Home Serie Tv Paura di amare 2, Giorgio Lupano a TvBlog: “Ci sarà subito un colpo di scena. Peccato scontrarci con Le tre rose di Eva”

Paura di amare 2, Giorgio Lupano a TvBlog: “Ci sarà subito un colpo di scena. Peccato scontrarci con Le tre rose di Eva”

Paura di amare 2, la fiction in sei puntate andrà in onda a partire da domani, 17 settembre, su Rai1 in prima serata.

pubblicato 16 Settembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 14:30

Dopo avervi proposto le interviste a Ida Di Benedetto e a Erica Banchi, per completare il cast dei protagonisti di Paura di amare 2, oggi vi diamo conto della chiacchierata che TvBlog ha fatto con Giorgio Lupano, che nella fiction in sei puntate in onda a partire da martedì 17 settembre su Rai1 in prima serata interpreta Stefano Loi. Tra le altre cose, l’attore torinese, che ha recitato anche in K2 – La montagna degli italiani, ci ha raccontato delle difficoltà riscontrate in questi mesi dal punto di vista lavorativo.

La prima stagione si è chiusa con un lieto fine. La mancanza di un vero e proprio cliffhanger mette a rischio la seconda stagione?

Hai ragione, è finita con un lieto fine. Ma questo non vuol dire che la seconda serie non possa iniziare con un colpo di scena. Nei primissimi minuti scopriremo che non è tutto oro quello che luccica. La prima serie si è chiusa con la richiesta di matrimonio di Stefano e con la rivelazione della gravidanza di Asia. Nel frattempo il bambino è nato, per ragioni ovvie perché sono trascorsi più di 9 mesi – Asia è una femmina e non un elefantessa (ride, Ndr). Il matrimonio non è ancora stato celebrato e noi infatti partiamo proprio da lì. Siccome nelle fiction non basta dirsi ti amo vicendevolmente perché tutto vada avanti senza problemi, nei primi minuti ci sarà il primo colpo di scena. Che sarà il traino per portare avanti la narrazione e per far sì che questo matrimonio non riesca ad avvenire prima della fine della sesta puntata. Insomma, ci sono sceneggiatori che lavorano per trovare meccanismi narrativi, portare avanti il racconto e tenere viva l’attenzione degli spettatori.

Quali sono i punti di forza di Paura di amare?

In questi anni la gente – non parlo di amici o addetti ai lavori – parlava della fiction come di una cosa molto vicina alla loro vita. Concreta e tangibile, il che è strano visto che è ambientata nell’alta borghesia torinese e che si parla di una famiglia industriale miliardaria. Perché la gente ha avuto la sensazione di vedere una cosa reale, vera e concreta? Perché alla fine i sentimenti di cui si parla sono alla portata di tutti. Nella seconda serie avremo a che fare con una coppia che fa fatica a formare una famiglia perché intervengono elementi quali la mancanza di fiducia e il sospetto di un tradimento, che forse è avvenuto o forse no. I nostri personaggi si chiedono continuamente ‘quanto conosco l’altra persona?’. E ciò avviene in tutte le famiglie. Nonostante l’ambientazione e gli avvenimenti eclatanti – ci sono omicidi, fabbriche che esplodono, rapimenti – c’è un’aderenza, una verosimiglianza con la vita vera.

C’è anche qualche traccia della crisi economica attuale o no?

No, la crisi dell’azienda Loipharma è dovuta al fatto che c’è qualcuno che rema contro. Non si parla della crisi economica perché sarebbe un po’ presuntuoso affrontare argomenti così seri e dolorosi in una fiction.

La messa in onda arriva a quasi tre anni dall’ultima puntata della prima stagione. I 7 milioni di spettatori conquistati in quell’occasione sono irraggiungibili o si può ripartire da quei numeri?

Tre anni sono tanti. Durante questo tempo la serie è stata mandata in replica diverse volte; ad esempio, la scorsa estate, proprio mentre stavamo girando, la prima stagione andava in replica su Rai Premium; l’ultima puntata ha fatto il record di ascolti storico per quel canale, circa 600 mila spettatori. Pertanto, è vero che sono passati tre anni e che sono tanti, ma è anche vero che alla gente la serie è piaciuta, in qualche modo è rimasta affezionata e in qualche misura la aspetta. Scopriremo in che misura. Certamente, noi avremmo voluto andare in onda prima e queste domande forse andrebbero fatte ad altri.

