato per quello”

Giorgio Montanini torna sulla sua performance di una settimana fa a Dritto e rovescio: “Il pubblico doveva essere obbligato ad applaudire, è pagato per quello. Loro hanno danneggiato me, non il contrario”

pubblicato 15 Marzo 2019 aggiornato 30 Ottobre 2020 13:31

Stavolta nessun monologo comico. Alla seconda puntata, Dritto e rovescio accantona la parentesi leggera che all’esordio era stata affidata a Giorgio Montanini. Una performance che aveva fatto discutere per l’imbarazzo e il gelo provocato nel pubblico, che evidentemente ha convinto gli autori della trasmissione di Retequattro a non ripetere l’esperimento.

L’attore fermano, dal canto suo, aveva scelto la via del silenzio, evitando di commentare l’episodio nonostante le reazioni dei suoi fan, pronti a evidenziare come il contesto scelto non fosse idoneo per il suo tipo di comicità.

Il mutismo di Montanini si è però interrotto a distanza di una settimana, complice anche la presentazione di una tappa del suo spettacolo in Umbria.

Qual è la differenza tra un pubblico come quello che ci sarà a Perugia e quello di uno studio televisivo come a Rete4 o su Italia1 dopo Le Iene?”, domanda provocatoriamente Montanini.

A questo punto è lui stesso a rispondersi.

“A Perugia pagano un biglietto per vedermi, quelli in studio sono pagati. Già! I figuranti che vedete nelle trasmissioni sono spesso pagati, sempre pilotati al fine di ottenere un effetto positivo per la trasmissione.
Quando si mette in relazione la reazione del pubblico in studio con la riuscita o meno della mia performance, si compie un errore grossolano.
Quelli che avete visto gelati e inebetiti, sono parte integrante della trasmissione…quanto me e il conduttore.
Sono messi lì appositamente (pagati quasi sempre), devono assolvere al proprio compito.
Applaudire schiamazzare…e ridere se la trasmissione prevede la presenza di un comico.
Non è quello in studio il destinatario del mio monologo, ma il pubblico a casa…quello in studio serve a migliorare la resa del prodotto televisivo. Prodotto freddo e apatico.
Per creare calore empatia e partecipazione, le produzioni inseriscono un pubblico finto all’interno dello studio. Esistono persone che per lavoro si occupano proprio dei figuranti, dicono loro quando applaudire ridere schiamazzare.
Se una trasmissione mi chiama per fare un mio monologo, è compito di chi fa la trasmissione rendere il più efficace possibile il mio lavoro.
Come? Obbligando il pubblico ad applaudire e ridere a prescindere delle sue capacità cognitive.
DEVONO ridere. Stanno lì per quello, pagati per quello. Quando vedete un pubblico in studio che non fa il suo lavoro, è colpa di chi fa tv. Non la mia. Perché io faccio il monologo per quelli a casa.
Per avere una resa migliore, chi fa tv dovrebbe creare anche artificialmente un clima da club, un clima da live. Se non lo fanno, sono loro a danneggiare me…non il contrario.
Capite bene che se davanti a 1500 persone faccio il delirio, non è che davanti a 90 figuranti de Mediaset…me trasformo in Martufello. Siamo all’alba di una rivoluzione culturale per la comicità. Una comicità al passo coi tempi e in linea con tutti i paesi del mondo, è approdata anche in Italia.
I neofiti della tv devono farci i conti e imparare come mettersi a suo servizio per renderla il più efficace possibile per il pubblico a casa. La tv è un mezzo. Chi fa tv deve saper usare il mezzo”.

Montanini cita quindi Nemico Pubblico, l’unico vero show televisivo in cui lo stand-up comedian si è espresso al meglio.

“Nemico Pubblico aveva uno studio con pubblico esplosivo e caloroso. Era la mia trasmissione e sapevo come fare per rendere il più possibile efficaci i miei monologhi. Efficaci per la fruibilità del pubblico a casa. Se le trasmissioni televisive vogliono fare stand up satirica come la mia, si guardino Nemico Pubblico e imparino il modo per trasmettere il calore del live al pubblico a casa. Non è il mio lavoro…è il loro lavoro. Case Fucking Closed!”.