Home Notizie Il ‘Corriere Economia’ analizza il fenomeno Sky: l’anno prossimo Murdoch supererà Rai e Mediaset per fatturato. Chi sarà il primo polo televisivo italiano?

Il ‘Corriere Economia’ analizza il fenomeno Sky: l’anno prossimo Murdoch supererà Rai e Mediaset per fatturato. Chi sarà il primo polo televisivo italiano?

Il CorriereEconomia di oggi, inserto del Corriere della Sera, ha redatto un interessante approfondimento sulla questione Italia-Rai-Mediaset-Sky che capita a fagiolo in un momento informativo piuttosto carente, dopo l’overbooking di notizie relative all’affaire tra il rinnovo di contratto tra la piattaforma di Murdoch e la tv di Stato. Ricordiamo che in ballo non c’è poco:

3 Giugno 2009 17:57

Rupert Murdoch Il CorriereEconomia di oggi, inserto del Corriere della Sera, ha redatto un interessante approfondimento sulla questione Italia-Rai-Mediaset-Sky che capita a fagiolo in un momento informativo piuttosto carente, dopo l’overbooking di notizie relative all’affaire tra il rinnovo di contratto tra la piattaforma di Murdoch e la tv di Stato. Ricordiamo che in ballo non c’è poco: la presenza nel bouquet Sky dei canali free (RaiUno, RaiDue e RaiTre, Rai4, la prossima Rai5, RaiStoria, RaiSportPiù, RaiGulp e RaiNews24) e di quelli RaiSat (RaiSat Extra, Prem1um, Cinema, Smash Girls, YoYo), è pericolosamente in bilico.

L’ultima richiesta di Viale Mazzini è stata formalizzata subito dopo le nomine: 1.5 miliardi di euro in 7 anni, cioè 215 mln di euro l’anno. Ma perché c’è tanta difficoltà nel formalizzare un accordo che non è mai sembrato in discussione prima di oggi? E perché potrebbe convenire sia a Rai che a Mediaset se Sky non dovesse più trasmettere i canali “free”? Sono le domande cui ha provato a rispondere l’inchiesta di CorriereEconomia.

Scrive Edoardo Segantini:

“In termini di fatturato, l’anno prossimo, secondo IT Media Consulting, Sky potrebbe superare Rai e Mediaset, diventando il ‘primo polo’ televisivo italiano. E forse il più concentrato sull’evoluzione dei gusti del pubblico. […] Ma nel cielo di Sky si addensano le nubi. La Rai potrebbe non rinnovare il contratto che la lega all’azienda guidata da Tom Mockridge, contratto in scadenza a fine luglio, che consente agli abbonati al satellite di ricevere le tre reti Rai e i canali Raisat. Il progetto dell’emittente pubblica, insieme a Mediaset e con una piccola quota di Telecom Italia Media, è infatti quello di lanciare un ‘secondo polo’ satellitare che partirà a luglio – Tivù Sat, la società presieduta da Luca Balestrieri – sfidando il monopolio di Rupert Murdoch.
Rinunciando a un super-veicolo come Sky, Viale Mazzini farebbe una scelta unica tra i servizi pubblici, che al contrario stanno cercando di utilizzare tutti i canali disponibili per raggiungere il pubblico ‘là dove si trova’ (le parole sono della manager della Bbc Caroline Thomson), e tanto più il pubblico della pay-tv, di alto valore pubblicitario per censo ed età.