La tua idea sul perché sia trascorso così tanto tempo qual è?

Io sono un attore e ne so poco. Immagino sia stato per questioni tecniche. Non è un segreto dire che la prima serie non era un prodotto di punta; è stata una sorpresa un po’ per tutti, nessuno si aspettava quei numeri: una serie senza nomi di grande richiamo, con la protagonista femminile sconosciuta e io che avevo fatto poche cose… Quindi, secondo me, il via alla seconda serie ha colto tutti alla sprovvista.

Canale 5 ha cambiato il palinsesto aggiungendo una puntata de Le tre rose di Eva 2 al martedì. Sono più spaventati loro per il ritorno di Paura di amare o avete maggiori timori voi perché si tratta di una fiction già iniziata e, per ora, premiata da buoni ascolti?

È oggettivo: è già iniziata e ha fatto buoni ascolti. La prima serie è andata in onda l’anno scorso, quindi non troppo tempo fa. Che dobbiamo fare? Io non è che non posso dormire la notte per questo (ride, Ndr). Evidentemente loro ci vogliono contrastare. Purtroppo sono due prodotti simili… se andassimo contro una cosa completamente diversa il pubblico si dividerebbe a seconda delle preferenze. Invece spiace che si tratti di due romanzi popolari, perché il pubblico dovrà dividersi sullo stesso campo.

Stai lavorando ad altri progetti di serialità televisiva?

In questo momento no. A dicembre-gennaio sarò in teatro con uno spettacolo dal titolo Maratona di New York. In scena c’è un’ora di allenamento di due ragazzi che vogliono andare a correre. Io e un altro attore per tutto il tempo dello spettacolo corriamo e recitiamo, per questo è molto faticoso. E basta. Potrei lamentarmi per il fatto che non lavoro, ma perché dovrei? (ride, Ndr)

Infatti la domanda è: qual è la difficoltà che ti ostacola dal punto di vista lavorativo?

Da inizio anno sono partite meno fiction e non in tutte c’era un ruolo per me, anche per quanto riguarda la fascia d’età. Laddove poteva esserci, hanno scelto altri. Sono cose che capitano. A volte si vince, a volte si perde. Certamente non mi capitava da tempo, visti anche i recenti successi, di dover aspettare così a lungo. Ma non so perché.

Pur senza voler fare polemica ti chiedo: pensi che i big della serialità italiana, Beppe Fiorello per fare un nome, oscurino in qualche modo gli attori più giovani o comunque meno conosciuti? O ritieni semplicemente che si tratta di un questione di qualità dell’attore? O, ancora, c’è da parte dei produttori e della Rai paura di affidarsi a volti non conosciutissimi?

No, questo no. In Paura di amare e Terra Ribelle non c’erano volti noti, ma sono andati benissimo. Potrei, invece, farti i nomi di attori noti che non sono necessariamente sinonimo di successo. Tu parlavi di Fiorello: lui fa fa prodotti che sceglie con molta cura, ne fa due o tre all’anno e questi vanno molto bene anche a livello di ascolti. La Rai, ma tutta la televisione, è un’azienda che si basa anche sugli investimenti pubblicitari. Quindi secondo me è giusto che un attore che ha dimostrato di saper fare numeri, ovviamente abbinato alla qualità, lavori tanto.
Certamente ogni tanto ci sono delle scelte meno condivisibili, ma non si parla necessariamente di big.

Immagino tu non voglia esplicitare i loro nomi…

Sarebbe poco elegante.

Per chiudere, ti chiedo qual è la fiction in cui aspiresti a recitare e se hai il rammarico per non essere stato preso in una serie…

La risposta è unica: Una grande famiglia 2 è scritta e girata molto bene, Cotroneo è bravissimo. C’erano dei nuovi personaggi e per un momento con la mia agente abbiamo provato… ma la scelta è caduta poi su un attore molto più grande di me perché cercavano un’altra fascia d’età. Quindi non ho nessun rammarico se non quello di non essere entrato nel cast. Spero che facciano una terza stagione con un personaggio, così, per dire, alto 1.87, di Torino, con gli occhi verdi e i capelli castani (ride, Ndr).

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