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Caos American Gods, senza showrunner e senza finale, vedremo mai la seconda stagione?

La produzione della serie tv Starz (in Italia su Prime Video) sarebbe una lotta tutti contro tutti: lo showrunner sarebbe stato allontanato e sette proposte per il finale di stagione sarebbero state scartate

pubblicato 13 Settembre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 08:38

Prosegue il caos nel mondo di American Gods. Un caos produttivo, non organizzato e soprattutto creativo che sicuramente non fa il bene della serie tv.

L’atteso adattamento del romanzo di Neil Gaiman dopo la prima stagione della tarda primavera del 2017, che è stata per lo più un prologo delle vicende fino all’esplosione del finale di stagione, è precipitata nel baratro. Secondo quanto riporta The Hollywood Reporter, la situazione al momento vedrebbe la produzione sospesa, gli attori infastiditi e uno showrunner allontanato ma non ufficialmente licenziato.

Jesse Alexander è stato chiamato nei mesi scorsi a ricoprire il ruolo di guida della serie tv dopo che Michael Green e Bryan Fuller furono licenziati dal progetto principalmente per contrasti creativi e di budget con la produzione Fremantle e Starz (in Italia la serie è su Amazon Prime Video). American Gods è una serie complessa, fortemente serializzata, in cui è fondamentale mantenere lo spirito del libro senza tradirlo ma trovando una propria formula narrativa.

L’eredita di Fuller, sempre bravo a caratterizzare e rendere riconoscibili le proprie opere (da Pushing Daisies a Hannibal) non era facile. Alexander si era imbarcato nell’avventura e nonostante la defezione di Gillian Anderson, la produzione era iniziata e tutto sembrava procedere per il meglio. Fino a quest’ultima notizia di The Hollywood Reporter.

Sebbene la ricostruzione del sito USA sia stata smentita dal rappresentante legale di Jesse Alexander, sembra che da circa un mese sia stato chiesto all’autore di non lavorare più alla serie. Di fatto Alexander sarebbe stato allontanato ma non licenziato né rimpiazzato. Sembra che una volta allontanato Alexander, la produzione avrebbe promosso un altro che però avrebbe mollato subito. Alexander non sarebbe più lo showrunner e lo sceneggiatore di American Gods e non sarebbe più coinvolto in alcun aspetto creativo dello show. Secondo altre fonti sarebbe relegato a curare aspetti marginali della produzione. Con questo stratagemma Fremantle avrebbe voluto evitare la cattiva pubblicità che l’ingaggio in corsa di un nuovo showrunner avrebbe portato.

Secondo quanto si apprende Starz e Fremantle avrebbero rifiutato ben sette bozze di sceneggiatura dell’episodio finale della seconda stagione presentate da Alexander. E a quel punto sarebbe scattato l’allontanamento. La produzione della seconda stagione, già in ogni caso in ritardo, sarebbe nel caos e le indiscrezioni si rincorrono tra chi riporta che il cast non avrebbe ricevuto alcuna sceneggiatura del finale e chi sostiene che avrebbero avuto una bozza provvisoria. In ogni caso l’episodio  finale non è in produzione, a differenza di quanto originariamente previsto, e si starebbe procedendo con il rigirare alcune scene dei primi episodi.

The Hollywood Reporter ha raccolto le reazioni anche delle varie parti coinvolte. Alexander avrebbe semplicemente commentato dicendo “stiamo lavorando per dare ai fans quello che meritano e desiderano“. Sembra che le tensioni tra Fremantle e Starz sarebbero sempre più forti e tra le cause ci sarebbe la voglia di Neil Gaiman di prendere in mano lo sviluppo della serie.

Gli attori avrebbero preso in mano le sceneggiature riscrivendo intere parti e Fremantle, il cui obiettivo a inizio stagione era contenere il budget, starebbe spendendo a più non posso pur di finire la stagione. Ovviamente in queste condizioni American Gods non tornerà in onda prima del 2019.

