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Chef Rubio a Blogo: “Con Camionisti in Trattoria viaggio nell’Europa che accoglie”

La novità della terza edizione di Camionisti in Trattoria è lo sconfinamento in Francia, Spagna e Slovenia, ma c’è anche l’Italia che accoglie, da sempre protagonista dei viaggi di Rubio.

pubblicato 10 Marzo 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 23:23

Gabriele Rubini, o Chef Rubio se preferite, è instancabile, va detto. Non solo perché in poco meno di un anno ha macinato tre stagioni di Camionisti in Trattoria, di cui l’ultima al via proprio questa sera, domenica 10 marzo 2019, alle 21.25 su Nove (dopo due edizioni su DMAX), ma soprattutto perché Rubini è uno e più che trino. E’ uno che “si è mangiato il mondo”, come racconta nel viaggio fotografico “tra storie, cibo e persone” pubblicato da Rizzoli; è testimonial e partner di tante diverse iniziative sociali, che vanno da Amnesty International alla comunità di Sant’Egidio, spazia dalla tutela della dignità umana alla salvaguardia dell’ambiente (e ultima in ordine di tempo è il lancio del Censimento Arboreo del Parco Cavallo Pazza Roma). E ancora, una declinazione della sua passione per il racconto, per la scoperta del mondo da suo ‘punto di vista’ (nome che non a caso ha dato a una sezione del suo sito), passa per la televisione, che lo vede protagonista come da anni di format originali e sempre interessanti, dal cult Unti e Bisunti a E’ uno sporco lavoro, da Rugby Social Club a Camionisti in trattoria. 

Ed è proprio del nuovo ciclo di Camionisti in trattoria che abbiamo avuto il piacere di parlare con lui. Chef Rubio torna con otto nuove puntate che lo vedono esplorare, dalla cabina di un Tir, tre storie di vita vissuta su gomma e altrettante esperienze culinarie nei posti più tipici e gustosi scelti dai camionisti per le loro pause pranzo. Un viaggio che questa volta parte dall’Umbria per proseguire lungo le strade di Lazio, Veneto, Calabria, Sicilia, Friuli prima di raggiungere per la prima volta anche destinazioni al di fuori dei confini nazionali, tra Slovenia, il sud della Francia (attraversando Provenza, Camargue e Aquitania) e parte della Spagna, dalla Catalogna all’Aragona. Un giro in Europa che permetterà di raccontare ancora altre sfaccettature del camionismo, ma anche degli italiani che sconfinano, di italiani che lavorano attraversando le frontiere, italiani – e non solo – tra il superamento di luoghi comuni e la prospettiva di ‘stranieri in patrie altrui’. Un aspetto, però, che non è particolarmente tematizzato nella serie, come ci racconta lo stesso Rubio: la chiave dei suoi viaggi resta quella della semplicità, sottolinea. Ma sappiamo anche molto bene che la semplicità è la cosa più complicata da mettere in pratica e che anche il testo ‘apparentemente’ più semplice può essere ricco di sottotesti, implicazioni, esempi tanto più efficaci perché meno evidenziati. Ma questa è un’altra storia.

Terza stagione di Camionisti in Trattoria in meno di un anno, con passaggio da DMAX a Nove: segno di affetto da parte del pubblico e di stima da parte del gruppo Discovery, direi.

Beh, sono sei anni che faccio di tutto con e per Discovery: non ci  trovo nulla di sensazionale nel passaggio… diciamo che era una questione di tempo. Dal mio punto di vista non è importante la rete, ma come si lavora e se si continua a lavorare vuol dire che lo si sta facendo bene. E’ questo quello che conta… il dove non è importante.

A proposito di ‘dove’, l’ultima volta che ci siamo sentiti parlammo della possibilità di seguire i camionisti al di fuori dei confini nazionali…

… e questa volta infatti siamo andati in Francia, in Spagna e in Slovenia. Abbiamo seguito le tratte che i camionisti stessi ci hanno detto essere le più frequenti per loro. Da qui la scelta. Abbiamo tradotto in immagini quello che tanti protagonisti anche delle scorse edizioni ci avevano raccontato del loro lavoro.

Un giro d’Europa che capita in un periodo peraltro particolare, in cui l’idea di comunità è in bilico, nella stagione delle Elezioni Europee: insomma, una circostanza che può essere vista anche molto ‘simbolica’.

Beh, è sempre molto paradossale come si possono raccogliere consensi in ambito europeo senza presentarsi mai in Europa, cosa che la dice lunga sulla serietà di certe persone (ogni rifermento a politici vari non è puramente casuale, ndr). L’Italia non è mai stato un Paese particolarmente unito, ma si è sempre distinto per la sua fraternità condivisa con il Mediterraneo. Ultimamente si è un po’ indurita e speriamo che ritorni quella che tutti conoscono e che hanno sempre visto come un punto di riferimento nel Mediterraneo e non un handicap del Bacino. Non posso che sperare in tempi migliori e non so quanto sarà lunga questa ‘pausa’.

