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Milo Infante a Blogo: “Torno in tv: la gente mi vuole ancora bene”

Milo Infante intervistato da Tvblog alla presentazione dei palinsesti Rai.

pubblicato 9 Luglio 2018 aggiornato 2 Novembre 2020 10:11

Sarà un piacere, dal 21 ottobre, ritrovare Milo Infante su Rai 2. Il conduttore e giornalista avrà un piccolo spazio, la domenica mattina alle 10, con un programma nato da una sua idea: Generazione Giovani è il titolo. Ma tanto basta per dargli il bentornato dopo anni di lontananza (non certo una sua scelta) dal piccolo schermo. Il suo ultimo programma risale al 2015, e anche dal 2011 al 2014 era stato messo in panchina dopo essersi ribellato alle liste di proscrizione e al demansionamento quando ancora conduceva il programma Pomeriggio sul 2 con Lorena Bianchetti: i giudici gli hanno dato ragione con quattro sentenze a suo favore, mentre il pubblico continua a ricordarlo con grande affetto per i fasti de L’Italia sul 2 (portata al successo con Monica Leodreddi).

Milo, lo vivi come un ritorno?
“Io non me ne sono mai andato, ci sono sempre stato. Semmai non ho potuto lavorare. Sicuramente è un ritorno alla conduzione di un programma, che tra l’altro ho proposto io: è un onore e una sfida che mi sono assunto in prima persona con una brava squadra di professionisti praticamente tutti interni Rai”.

Come sarà Generazione giovani?
“Sarà talk fatto dai ragazzi, da noi potranno confrontarsi con l’attualità e il mondo che li circonda. Spesso i giovani in tv vengono ridicolizzati attraverso le loro esagerazioni o certi temi, come per esempio il bullismo, vengono cannibalizzati. In questo caso noi ribaltiamo la prospettiva: saranno proprio loro a raccontare il loro mondo. Tratteremo tutti i temi, anche quelli più antipatici che in tv trovano meno spazio. Sarà una sfida nella sfida per la collocazione difficile, la domenica mattina alle 10, e per la mancanza di diretta che renderà più difficile l’interazione con i social network”.

Generazioni Giovani partirà dall’idea di Senza Peccato o Generazioni?
“Partiamo dalle esperienze passate e da quegli errori. Faremo in modo che i ragazzi si raccontino. Non ci saranno i tuttologi, i giovani in studio cambieranno in base al tema della puntata. Mi interessano i ragazzi che hanno una storia vissuta in prima persona da raccontare, non mi interessano i “giovani mostri” che discettano su tutto. In più daremo una vetrina a chi ha talento: la sigla, ogni settimana, sarà cantata da una band a rotazione (anzi, è già possibile candidarsi), mentre in ogni puntata ci saranno dei writer provenienti da scuole di arte che rappresenteranno con la loro arte l’argomento della puntata. Credo sia una bella occasione per farsi conoscere”.

Il vostro target di riferimento qual è? Andando in onda la domenica mattina difficilmente ci saranno dei giovani davanti alla tv.
“Hai dato tu la risposta. Quando abbiamo fatto lo spot di presentazione, i sei giovani scelti ci hanno chiesto il giorno di messa in onda. Appena hanno saputo della domenica mattina è calato il silenzio, poi una ragazzina si è fatta coraggio: ‘Ma guardate che noi a quell’ora dormiamo’. Andrea Fabiano, il direttore di Rai 2, è stato molto coraggioso perché ha appoggiato un’idea sulla carta difficile: non mi aspetto i grandi ascolti proprio perché è una fascia particolare, però è giusto sperimentare nell’ordine del servizio pubblico. A me il quizzettino o la stupidatina ormai ha nausato: la Rai deve fare una scelta di campo e decidere se continuare a rincorrere la tv commerciale o fare una televisione di servizio”.

Dagospia scrive che sei in grande rilancio e che non ti fermerai qui. Confermi?
“Purtroppo non è vero, anche se mi piacerebbe fosse il contrario (ride, ndr). E’ stata creata una struttura, che mi hanno affidato, che è quella dei programmi a carattere sociale e inchieste. Ma al momento l’unico impegno previsto è con Generazioni. Se quello di Dagospia è un augurio, lo accolgo”.

Wikipedia, invece, dice che dal 2018 lavori al montaggio del Tg5. Una fake news?
“(ride, ndr) No, no. Che io sappia no. Sono un interno Rai: dal 2010 sono caporedattore di Rai 2, da aprile 2018 sono responsabile dell’unità produttiva – che è il vecchio “capostruttura” – programmi a carattere sociali e inchieste di Rai 2 appunto”.

Non ha altri progetti la tua struttura?
“Ne ho tanti di progetti, però al momento sono rimasti sulla carta. Ho fatto una serie di proposte ed è stato accettato Generazioni. Questa è l’unica unità produttiva nata a Milano, mi auguro che possa avere altri programmi da produrre. La televisione ha bisogno di programmi di un certo tipo, e anche Milano ha bisogno di tornare a ospitare programmi di questa fattispecie”.

Hanno scritto che eri caduto in disgrazia, è così?
“Affatto. C’è una nuova generazione di titolisti ‘alla Notte’, e lo dico con affetto perché c’ho lavorato. C’è stato un momento in cui il giornale La Notte, nella versione che poi ha chiuso, titolava ‘Morto con la testa schiacciata sull’asfalto in un mare di sangue’ a caratteri cubitali, poi in piccolino ‘Gattino a Sesto San Giovanni’. Però la gente si precipitava a comprare il giornale. C’è anche chi ha scritto che è un ritorno di cui se ne poteva fare a meno: legittimo”.

