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Minority Report, la serie tv voluta da Spielberg “perchè umanizza i protagonisti”

Al Television Critics Association press tour i produttori esecutivi di Minority Report hanno spiegato perchè Steven Spielberg ha voluto realizzare una serie tv tratta dal suo film

pubblicato 7 Agosto 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 12:01

Minority Report è il primo film di Steven Spielberg che diventa una serie: il regista della pellicola del 2002 è anche produttore esecutivo dello show della Fox, ed ha dato alcuni consigli ad autori e produttori su come portare sul piccolo schermo il mondo futuristico tratto dal romanzo breve di Philip K. Dick.

“Nessuna pressione!” ha scherzato il produttore esecutivo Darryl Frank che, al Television Critics Association press tour ha spiegato cosa ha convinto Spielberg a realizzare una serie tv tratta dal suo film:

“Ciò che ha convinto [Spielberg] è stata la capacità di riportare i pre-cog alla vita. La possibilità di umanizzare i pre-cog lo ha convinto più di qualsiasi altra cosa”.

La serie tv, infatti, riprenderà i fatti dieci anni dopo gli eventi raccontati dalla pellicola, che nel finale vede smantellata l’Unità Precrimine al cui interno i pre-cog, capaci di vedere nel futuro, segnalavano reati che dovevano essere fermati. Nello show, uno dei pre-cog, Dash (Stark Sands), cerca di tornare alla normalità, ma continua ad avere delle visioni e decide di aiutare di nascosto la detective Lara Vega (Megan Good), ma dovrà anche affrontare i suoi fratelli, Agatha (Laura Regan) ed Arthur (Nick Zano).

Il produttore esecutivo Max Borenstein ha aggiunto che la serie non si fermerà al semplice racconto poliziesco, ma indagherà il tentativo del protagonista di vivere senza subire il trauma passato:

“Sembrava limitante seguire le vicende dell’Unità Precrimine. Invece l’idea di concentrarsi sui pre-cog, persone che sono state traumatizzate dall’esperienza di queste visioni di omicidi per tutta la loro vita, è semplicemente affascinante. Ci permette di approfondire i temi etici della responsabilità che ha qualcuno se vede nel futuro. Questo è stato il motivo per cui abbiamo deciso di concentrarci su quest’aspetto”.

La serie, inoltre, affronterà il paradosso del viaggio nel tempo, dal momento che se Dash prevede il futuro e lo modifica, questo potrebbe avere delle conseguenze:

“Abbiamo pensato a lungo e difficilmente alle regole. I pre-cog vedono il futuro così come avverrà se non interferiscono. Ma nel momento in cui iniziano ad interferire, le cose diventano più confuse. Diventa questione di chiedersi ‘Puoi fare abbastanza per cambiare quel futuro?'”.

La serie tv può essere realizzata oggi grazie agli effetti speciali che fino a qualche tempo fa sarebbero costati troppo alla televisione, ha aggiunto il produttore esecutivo Kevin Falls:

“La tecnologia non era disponibile. [I progressi tecnologici] lo hanno reso più abbordabile per un budget televisivo”.

Infine, nello show vedremo alcuni cambiamenti della società, ha spiegato Borenstein:

“Si va dalle piccole cose a quelle più grandi. Una piccola cosa è che siamo a Washington e [la squadra di football] ora si chiama Washington Red Clouds (e non più Washington Redskins, ndr). Abbiamo fatto delle cose divertenti come questa, ma ne abbiamo fatte di maggiori”.

Gli autori hanno anche collaborato con un laboratorio del Mit che studia i cambiamenti che potrebbero avvenire nei prossimi cinquant’anni per poter prendere spunto nella rappresentazione della città. Il sistema di trasporti pubblico sarà differente, alcuni monumenti cambieranno e Spielberg ha voluto che l’aspetto fosse “più caldo ed invitante”.