Home Notizie Sandro Piccinini a Blogo: “La Champions mi mancherà, dopo 30 anni a Mediaset non vado in Rai o a Sky. Enrico Varriale tifoso del Napoli”

Sandro Piccinini a Blogo: “La Champions mi mancherà, dopo 30 anni a Mediaset non vado in Rai o a Sky. Enrico Varriale tifoso del Napoli”

“Se fossi un direttore di Rai o di Sky onestamente non andrei a prendere il simbolo della concorrenza, mancherei di rispetto ai miei giornalisti…”

pubblicato 18 Maggio 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 00:37

Liverpool per la Champions, Inter per il quarto posto, Crotone in Serie B. Questi i pronostici di Sandro Piccinini a poche ore dall’ultima giornata di Serie A. Blogo ha intervistato lo storico telecronista di Mediaset che tra qualche giorno partirà alla volta di Kiev per raccontare in diretta su Canale 5 la finale di Champions League tra Real Madrid e Liverpool (con lui ci sarà la seconda voce Aldo Serena), in programma sabato 26 maggio. Sarà la sua 17esima finale di Champions, sarà la sua ultima finale di Champions.

Per la prima volta, dopo molti anni, hai vissuto da spettatore il campionato di Serie A. Dal punto di vista televisivo come ti è parsa?

Non ho visto grandissime novità e ho approfittato per viaggiare, ho fatto il turista.

Da spettatore sei soddisfatto di come viene raccontato il calcio in tv?

Gli eventi vengono raccontati bene, manca, invece, un approfondimento che sia un po’ divertente ma al tempo stesso di sostanza.

Pensi a qualcosa tipo il Quelli che il calcio di Fazio?

No, lì siamo sul fronte spettacolo e il Quelli che il calcio di oggi è fatto bene. Penso, invece, alla domenica sera, che potrebbe essere fatta un po’ meglio, in maniera più accattivante. Fanno un buonissimo lavoro, ma è di routine.

Insomma, qualche puntata della Domenica Sportiva te la sei persa senza troppi rimorsi mi pare di capire…

Da qualche anno, e non da quest’anno per il fatto che non abbia fatto le telecronache, tutto quello che c’è dopo l’evento mi annoia. In realtà iniziai ad annoiarmi già dalle ultime puntate di Controcampo (ride, Ndr). È la mia natura, mi rendo conto che per i tifosi il dopo partita è comunque affascinante, ma oggi l’80% di quei programmi vive sulla moviola e questo mi annoia veramente tanto.

Potresti quindi proporre un nuovo Controcampo?

Di idee ne ho tante, ma fare una trasmissione è diverso dal fare una telecronaca. Per la telecronaca ti ingaggia qualcuno e tu vai, per la trasmissione devi interagire con mille situazioni, con l’editore che abbia voglia di investire, che ti dia i mezzi e una collocazione adeguata, e con tutti i vari direttori. Negli ultimi anni queste condizioni, almeno io, non le ho viste mai.

La tua recensione di Tiki Taka, condotto da Pierluigi Pardo.

L’ho seguito poco, va in onda molto tardi. Il dopo la domenica non mi affascina, figurati il lunedì! Lo trovo un po’ distante dagli eventi. Per quel poco che ho visto, Tiki Taka rispecchia lo stile e la personalità del conduttore, è una scelta rispettabilissima della trasmissione. Non sarebbe nelle mie corde, ma è una trasmissione che è giusto che abbia il suo spazio.

L’anno prossimo farai telecronache?

Non voglio fare come i calciatori che a maggio non dicono dove si trasferiscono… Ma è davvero un mistero, ci sono troppe cose in sospeso. Quindi non lo so…

Cosa c’è in sospeso?

I diritti tv, il contenzioso Sky-Mediapro, non si sa neanche se andranno in onda le partite. Quindi non so cosa farò. Quello che so è che dopo il Mondiale (che Mediaset, per la prima volta nella sua storia, trasmetterà in esclusiva da giugno, Ndr) vado a Londra, la mia seconda casa, e mi sdraio.

