Home Notizie Santoro si siede dalla parte dei giusti. Ma anche il Guardian diceva: «Il sorriso di Berlusconi suggeriva che pensasse di aver vinto un set, se non il match»

Santoro si siede dalla parte dei giusti. Ma anche il Guardian diceva: «Il sorriso di Berlusconi suggeriva che pensasse di aver vinto un set, se non il match»

Lungo monologo del conduttore che, a Servizio Pubblico, difende il proprio operato nella puntata con ospite Berlusconi.

18 Gennaio 2013 09:19

Non c’è niente da fare: l’ammissione di aver commesso un errore non è italica. Michele Santoro se l’è proprio presa per tutte le critiche che ha ricevuto dopo la puntata di Servizio Pubblico con Berlusconi.

E allora cos’ha fatto, ieri sera? Ha per caso riconosciuto che almeno una delle critiche che gli erano state rivolte fosse giusta? Ha ammesso che se ne sono arrivate così tante evidentemente qualcosa non ha funzionato? No. Anzi, ha aperto la puntata di Servizio Pubblico del 17 gennaio collocandosi di nuovo dalla parte dei giusti, dei duri e puri, delle vittime, quelle attaccate da destra e da sinistra, degli eroi, e ha esordito con un monologo che riprendeva la puntata scorsa, il cui succo era, più o meno noi sappiamo come si fanno le cose, voi ci criticate perché non abbiamo fatto le cose che volevate voi. Ma noi siamo giusti.

Attacca Corriere e Repubblica, Bersani e Monti. Dice che c’è «il fango di destra, ma c’è pure il fango di sinistra». Nega di aver fatto un favore a Berlusconi, se la prende con quelli che diffondono dati strumentali a sostenere una tesi (ovvero che l’apparizione a Servizio Pubblico sia stata portatrice di voti per Berlusconi. E’ ovvio che qualcuno avesse cavalcato la cosa anche quando non erano ancora disponibili dati. Ma era facilmente prevedibile. E’ il band wagon effect, signori), demolisce la stampa nostrana.

Poi dice che il Guardian, che è di sinistra ma non è incluso nella battaglia politica nostrana, ha detto cose di tutt’altro tenore. E lo cita.

Solo che il Guardian diceva anche altro, oltre a ciò che ha citato il giornalista. Per esempio (è solo uno stralcio, l’articolo completo è qui, ci sono anche le parti lette da Santoro, che pure ha fatto solamente una crasi)

«[…]he [Berlusconi, ndr] did succeed in infuriating Santoro to the point that the presenter refused to shake his hand. The broad smile that spread over the conservative leader’s face suggested he thought he had won a set, if not the match».

Traduciamo per i non anglofoni:

«Berlusconi è riuscìto a far infuriare Santoro al punto che il presentatore ha rifiutato di stringergli la mano. Il sorriso che si è allargato sul volto del leader conservatore ha suggerito che avesse pensato di aver vinto un set, se non l’intera partita»


Questo pezzo, nel monologo iniziale, non è stato letto.

E si è partiti da un assunto: che tutte le critiche giunte dopo la puntata fossero mosse da interessi strumentali. E’ falso. Lo posso dire perché almeno qui – non so altrove – avevo espresso fin da principio preoccupazioni e speranze.

Ci sono ancora critici che criticano pensando a quello che dicono e non al proprio tornaconto personale.

Negarlo e rappresentarsi come gli unici che stanno seduti dalla parte dei giusti appare, semplicemente, una difesa a catenaccio che non vuole guardare al di là della propria ristretta cerchia di tifosi plaudenti e che racconta una visione manicheista della realtà: da una parte ci sono i buoni (tutti quelli che la pensano nella maniera “giusta”. Quale sia, be’, la decide il guru di turno), dall’altra i cattivi (tutti gli altri).

Ci si dovrebbe rassegnare: quando si lavora con il pubblico possono arrivare gli applausi e poi la verdura marcia sul palco. Nel secondo caso, non è che il pubblico sia per forza prezzolato. Anche perché, altrimenti, qualcuno potrebbe sostenere che lo sia anche nel primo.

Giornalismo televisivo e politica, in Italia, hanno una cosa in comune: i big di entrambi i settori trasformano tutto in tifo.