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Attori ingrati: Giorgio Tirabassi rinnega Distretto

Gli attori ingrati, quelli che sparlano sulla tv e sul proprio curriculum, costituiscono una delle categorie più deprecabili dello showbiz nostrano. All’elite snob dei Pietro Sermonti e dei Marco Leonardi, su cui si è argomentato qualche tempo fa, si aggiunge un professionista insospettabile, che avevamo imparato ad amare e rispettare ma che ha distrutto ogni

6 Giugno 2007 14:23

giorgio tirabassi distretto di polizia Gli attori ingrati, quelli che sparlano sulla tv e sul proprio curriculum, costituiscono una delle categorie più deprecabili dello showbiz nostrano. All’elite snob dei Pietro Sermonti e dei Marco Leonardi, su cui si è argomentato qualche tempo fa, si aggiunge un professionista insospettabile, che avevamo imparato ad amare e rispettare ma che ha distrutto ogni scampolo di credibilità con una sola intervista. Poi dicono che è sempre colpa di Vanity Fair (persino Tiziano Ferro, che in una puntata di Trl si è in parte disconosciuto dal suo ritratto depresso sbattuto dalla rivista in copertina).
Ma, di fronte a esternazioni così circostanziate e difficilmente fraintendibili, c’è poco da manipolare:

Ho rinunciato a Distretto per scappare dalla routine e dalla noia. Ormai per me era diventato una specie di fumetto western dagli intrecci e dai dialoghi improbabili. Volevo lasciare già alla quarta serie, ma il produttore Valsecchi mi diede il tempo di girare Borsellino per poi farmi un’offerta che non si poteva rifiutare. C’è chi ha avuto l’ipocrisia di premiare la quinta serie di Distretto, che non lo meritava, al posto di Borsellino.

Parole indegne, per un attore che non era nessuno prima di diventare il personaggio di punta del Distretto più acclamato della serialità italiana. Un atteggiamento così supponente non meriterebbe la fiducia che Valsecchi e la Taodue gli hanno accordato negli ultimi anni, trasformandolo da attore anonimo a professionista strapagato. Nel 2008 lo vedremo ne I Liceali, promettente fiction scritta da Paolo Virzì e incentrata sul mondo della scuola superiore, in cui è protagonista sul set assieme a Claudia Pandolfi. Entrambi hanno avuto molto da Valsecchi, che non tradendo i suoi pupilli punta sulla loro crescita artistica per investirci ancora nel tempo.
Certo che, di fronte a tanta ingratitudine, riesce difficile pensare che Tirabassi si meriti un altro successo, sostenuto ancora una volta da una casa di produzione che vanta la leadership in Italia in quanto a qualità e consenso della critica.
La delusione non finisce qui, la boria del nostro personaggio è incontenibile…

Nel 1983 ho rifiutato l’offerta di Drive In. Mi avevano visto a Fantastico 4 con Gigi Proietti, con il quale ho lavorato nove anni. Non essendo un vero comico, però, rifiutai. Mi sarei bruciato. Ho fatto bene a seguire il mio istinto. Se sento ancora Gigi Proietti? Artisticamente è un gigante, umanamente un po’ meno….

E ce n’è anche per l’aria da militante della politica, perchè lui è uno che è cresciuto per strada, agitato, sempre in movimento. E, soprattutto, è sempre stato impegnato in cose serie, mica lustrini e mode frivole:

I miei anni settanta erano molto diversi da quelli di Fabio Fazio. Non ascoltavo i Cugini di Campagna e tutti i miti che poi ha tirato fuori lui. Io andavo in piazza, non stavo davanti alla tv.

Quando si dice, la caduta di un mito. Se mai Tirabassi, senza il marchio del Distretto tanto bistrattato, lo sia mai stato.