Dopo Real Madrid-Juventus su Twitter hai scritto: “Ora che ci penso, a cena finita, è stato l’addio al Bernabeu. Mai partite banali qui. 50? 60? Non ho tenuto il conto, ma le emozioni che mi ha regalato questo stadio me le porterò dentro per sempre. W la Champions”. È un addio alla Champions?

Il tweet è una costatazione, non una rivelazione. La Champions non ce l’abbiamo più noi, ma Sky, che ha 200 telecronisti…

La Rai trasmetterà una partita in chiaro il mercoledì…

Ma anche la Rai ha i suoi telecronisti; se io fossi un direttore di Rai o di Sky onestamente non andrei a prendere il simbolo della concorrenza, mancherei di rispetto ai miei giornalisti. Io non lo farei. E poi – lo dico senza voler fare il Totti o il Del Piero – dopo 30 anni nella stessa azienda non ho voglia di andare a Sky o in Rai, non mi ci vedrei. Magari, se un giorno, tra tre anni, arriva un nuovo editore, un nuovo gruppo televisivo… un Amazon, un Google, un Facebook, allora, se non ho cambiato vita, faccio ancora in tempo a fare un giro.

Poniamo che la situazione rimanga quella prevista, ossia che Mediaset non abbia i diritti per trasmettere nessuna partita di calcio: tu continueresti a lavorare in questo ambito magari in un’altra veste, per esempio dietro le quinte?

Nel 1996 conducevo Italia 1 Sport il sabato sera, Italia 1 Sport la domenica sera e Guida al campionato la domenica mattina su Italia 1. Tutte e tre le trasmissioni andavano benissimo, io ero un dipendente dell’azienda, guadagnavo bene, facevo le telecronache su Canale 5, mi avevano offerto il ruolo di caporedattore. Una mattina mi sono alzato e mi sono dimesso. Tornai a collaborai con TeleRoma. Da allora ho capito che preferisco fare il freelance e non il dipendente. Dal 1996, sono passati 22 anni, ho sottoscritto solo contratti annuali. Se mi avessero detto ‘firmi un contratto per fare per 10 anni Controcampo?’, avrei risposto di no, perché la routine mi ammazza. E invece l’ho fatto per 10 anni, rinnovando però di anno in anno il contratto. Io faccio così: valuto di anno in anno.

Quindi, tornando alla domanda…

Quindi alla fine della stagione valuterò le eventuali proposte. Se ci sarà qualcosa che mi diverte… lo farò. Anche in un’altra veste, ma dipende dalle proposte.

E le proposte ti sono arrivate?

Su questo mi avvalgo della facoltà di non rispondere (ride, Ndr).

Due anni fa a Blogo dichiarasti: “La telecronaca si può fare finché si ha la lucidità fisica, non c’è un limite. Fino ai 60, 61, 62 anni. È una questione fisica, non solo di vista. È una questione di riflessi”. Ad aprile hai compiuto 60 anni…

Dal punto di vista fisico sto bene, in telecronaca mi diverto ancora. Non metto limiti alla Provvidenza. Posso anche fare un triennio sabbatico e poi fare l’ultimo giro.

Torniamo al Bernabeu. Il tuo collega Mino Taveri è stato allontanato dalla tribuna stampa per aver sventolato una banconota in protesta con le decisioni arbitrali. Il giorno dopo ha chiesto scusa pubblicamente.

Era dietro di me, non ho capito subito cosa stessa succedendo. A caldo pensavo ce l’avessero con Juve Channel, che però non credo neanche fosse presente lì. Durante la telecronaca l’ho anche detto che c’era del subbuglio, perché stavano strattonando il bancone della tribuna stampa. Ho capito subito che non ce l’avevano con me. Sono stati momenti concitati.

Tu hai mantenuto la calma.

