Home Rai 1 Michele Santoro si fa subito sentire: difesa e attacco di un giornalista “di parte”. Ma il punto di vista è proprio un peccato?

Michele Santoro si fa subito sentire: difesa e attacco di un giornalista “di parte”. Ma il punto di vista è proprio un peccato?

L’incipit di “Annozero”, andato in onda ieri sera reintegrato del suo vignettista Vauro dopo l’epurazione pret à porter voluta dal Governo italiano, è stato cruciale. Michele Santoro è un conduttore che non ha mai nascosto il proprio punto di vista, così come voleva un maestro di tutti, cioè Enzo Biagi, il quale un giorno disse

24 Aprile 2009 16:32

L’incipit di “Annozero”, andato in onda ieri sera reintegrato del suo vignettista Vauro dopo l’epurazione pret à porter voluta dal Governo italiano, è stato cruciale. Michele Santoro è un conduttore che non ha mai nascosto il proprio punto di vista, così come voleva un maestro di tutti, cioè Enzo Biagi, il quale un giorno disse che senza un punto di vista non ti puoi neanche classificare come uomo.

Il giornalismo, certo, dovrebbe essere scevro, sostengono certuni, e pragmaticamente disossare l’informazione dall’opinione. Legittimo, sacrosanto. Ma, viene da pensare, quando è il giornalismo stesso ad essere spesso e volentieri cassato, censurato, evirato, epurato, ghigliottinato da poteri più o meno forti e più o meno opportuni, non è forse un preciso diritto, per questo giornalismo, quello di difendersi coi denti, mostrando cioè finanche il punto di vista, pur di far trionfare una “verità” che altrimenti a malapena si distinguerebbe in tale chiacchiericcio di fondo? La verità è un figlio e i figli si salvaguardano a tutti i costi. Santoro ha cominciato la puntata di ieri di Annozero accompagnato dallo stesso Vauro e rispondendo per le rime a Mario Giordano, il quale aveva accusato la trasmissione, insieme a mille altre cose, di essere un salasso economico rispetto alla resa finale e che quindi andava chiusa. Ha proferito il conduttore in diretta:

“Caro direttore Giordano, se io dico che i lettori de Il Giornale sono dei poveretti è una cosa. Ma se io dico poveretti i lettori de Il Giornale che ogni giorno sono costretti a leggere tutte quelle pagine su di me è un’altra cosa, anche riguardo all’italiano. Rispetto talmente i lettori del Giornale che sono disposto a fornire alcune informazioni precise sui costi di Annozero: correttamente il Giornale ha scritto che noi costiamo, compresi i miei faraonici compensi, 220 mila euro a puntata. E ha fatto pure un’equazione, dicendo che questa cifra corrisponde a 2046 abbonamenti della Rai. Questa informazione è stata tratta da una comunicazione ufficiale fatta dalla Rai al Parlamento, quindi una comunicazione solenne dove c’era scritto, badate bene, che Annozero questi 220 mila euro se li guadagna tutti con la pubblicità e in più riesce alla fine della stagione a lasciare nelle tasche della Rai qualche milione di euro in più, che servono ovviamente per scopi più nobili dei nostri. Adesso vorrei semplicemente chiedere quali sarebbero le conseguenze se Annozero venisse cancellato? Intanto, andrebbero persi questi guadagni, poi bisognerebbe trovare altre 34 prime serate da mettere al posto di Annozero. Tutti dovrebbero sapere che il costo medio di una prima serata sulla Rai è tre volte il costo di Annozero. Poi c’è sempre il rischio che arrivi il solito giudice che dice: dovete anche risarcire Santoro per i mancati guadagni. E su questo già la Corte dei Conti si è arrabbiata ed è lì che vigila. E quindi, dove si andrebbero a trovare tutti questi soldi persi? Guardate, questa è una domanda facile facile con una sola risposta: li tirerebbero fuori gli abbonati Rai”.


Ora si solleveranno le polemiche, le solite, per cui Michele Santoro è uno che in Rai si permette di dire e fare ciò che meglio crede. Ma non è forse il medesimo comportamento che tutti – dalla politica alla Chiesa, passando per gli altri colleghi direttori di tg e testate nazionali – adottano con lui? Rispondere pan per focaccia, tornare quindi per un momento a quelle tradizioni antiche, più classiche e forse più violente, ma certamente più cavalleresche e romantiche – non è meglio di un silenzio umido che sa di resa incondizionata e tremula? Quello che dovrebbe farci indignare, noi abitanti di questo Paese, è la stupidità, la cretineria di un ragionamento, non la sua partigianeria. Ma questa, e non poteva essere altrimenti, è l’opinione di chi scrive e nulla di più.

Rai 1