Da Starz hanno commentato la vicenda dicendo che “American Gods ha una mitologia complicata e ricca e uno stile unico che la rendono tra le produzioni più ambiziose per la tv. […] Siamo convinti che quando i fan vedranno le prime immagini della seconda stagione al Comic-Con di New York concorderanno che l’attesa non è stata vana“. Fremantle ha appoggiato la dichiarazione di Starz ribadendo la passione del cast e dello staff verso il progetto.

Una fonte che conosce bene tutte le vicende dello show ha dichiarato a The Hollywood Reporter che il problema grosso di tutta questa produzione è che “ci sono tante persone ciascuna con una visione diversa di come il libro sarebbe dovuto diventare una serie tv.” I contrasti della prima stagione, sfociati con i licenziamenti di Green e Fuller, sarebbero peggiorati con la seconda.

Starz avrebbe lasciato a Fremantle la guida della serie, ma la casa di produzione si occupa per lo più di reality e programmi tv, quindi si sarebbe trovata in difficoltà a gestire un mondo seriale così complesso da tutti i punti di vista.

Recentemente Stefanie Burk, considerata da più parti come la colla che teneva insieme tutte le diverse parti del progetto, ha lasciato Fremantle per sposarsi a Film Nation. E i contrasti sulla gestione tra Fremantle e Starz sarebbero cresciuti. Inoltre Fremantle, aveva un accordo con Neil Gaiman di prima scelta sui suoi progetti (scaduto a inizio 2018), e provava ad accontentarlo il più possibile.

Non essendo però sempre presente sul set o negli uffici, e dovendo anche gestire Good Omens (di Amazon), Gaiman non ha preso direttamente in mano la serie. Alexander sarebbe stato proprio scelto da lui come suo braccio operativo, soprattutto dopo che molti altri autori rifiutarono preoccupati di prendere in mano un lavoro così caratterizzato dalla mano di Fuller e Green. E Alexander si sarebbe proprio scontrato fin da subito con l’ombra di Fuller e Green, con membri del cast e dello staff che preferivano seguire quanto fatto in passato piuttosto che adeguarsi alle sue idee.

Fremantle pensava di poter controllare Alexander più di quanto non fosse riuscita a fare con Fuller e Green e Gaiman aveva apprezzato l’approccio di Alexander alla materia, più vicina al libro di quanto non avessero fatto in passato i due precedenti autori. Al punto che pare che Gaiman fosse molto infastidito della gestione precedente della serie. Tra l’altro Fuller e Green avevano già scritto sei episodi della seconda stagione prima di essere licenziati, materiale che non è stato poi usato.

Fin dalle prime letture dei copioni ci sarebbero stati contrasti tra la visione di Alexander (e di Gaiman ci verrebbe da aggiungere) e quella degli attori. Sul set ogni giorno ci sarebbero state aggiunte e modifiche. Dopo che diversi attori hanno iniziato a scrivere di proprio pugno parti di dialogo, la produzione avrebbe deciso di inserire tra gli sceneggiatori Orlando Jones (Mr Nancy), un attore che è anche iscritto al WGA, il sindacato degli sceneggiatori, per non aver problemi in seguito visto che gli attori hanno violato le regole scrivendo parti di sceneggiatura senza riconoscimenti.

Anche Starz sarebbe insoddisfatta. La visione di Alexander avrebbe reso American Gods molto più convenzionale mentre il canale cable, a differenza di Fremantle e Gaiman, preferiva le atmosfere e il tono ipnotico di Fuller e Green. Starz addirittura troverebbe diversi episodi scadenti, poveri, troppo semplici per un canale cable premium e per questo molte scene sono state girate più volte.

Se la prima stagione aveva sforato il budget di 30 milioni, una fonte rivela che quanto risparmiato rispetto alla visione di Fuller e Green sarebbe stato speso per rigirare scene e migliorare la nuova visione dello show.