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Beppe Grillo contro la tv: i commenti di Toscani, Freccero e Merlo

Nuovo intervento durissimo del comico dal suo blog contro i giornalisti del piccolo schermo. Il genovese fa nomi e cognomi. Ecco le reazioni di alcuni esperti di comunicazione.

pubblicato 7 Novembre 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 00:25

Ha ragione Grillo. Fa benissimo. Voi giornalisti dite solo caz*ate. Ha ragione lui: quella lì, la Salsi, voleva andare in televisione a fare la bella f*ga. Sarà politicamente scorretto ma il punto è quello: Grillo i suoi deve incatenarli, se serve, ma in televisione non ce li deve far andare manco morti.

A parlare è Oliviero Toscani in un’intervista rilasciata a Pubblico. Il riferimento è alle nuove dichiarazioni di Beppe Grillo contro la televisione, i talk show e i giornalisti del piccolo schermo. Il comico infatti, dopo le polemiche per il caso Salsi e per quello legato ad Agorà ed alla black list , dal suo blog ieri aveva smentito che fossero vietate le interviste degli eletti del M5S in televisione, ma aveva annunciato che presto sarebbe stata “vietata” (per il momento invece è soltanto “sconsigliata“) la partecipazione ai talk show condotti abitualmente da giornalisti graditi o nominati dai partiti, come è il caso delle reti RAI, delle reti Mediaset e de La7“.

Aggiungendo poco dopo nomi e cognomi:

Chiunque sa che i giornalisti televisivi sono lì per grazia ricevuta (e stipendio ricevuto) dai loro editori. E che i loro editori sono i partiti insieme alle lobby che li sostengono. Queste macchiette fanno comizi politici (ma il termine antipolitici è più appropriato in quanto fanno gli interessi di gruppi politici o economici) tutti i giorni, dal mattino presto a notte fonda spacciandoli per informazione. Uomini di alta e autoproclamata cultura che, dall’alto dei loro valori morali, etici, sociali e soprattutto di appartenenza, sono pagati profumatamente per il servizietto pubblico al Bersani, al Renzi, al Casini di turno. Lerner, Fazio, Formigli, per citare solo alcuni della truppa cammellata che imperversa nel piccolo schermo, sono le nuove fate smemorine il cui compito è trasformare delle zucche vuote in statisti e attaccare con qualunque mezzo e ferocia chi mette in discussione il Sistema (del quale sono i pretoriani) e proteggere il loro portafoglio.

Per l’ex assessore di Salemi, quando sindaco era Sgarbi (non propriamente un grillino), e non così raro opinionista tv (l’ultima partecipazione tv di Toscani risale a Domenica Live di Vinci) “quella di Grillo è una rivoluzione culturale” che merita assoluto rispetto e riconoscenza anche da parte di militanti come la Salsi, che un giorno ringrazierà Grillo pure per le sue parole sul punto G. Più o meno della stessa idea è Carlo Freccero, direttore di Rai4, secondo il quale è inevitabile che chi si presenta come novità assoluta, antisistema, si sottragga al mezzo televisivo (fonte: Il fatto quotidiano):

La comparsata nel salottino tv trasforma qualunque novità in preistoria. Provi a farti conoscere e sei già consumato.

Il perché Grillo abbia fatto i nomi di Lerner, Fazio e Fomigli, è spiegato dallo stesso Freccero in maniera molto puntuale e condivisibile:

Giudizi figli anche di una vecchia acredine nei confronti dei tre. Nella visione di Grillo e Casaleggio, Gad rappresenta la voce di Scalfari e di Repubblica, Formigli quella dello sgarbo di Favia e Fazio, il conformismo culturale di sinistra.

Resta certamente il fatto inequivocabile che Grillo sia al momento il politico del quale più si discute in tv grazie soprattutto alle trovate dialettiche e non solo (si pensi alla nuotata di qualche settimana fa) dello stesso comico. Insomma, demonizzare il piccolo schermo pur essendo consapevole dell’importanza di esso nella costruzione del consenso.

Francesco Merlo, editorialista di La Repubblica non particolarmente avvezzo a comparsate televisive, a Pubblico si è spinto in direzione opposta a quella di Freccero e Toscani sottolineando invece il merito della tv come smascheratrice di verità:

Grillo è uno di quelli che si sono pervertiti nell’esibizionismo televisivo. E noi dobbiamo ringraziare la tv che smaschera tutti, anche lui, e ne mette a nudo la vanità e la verità.

Insomma, quella del capo politico del M5S sarebbe una guerra contro uno strumento che favorisce l’ermergere della verità, anche attraverso il confronto nei talk. D’altronde, chiosa Merlo, “combattere la tv è come combattere il telefono, l’elettricità, il treno“.