Cosa ti ha colpito di più in questo tuo viaggio in Europa?

L’aglio, sicuramente! (e si ride) No, ma davvero! Ne abusano. E te lo dice uno che con l’aglio ci farebbe tutto, ma loro riescono a superare anche la mia immaginazione. Ma è una cosa interessante, eh. A parte questo, mi colpisce sempre l’estrema professionalità e l’estrema qualità anche nelle piccole cose che ti presentano: che poi siano più o meno buone è anche molto soggettivo, ma è ammirevole l’impegno che ci mettono per far stare bene le persone che si fermano nel loro locale.

L’accoglienza prima di tutto, insomma…

Sì, ma in ogni posto in cui siamo stati, siamo stati sempre accolti e trattati benissimo e soprattutto non hanno mai fatto mancare la qualità, indipendentemente dalla ‘fascia’ di appartenenza del locale. Si nota nelle piccole cose, come dicevo.

8 nuove puntate, 24 nuove storie di camionisti e camionismo: ce n’è una che ti ha ‘segnato’ di più, non tanto ‘colpito’?    

Devo dire che questa volta mi è piaciuta l’idea di poter ascoltare storie di camionisti non solo italiani, ma anche adottati dalla viabilità nostrana. Mi viene in mente un ragazzo romeno, da 14 anni in Italia, talmente ligio alle regole da sembrare svizzero, in barba a tutti i luoghi comuni che resistono sulle persone dell’Est Europa. Molti dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di parlare di tanti che vengono in Italia e fanno davvero la differenza con il loro lavoro.

E poi andando all’Estero gli stranieri saremo noi, no? Saranno i camionisti italiani ‘gli altri’, quelli che varcano le frontiere…

Beh, diciamo che questo sottile messaggio pedagogico che speravo si comprendesse anche nelle precedenti stagioni viene un pochino  trascurato e non so quanto davvero possa venire fuori nelle nuove puntate. Quel che emerge è l’attaccamento smisurato dell”italiano all’estero’ per quello che è italiano’ che si manifesta anche in una certa goffaggine nell’andare oltreconfine, nel non apprezzare quel che c’è al di fuori del nostro orticello. Diciamo che la prospettiva di cui parli si deve saper intelligere, non è apertamente tematizzata. In ogni caso c’è sempre leggerezza anche nel raccontare l’approccio dell’italiano con i piatti di altre cucine, che poi essendo buoni non possono essere criticati più di tanto… Ma quello che ci interessa, come sempre, sono le storie che raccontiamo. Poi tra le righe può venir fuori quell’atteggiamento un po’ campanilista dell’italiano rispetto alla propria regione, alla propria cucina, alle proprie tradizioni, ma resta lì, sullo sfondo.

Come suggerisce il promo di questa terza edizione, Camionisti in Trattoria resta una caccia ai tesori custoditi dalle tradizioni delle cucine popolari, insomma.

Ma sì, anche se quella della caccia al tesoro è giusto un concept promozionale: di fatto con questa terza stagione abbiamo ripreso il giro per l’Italia recuperando le regioni rimaste finora fuori dal racconto e poi siamo andati all’estero.

Il ‘Tesoro’ di Camionisti, però, è ricco di cose: da una parte c’è un’Italia laboriosa che di solito non viene raccontata, insieme alla fatica del camionismo; dall’altra la tradizione dei territori, l’accoglienza, la professionalità della ristorazione, la condivisione che passa per il cibo…

Sì, c’è tanto, ma la chiave resta la semplicità, quella semplicità che riesce sempre a sorprendere, senza tanti arzigogoli. I punti fondamentali restano il piacere di stare insieme a tavola in una trattoria e il racconto della solitudine dei viaggi, la difficoltà di una vita su gomma. Sono talmente tante le storie dei camionisti, tutte diverse, che non ci siamo ancora annoiati di raccontarle. E poi tanti altri spunti nel racconto arrivano dal modo in cui i vari protagonisti si interfacciano con me e con le trattorie che visitiamo. La cosa che mi fa piacere è che tante persone che non appartengono al mondo del camionismo si sono appassionate alla serie, si siano incuriosite e abbiano scoperto un altro mondo.

Quarta stagione già in lavorazione?

No. Al momento stiamo girando tutt’altro e speriamo di mandarvi a putt@ne il cervello in autunno… Non c’è ancora un titolo, non c’è ancora una forma concreta di questo progetto, dobbiamo capire ancora bene le potenzialità, ma non faremo brutta figura. Stiamo lavorando per voi.

Sempre per Discovery?

Sempre per Discovery: qui ho sempre avuto molta libertà. Ma ne saprete di più prossimamente. E non vediamo l’ora di sorprendervi.

 

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