I 60 anni aiutano.

Mino Taveri non ne ha molti di meno.

In quel momento non stava lavorando, si è lasciato prendere dall’entusiasmo della partita.

In telecronaca hai detto subito che il rigore contro la Juve c’era. Spesso nelle telecronache italiane in Europa questo non accade…

(ride, Ndr). Vedo che sei abbastanza attento. Beh, sì, è così, ma questo coinvolge anche i giornali. Un telecronista in una partita così se segna Higuain deve usare un decibel in più di quelli che usa per un gol di Ronaldo. È giusto così, ma i fatti sono separati dalla partecipazione emotiva. Anche perché non stai facendo la telecronaca solo per i tifosi della Juve, ma per tutti.

Hai ribadito che il rigore contro la Juve c’era anche su Twitter. E alcuni utenti ti hanno associato a tuoi colleghi considerati da molti ‘antijuventini’, come Enrico Varriale e Maurizio Pistocchi.

Nei tweet precedenti magari i napoletani dicono che sono juventino. Fa parte dei social. Sono cresciuto a Roma, metà Roma mi dava del laziale, metà del romanista. Il telecronista non tifoso di volta in volta scontenta o accontenta qualcuno. Tu citi Varriale, ma lui è un tifoso del Napoli e per questo viene beccato dai tifosi della Juve. Nel mio caso, invece, questo tipo di critiche oscillano. E comunque non mi faccio influenzare. Quando facevo le radio locali romane i social non c’erano e prendevamo le telefonate in diretta, senza filtri. Arrivavano insulti pazzeschi, come sui social oggi. Uguale. Ma non ci mettevamo lì a discutere: si buttava giù la cornetta e si passava alla telefonata successiva. Oggi si dà troppa importanza agli haters, che vogliono solo visibilità. Vanno ignorati. E poi, a differenza delle accuse di essere anti interista o anti milanista, quella di essere contro la Juve mi fa sorridere perché ripenso a mio padre, vincitore di due scudetti proprio con la Juventus.. Forse i tifosi dovrebbero conoscere almeno la storia della propria squadra. Ma anche questo è il segno dei tempi. E dei social.

A proposito di Varriale, di recente ha litigato pubblicamente su Twitter con il collega Alessandro Antinelli.

Quello è un caso di uso distorto del social, però poi ognuno è libero di fare, anche perché qui si parla di professionisti di 50 anni. Di certo non devo essere io a dire loro come interpretare Twitter, ognuno risponde di se stesso.

Chi è il tuo erede nelle telecronache?

Mi piace lo stile di Massimo Callegari, lo trovo vicino al mio. Ha il timbro del telecronista, Non è asfissiante come numero di parole, riesce a dare ritmo senza parlare troppo, è preparatissimo, è professionale, non si lascia prendere la mano dal tifo. Ma i bravi professionisti sono tanti, dai miei ‘ragazzi’ Caressa e Marianella di Sky al mio amico Gianni Cerqueti in Rai. Il livello delle telecronache italiane è molto alto.

In Rai servirebbe lavorare un po’ più sull’identità dei telecronisti?

Gianni Cerqueti ha sempre avuto uno stile istituzionale, perfetto per la Rai. Ogni azienda ha uno stile editoriale, quello della Rai è sempre stato più distaccato e meno emotivo, sulla scia dei Martellini e dei Pizzul. Cerqueti, Rimedio, Bizzotto rientrano in questo schema. Sono professionali e molto preparati. Il resto rientra nel gusto personale dello spettatore.

Poniamo che tu dopo i Mondiali decida di smettere con le telecronache. Hai, però, la possibilità di rientrare per commentare una sola partita. Quale scegli?

La finale di Champions. Ne ho fatte 16, alcune con squadre italiane, alcune senza, ma la sensazione è sempre la stessa. C’è un clima diverso, c’è il brivido. La finale, tutta la Champions, mi mancherà.

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