Home Fiction Furore – Il vento della speranza, polemiche sulla fiction Mediaset: alimenta il razzismo?

Furore – Il vento della speranza, polemiche sulla fiction Mediaset: alimenta il razzismo?

La serie, ambientata negli anni ’50, scatena le proteste dei liguri che non accettano la rappresentazione ‘razzista’ offerta dalla Fiction.

pubblicato 29 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:04

Furore – Il vento della speranza è il titolo della nuova miniserie firmata da Teodosio Losito per la Ares Film che andrà in onda su Canale 5 dal prossimo 9 maggio, ma è bastato il promo per scatenare un mare di polemiche sulla rappresentazione che vien fatta dei meridionali e dei liguri nell’Italia del Secondo Dopoguerra.

Per adesso l’indignazione si leva dalle colonne del Secolo XIX che si è fatto in qualche modo portatore di una ‘campagna’ per ristabilire la verità storica e reagire all’immagine razzista che dei liguri vien fuori dalla fiction. La storia, infatti, è ambientata nell’immaginario comune rivierasco di Lido Ligure (che evoca però Alassio), che si trova a ‘fronteggiare’ la ‘calata’ dei meridionali con le loro valige di cartone alla fine degli anni ’50.

Alcuni scambi tra i protagonisti, inseriti fin nel promo (che potete vedere sul sito Mediaset), marcano i toni della serie:

«Era ieri quando i meridionali invasero il Nord con le valigie di cartone, piene di sogni. Ma furono umiliati, furino perseguitati, ma trovarono anche l’amore e la passione. E alla fine vinsero la loro battaglia perché non c’è differenza tra Nord e Sud”

recita ecumenicamente la voce fuori campo nel promo, intervallata però dagli inserti del personaggio della moglie del sindaco della cittadina (interpretata da Alessandra Martines) che invita un’amica a ‘trattenersi’ perché “quella terrona ha usato il water. Vuoi prenderti una malattia?» o dai cori di una classe elementare che epiteta la nuova compagna meridionale con ‘zulù‘.

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La cosa non è, ovviamente, piaciuta ai liguri che hanno chiesto conto e ragione di tale degradante immagine al regista della serie, Alessio Inturri, intervistato dal Secolo XIX:

«Sbaglierebbero i liguri ad arrabbiarsi preventivamente. Meglio che vedano tutte le puntate. (…) Quei conflitti ci furono, non li abbiamo inventati. Il mio produttore, Alberto Tarallo, visse qualcosa del genere quando salì in Liguria coi suoi, da ragazzo. Il nome (del paese, ndr) è inventato perché non volevamo colpire un luogo, ma doveva essere puntuale l’identità geografica. Non Genova, che era un’altra cosa; ma una provincia ricca del Nord che si vede ripopolata da gente salita dal Sud».

Sempre dalle colonne del Secolo è intervenuto anche Tullio Solenghi, genovese, che nella fiction interpreta il sindaco illuminato del paese protagonista:

«La serie intercetta alcune contraddizioni di oggi, raccontando una storia lontana, per parlare di tolleranza, rispetto, senso del’accoglienza. Ai liguri che si sentiranno offesi dico di sdrammatizzare (…), divertitevi, come davanti a un romanzo d’appendice. Non traetene una morale sulla definizione del popolo ligure. E se proprio dovete, fatelo attraverso questo sindaco ragionevole (…) che interviene a mitigare le contumelie classiste e resta integerrimo fino alla fine».

Come dargli torto. La chiosa la lasciamo al regista:

«Ci siamo documentati, (gli insulti, ndr) non sono frasi inventate. Del resto, Borghezio vomita cose simili anche oggi. Non fu forse lui a salire sui treni con lo spray disinfettante?»

Magari non è lui che per la Lega scende in Sicilia a far campagna per le Elezioni Europee. Ma questa è un’altra storia. E’ invece di qualche giorno fa il lancio della banana a Dani Alves che ha fatto il giro del mondo. Come a dire che la razza umana in fondo non è poi tanto intelligente…

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La paura di alcuni è che la miniserie possa addirittura ‘alimentare’ forme di razzismo, sebbene l’intenzione narrativa denunciata miri esattamente all’opposto e connoti negativamente i personaggi razzisti. Fatto sta che certe frasi per una fiction sono davvero forti, soprattutto se si dovesse ‘scoprire’ che sono utilizzate fuori contesto, magari per far discutere, per un senso di ‘realismo’ che in un melodramma non è mai facile da dosare. E i tempi dei film di Matarazzo (Catene, Tormento, I figli di nessuno) vorremmo anche lasciarceli alle spalle, a un certo punto…

Per adesso si son sollevate solo le voci dei liguri, mentre non è arrivata ancora nessuna reazione più o meno formale alla fiction Ares da altre aree d’Italia. Beh, prima del debutto c’è ancora qualche giorno. Intanto nel cast ritroveremo, oltre a Solenghi e alla Martinez, Giuliana De Sio, Francesco Testi, Massimiliano Morra,  Cosima Coppola, Stefano Dionisi, Elena Russo. Insomma, molti volti noti delle fiction Mediaset. E siamo pronti a tutto…