Eppure L’Italia sul 2 è ancora ricordata con affetto dai più. O sbaglio?
“Sono entrato in Rai nel 2003 e ho condotto una trasmissione con Monica Leofreddi che dall’11% di share è arrivata a picchi del 28%. L’ultima stagione vera, quella nella quale ci siamo divisi la trasmissione con Caterina Balivo e Lorena Bianchetti, è arrivata a una media del 16/17%. Quando non mi hanno fatto più condurre la trasmissione è durata 40 giorni e poi ha chiuso. Posso rinfacciarmi qualcosa? Gli altri dicono, e io posso confermare, che le mie trasmissioni sono sempre andate bene e hanno fatto dei buoni ascolti. Oggi i dati di ascolto sono senz’altro diversi rispetto a qualche anno fa, è cambiato il panorama televisivo, però non c’è la prova contraria. Se io avessi continuato a lavorare e avessi portato la trasmissione al 4% avrebbero potuto dire ‘Milo Infante ha distrutto la trasmissione’, ma oggi questo nessuno lo può dire”.

Quindi l’affetto del pubblico è scemato in questi anni?
“Faccio la spesa tutti i giorni: ho il riscontro della gente reale, non solo di quella sui social. C’è un affetto attorno a Monica Leofreddi e attorno al sottoscritto davvero importante. Poi non necessariamente questo affetto si trasformerebbe in ascolti televisivi, soprattutto quando sei lontano dal piccolo schermo da cinque anni: la gente ti perde di vista. Ci vuole tanto tempo per rientrare, fai fatica a riconquistare il loro seguito e la loro fiducia. Ma non credo di essere stato dimenticato, semplicemente il pubblico si è affezionato ad altri conduttori più presenti di me ed è giusto che sia così”.

Cosa ti piacerebbe fare oggi?
“Non scalpito per rubare il posto di nessuno, però in programmi come La Vita in Diretta o UnoMattina mi vedrei bene: quella è la tipologia di programmi adatta per me. Con grande dispiacere in questi anni ho visto tanti programmi di informazione con risultati non sempre all’altezza e perlopiù affidati ad esterni. E’ chiaro che un po’ di amarezza rimane, siamo umani. Quest’anno, però, a La Vita in Diretta ci sarà Tiberio Timperi che è un numero uno, un grande professionista e una bella persona. Stessa cosa per UnoMattina“.

Di Maio dice che vuole via i raccomandati dalla Rai. Potrebbe arrivare un nuovo vento?
“Credo che la frase di Di Maio sia stata estrapolata. Diciamo: via i raccomandati da ovunque, dalle scuole alle istituzioni? Io non posso che esserne d’accordo. Ma non lo faccia come manifesto solo sulla Rai, perché sarebbe facile. Lo faccia per dare un’occasione ai giovani. Comunque c’è raccomandazione e raccomandazione. Se domattina mi chiedessero ‘Conosci un bravo giornalista?’ io dovrei rispondere di sì e dovrei fare un nome di una persona che possa portare un valore aggiunto all’azienda. Se poi questa persona si dovesse rivelare un incapace mi devono poter licenziare per giusta causa. Questa è la meritocrazia. Quando mi hanno chiamato in Rai, prendendomi dalla direzione di Antenna 3, il programma dal 10% ha cominciato a salire fino ai risultati che conosciamo. Posso dire di aver pagato il debito con chi mi ha dato la possibilità di lavorare in Rai? Credo di sì, ho ripagato l’azienda con i risultati. Bisogna mandare via quei raccomandati incapaci e parcheggiati dai politici (ma attenzione che le raccomandazione non arrivano solo dalla politica)”.

La causa ha sicuramente influenzato il tuo percorso in Rai: ti eri ribellato alle liste di proscrizione e le sentenze hanno poi confermato la discriminazione e il demansionamento mentre eri in onda. Oggi, dopo quello che è successo, rifaresti tutto?
“Me lo sono chiesto tante volte in questi anni, sai? Forse oggi a mio figlio consiglierei di girarsi dall’altra parte e far finta di niente. Così anche io avrei continuato a condurre trasmissioni di medio successo, a guadagnare molto di più di adesso, senza perdere anni di vita e occasioni. Però io lo rifarei tutte le volte perché solo così posso guardarmi allo specchio con serenità. Un giornalista deve avere la schiena dritta e deve dare il buon esempio, anche rischiando sulla propria pelle”.

Generazione Giovani, la scheda

Giovani protagonisti del dibattito, chiamati a raccontare il loro mondo, il loro modo di affrontare le sfide che la
società impone, il rapporto con i genitori le difficoltà che quotidianamente incontrano. Un confronto aperto, schietto e soprattutto positivo, che sappia coinvolgere e mettere a confronto tutte le generazioni, di oggi e di ieri, nel rispetto delle reciproche sensibilità. “Generazione Giovani” si sviluppa attraverso un dibattito in studio che vede 20 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni confrontarsi con i temi propri del sociale, della scuola e della famiglia. Ma non mancheranno anche i ragazzi più giovani, gli adolescenti, spesso i più difficili da comprendere e seguire in quel momento straordinario che segna il passaggio in quell’età che i genitori tanto temono. A seconda delle puntate saranno coadiuvati nel dibattito da quelle personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e del sociale in cui loro stessi si riconoscono. Grande importanza, nella costruzione del programma, rivestiranno i social network, sia nella fase preparatoria sia in quella di commento, con possibilità per gli utenti di intervenire anche con propri video amatoriali, proposti in totale autonomia tramite i social o direttamente in trasmissione.