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Raiperunanotte – Chi ci restituirà gli ultimi otto anni di televisione?

Parlare ancora per un attimo di Raiperunanotte è un ottimo spunto per discutere di televisione, che è poi la cosa che, se non sbaglio, più ci aggrada.Non so se siamo d’accordo, ma Raiperunanotte è stato soprattutto un bell’evento televisivo, talmente bello che la Rai, azienda di Stato a cui tutti noi, per carità, siamo visceralmente

pubblicato 26 Marzo 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 17:17


Parlare ancora per un attimo di Raiperunanotte è un ottimo spunto per discutere di televisione, che è poi la cosa che, se non sbaglio, più ci aggrada.

Non so se siamo d’accordo, ma Raiperunanotte è stato soprattutto un bell’evento televisivo, talmente bello che la Rai, azienda di Stato a cui tutti noi, per carità, siamo visceralmente affezionati, dovrebbe adesso prendere e rifondarsi da capo a piedi, licenziando e “de-poltronando” tutti i vertici che si sono succeduti in questi ultimi, diciamo, otto anni. Motivo? Pensiamo a Luttazzi. L’avete sentito? L’avete visto ieri sera? Ne ha parlato Malaparte, e meno male. Ci rendiamo conto che questo signore, piaccia o non piaccia, funziona benissimo in televisione? Ci rendiamo conto che l’esserci perduti, ipotizziamo, una trasmissione a sua firma, trasmessa, ipotizziamo, da RaiTre, ipotizziamo, una volta alla settimana, ipotizziamo, per questi ultimi otto anni in cui invece è stato censurato ignobilmente, ci rendiamo conto che tutto questo avrebbe portato dentro i nostri salotti cultura, divertimento, spirito critico, analisi, risate, rabbia, motivo di dibattito? Ci rendiamo conto che al posto di, ipotizziamo, una trasmissione di e con Daniele Luttazzi, in questi ultimi otto anni, abbiamo visto, ipotizziamo, su RaiDue, Antonella Elia prendersi a capellate con Aida Yespica, enormi seni rifatti scapezzolare impunemente, trasmissioni insulse cassate dopo una sola puntata, flop vergognosi pagati a soldi nostri, inutili reality show, talent show canori capaci di partorire il Peggio Assoluto della musica italiana e questo per parlare del meglio? Ci rendiamo conto?

Parliamo di televisione.
Come mai ogni anno, puntualmente, Milena Gabanelli, Michele Santoro e Riccardo Iacona – tre MOSTRI del giornalismo, punto e basta, ieri tutti e tre presenti a Bologna – devono lottare con le unghie e con i denti per garantirsi una messa in onda in una tv di Stato che è talmente vermiforme e viscida da minacciare di non tutelarli legalmente? Perché questo succede? In questi ultimi otto anni quante sono state le puntate minacciate, le puntate effettivamente non andate in onda e le puntate ghettizzate peggio di Giovanna D’Arco? Non sarebbe stato meglio assistere, durante questi lunghissimi e tristi otto anni, a qualche trasmissione libera in più anziché creare dibattito esclusivamente intorno alla questione: Federico Mastrostefano ha lasciato Pamela Compagnucci *veramente* in diretta o era tutto frutto di un copione prestabilito dagli autori? Chiedo. Domando. Vorrei parlare di televisione: in televisione ci deve essere spazio per tutti i gusti, ci mancherebbe, e allora perché vengono rispettati solo i gusti più facili, bassi, solo i gusti di quelli che, legittimamente, per motivi assolutamente loro, non vogliono pensare?

Perché nessuna trasmissione invita mai Benigni o Monicelli, preferendo Maicol? Va bene, per carità, è giusto, l’ho già detto, ci deve essere spazio per tutte le idee e per tutti i gusti, ma allora perché questo succede solo in un senso, cioè quello del Nulla, lasciando invece il Tutto costretto in una Web Tv e nelle piazze clandestine? Quante cose belle – o cretine, che dir si voglia – non ci ha potuto dire Enzo Biagi, perché al suo posto doveva andare Belpietro? O Monica Setta? Con tutto il rispetto per Belpietro e Monica Setta. In questi ultimi otto anni, vorrei sapere, ed è questa la mia domanda ultima e definitiva, quella insoluta, quante cose in questi ultimi otto anni non ci sono state dette per garantire, invece, a Simona Ventura di strillare in prime time contro Patrizia De Blanck e addormentare NOI?

Perché la maggior parte dei miei coetanei non sa chi sia Aldo Busi (e continuerà a non saperlo: è stato radiato dalla televisione) mentre invece sa perfettamente chi sia Fabrizio Corona? E’ forse colpa (anche) di questi ultimi otto anni? E’ colpa forse del terrorismo mediatico che è stato celebrato dagli uomini di potere nel tentativo di plasmare una sorta di eugenetica elettorale? Quello che è successo, in questi ultimi otto anni, non è stato solo non permettere a Tizio e a Caio di andare in televisione o consentire a Sempronio di andarci, epperò con mille problemi e limitazioni; in questi ultimi anni è successo soprattutto che un sacco di cose interessanti e che potevano accrescermi culturalmente e mentalmente – anche cose su cui potevo non essere affatto d’accordo – non sono arrivate nel mio salotto di casa. Vedere parecchie di queste cose (e nemmeno tutte) riunite ieri sera, durante Raiperunanotte, clandestinamente, a margine, quasi in silenzio, come fosse una cosa sbagliata, proibita, iiiiileeegaaaaleeeee, mi ha reso triste, mi ha fatto incazzare. Mi ha fatto venire voglia di cambiare canale, perfino.

C’è gente, plasmata dalla televisione, che in questi ultimi otto anni ha provato la più grande rabbia mediatica nel momento in cui ha capito che il secondo malore di Mauro Marin era frutto di uno scherzo de Le Iene. Otto anni di Quasi-Niente Televisivo, anziché di Quasi-Tutto – parte del quale s’è intravisto ieri sera sul palco di Bologna – hanno prodotto soprattutto un’Italia peggiore.

Rai 1