[…]

‘Non so – dice ancora il vice presidente di Sky Italia Andrea Scrosati – quali piattaforme useremo nel 2015. Certo il 31 dicembre 2011 scade il vincolo che ci impedisce di trasmettere via digitale terrestre, quindi dal 2012 potremo usare anche quel canale. Il dubbio riguarda la sua capacità trasmissiva piuttosto limitata, soprattutto per trasmettere alta definizione. E noi sull’alta definizione puntiamo molto, tanto che in un anno prevediamo di raddoppiare i canali in HD’. L’altra piattaforma tecnologica è l’Iptv, cioè la tivù via Internet veicolata sui cavi telefonici. ‘Sky Italia – dice ancora Scrosati – ha fatto una scelta […] di offrire il proprio bouquet sulle tre Iptv nazionali, Telecom Italia, Fastweb e Wind. Lo sviluppo di questa piattaforma dipenderà da due fattori: il primo è ancora il gradimento del pubblico; il secondo è l’effettiva ampiezza di banda che gli operatori metteranno in campo e la conseguente qualità di trasmissione'”.

Faremo meglio, tutti, ad imparare presto questi nomi: Mockridge, Scrosati, soprattutto: un giovane che con le sue intuizioni (la più recente: “Fiorello Show”) sta cambiando per sempre il modo di fare televisione. Lui e gli altri presto o tardi saranno alla stregua di tanti altri che abbiamo imparato a riconoscere negli anni, i vari Masi, DelNoce, Mazza, eccetera, per non andare ancora più indietro fino a scomodare coloro i quali, più propriamente, inventarono, di fatto, la televisione.

Sempre nell’ambito di questo speciale approfondimento di CorriereEconomia, scrive Massimo Mucchetti, volendo andare un poco di più nello specifico economico di questa fondamentale azienda che è diventata Sky:

“La prima televisione a pagamento italiana, Telepiù, ha cominciato a trasmettere nel 1991. Da allora è stata una traversata nel deserto che ha annichilito quattro proprietà: la Fininvest e i suoi 9 soci della prima ora, il gruppo Richemont del sudafricano Johann Rupert, i francesi di Canal Plus e i franco-americani di Vivendi-Universal che Canal Plus avevano comprato. […] Finché, nell’aprile 2004, Telepiù è passata alla News Corporation di Rupert Murdoch, forse il più brillante e spregiudicato imprenditore internazionale dell’informazione e dell’intrattenimento multimediali. […]
L’amministratore delegato Tom Mockridge preferisce volare basso. Una Sky percepita come forte sarebbe motivo di preoccupazione per le tv generaliste. E chi si preoccupa poi reagisce. Come dimostra l’attuale resistenza della Rai all’offerta di Sky per avere i programmi di Raisat e RaiCinema per altri 7 anni. E come prim’ancora aveva dimostrato il governo Berlusconi aumentando l’Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%, una decisione che cancella un’agevolazione fiscale in precedenza richiesta dallo stesso Berlusconi. Togliendo a Sky i loro programmi, soprattutto quelli in chiaro, e trasferendoli sulla loro piattaforma a pagamento, TivùSat, Rai e Mediaset pensano di penalizzare la pay-tv di Murdoch e di dare un possente traino ai loro bouquet a pagamento, che sono, peraltro, solo quelli del Biscione.

Quindi quale futuro per Sky, in Italia? Padrone, osservatore o schiavo? Risponde ancora Mucchetti nel suo articolo:

“Sky oggi ha 4,8 milioni di abbonati e dice che crescerà al ritmo di 300 mila abbonati per ogni anno. Per arrivare ai 9 milioni di abbonati che la Rai indica come spauracchio per rompere il rapporto con Sky, bisognerebbe attendere il 2022 e non il 2012. Di più: Sky è pure ottimista. Dice 300 mila per tranquillizzare le banche d’affari che consideravano Sky Italia uno dei settori trainanti per l’intera News Corp e ora sono preoccupate sia per gli effetti della crisi e dell’aumento dell’Iva, che hanno portato il tasso di disdetta degli abbonamenti dal 10 al 15% del periodo gennaio-marzo di quest’anno, sia per la concorrenza che comincia a venire dal Biscione con Mediaset Premium, che, secondo Deutsche Bank, viaggia verso i 470 milioni di ricavi nel 2009 e si avvicinerà al pareggio operativo già l’anno prossimo”.