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Sky contro il Decreto Tv, ma con garbo

Arriva il commento di Sky Italia al Decreto Legislativo 169, meglio noto come “Decreto Tv” del quale ci siamo già occupati in passato. La pay tv di Murdoch, palesemente danneggiata da diverse novità contenute nel progetto presentato dal Viceministro Paolo Romani, sceglie di non andare al muro contro muro con il Governo. L’esperienza dello scontro

pubblicato 27 Gennaio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 19:04


Arriva il commento di Sky Italia al Decreto Legislativo 169, meglio noto come “Decreto Tv” del quale ci siamo già occupati in passato. La pay tv di Murdoch, palesemente danneggiata da diverse novità contenute nel progetto presentato dal Viceministro Paolo Romani, sceglie di non andare al muro contro muro con il Governo. L’esperienza dello scontro con l’esecutivo sulla questione dell’aumento dell’IVA per la pay tv satellitare che è andato in scena a fine 2008 ha evidentemente convinto ad adottare un approccio meno battagliero.

A parlare, soprattutto in merito alla questione del tetto agli spot per le pay tv, è Andrea Scrosati, vicepresidente corporate e market communication di Sky, convocato per un’audizione presso la commissione del Senato che sta valutando il Decreto tanto contestato e che oggi ha incassato anche la parziale bocciatura dell’AgCom, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni.

Con la riduzione del tetto agli spot, dal 18 al 12% nei prossimi tre anni evidentemente ci sarà un effetto sottrattivo sugli introiti, ma al di là di questo si mette un limite alla crescita non solo per Sky Italia, ma per tutti gli altri operatori, italiani e stranieri, che hanno deciso di scommettere in Italia e che puntano su ricavi e pubblicità per crescere. Crescere e svilupparsi vuol dire investire di più per News Corp è stato giusto investire in Italia, ci resterà per molto tempo e continuerà a farlo.


Scrosati sottolinea come il tetto non sia una necessità dettata dalle pretese dell’Unione Europea e lo dimostra dati alla mano: “nessuno dei 26 Paesi europei, recependo la direttiva sulla tv senza frontiere, ha introdotto questa tipologia di limitazioni“.

L’unica eccezione è rappresentata dalla Francia che ha imposto un tetto solo per i canali che propongono Cinema, canali che comunque godono di un’agevolazione Iva al 5.5%. Agevolazione maggiore di quella che avvantaggiava Sky in Italia fino all’inizio del 2009.