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Volare – la grande storia di Domenico Modugno: Massimiliano Gallo è Gramitto Ricci – l’intervista di TvBlog

TvBlog intervista l’attore Massimiliano Gallo, uno dei protagonisti di Volare – la grande storia di Domenico Modugno. Interpreta Gramitto Ricci, l’editore di Modugno

pubblicato 18 Febbraio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 21:20

Dopo il grande successo che ha riscosso nei panni del boss Antonio Vescia, nella fiction Il clan dei camorristi, torniamo oggi a fare due chiacchiere con Massimiliano Gallo, che ritroveremo questa sera e domani nel film tv in due parti Volare – la grande storia di Domenico Modugno. Alcuni di voi lo avranno infatti riconosciuto, in uno dei tanti promo andati in onda in questi giorni su Rai Uno, che lo vedono al fianco di Beppe Fiorello/Modugno nei panni di Gramitto Ricci, suo editore che lo portò a Sanremo. Un ruolo completamente diverso dall’ultimo in cui lo abbiamo visto nella fiction Taodue, e altrettanto diverso dai tanti altri in cui lo abbiamo visto immedesimarsi, non solo in tv ma anche al cinema, in film di grande successo e di registi importanti.

Abbiamo chiesto a Massimiliano di raccontarci questa nuova esperienza televisiva, soprattutto in considerazione del fatto che, come abbiamo già detto la volta scorsa, questo artista è cresciuto in una famiglia dove si è sempre respirata ‘l’arte’ in tutte le sue sfumature, specialmente quella musicale. Suo padre, infatti, era il grande cantante Nunzio Gallo, che a partire dagli anni ’50 è stato uno degli artisti di punta della canzone italiana, vincendo anche il Festival di Sanremo del ’57 in coppia con Claudio Villa. Per questo Gallo si è certamente avvicinato a questo lavoro e al suo personaggio con una consapevolezza diversa, in considerazione del fatto che Volare racconta appunto gli anni di grandi successi vissuti anche da suo padre.

Prima di parlare di Volare – la grande storia di Domenico Modugno, torniamo al Clan dei camorristi, fiction in cui il tuo personaggio ha avuto un grandissimo successo. Sei soddisfatto?

Molto soddisfatto. Ho avuto continue dimostrazioni di affetto da parte dei fan che seguono la fiction, la gente è rammaricata per averi visto morire alla seconda puntata… Ma sono in forma, non preoccupatevi!

Una curiosità della fiction: il sindaco Vescia, fratello del boss, è stato interpretato da Gianfranco Gallo, che è davvero tuo fratello, e non è la prima volta che lavorate insieme. Come è lavorare con tuo fratello? Capita mai che ci sia un po’ di rivalità?

Con mio fratello Gianfranco ho diviso e condivido gran parte del mio cammino artistico. Ci siamo tolti più di una soddisfazione nel campo artistico e abbiamo formato per anni coppia fissa anche a teatro. La rivalità non c’è mai appartenuta, anche se credo che la competizione sia alla base del nostro lavoro.

massimiliano gallo attore Ti ritroveremo nella miniserie di RaiUno Volare, su Modugno. Ci racconti il tuo personaggio?

Sono Gramitto Ricci, l’editore di Modugno, quello delle edizioni musicali Curci. Un siciliano tutto d’un pezzo, uno di quelli che portano il Sud al Nord con grande professionalità, passione e orgoglio. Un personaggio distante anni luce da Vescia e per questo molto interessante per me. Cerco continuamente di ‘cambiare’ ruoli perché credo che il bello per un attore sia proprio questo, accettare continuamente la sfida di doversi rimettere in gioco.

Visto che canti, ti sarebbe piaciuto interpretare uno dei cantanti della fiction?

No, ho preferito questo ruolo, anche perché io lo porto a Sanremo nel 1958, l’anno precedente, il ’57, mio padre uscì vincitore da questa competizione con Claudio Villa con ‘Corde della mia chitarra’. Ecco, forse se l’ambientazione fosse stata di un anno precedente, mi sarebbe piaciuto impersonare mio padre… Che emozione!

Tuo padre, il famoso cantante Nunzio Gallo, è stato coetaneo di Modugno, e ha avuto successo negli stessi anni. Questo ti ha aiutato a entrare meglio nel personaggio e come?

Questo ci riporta alla domanda di prima. Sì, mi ha aiutato molto. Ricordo che mio padre ci raccontava dell’arrivo di questo ‘alieno’. Bisogna pensare e capire che nel 1957 Gallo e Villa vinsero con una canzone della melodia classica, tipo le canzoni di Latilla, per intenderci. Modugno, soltanto un anno dopo, arriva a Sanremo con Volare e sconvolge i piani di tutti!

Quale è l’aspetto che ti ha colpito di più su questo set?

Ho ritrovato Riccardo Milani, con il quale avevo già lavorato in ‘Cefalonia’, con Luca Zingaretti. Beppe era pieno di entusiasmo, consapevole di toccare un personaggio ‘mito’, ma altrettanto consapevole di averlo affrontato con umiltà, professionalità e bravura.

Se dovessi fare una sorta di ‘spot’ per convincere i telespettatori a guardare Volare, cosa diresti?

È la storia di uno che è sempre stato convinto di farcela, partendo da zero. È quindi una storia che può essere un esempio per tutti i giovani che oggi sono senza sogni. Ecco, oggi stanno tentando di togliere ai giovani la cosa più bella: la capacità di sognare.

Nella fiction la musica è in primo piano. Nella precedente intervista hai accennato al tuo rapporto privilegiato con questa ‘arte’, che fa parte del tuo bagaglio culturale e di artista. Credi che la tv dovrebbero puntare di più sulla musica?

Credo che la tv debba solo cercare di portare onestamente in scena le sue storie. Per onestà intendo la capacità di arrivare direttamente al pubblico, al suo cuore, senza finzione. La fiction non come finzione, quindi. Anche quando parla di musica.

Tu sei la dimostrazione che un attore napoletano, se è bravo, non deve per forza interpretare il camorrista in una fiction. Esiste ancora questo stereotipo?

Gli stereotipi te li attaccano addosso e un po’ lo permetti anche tu. Devi essere attento a dire più no che sì in questo mestiere. Devi scegliere i ruoli attentamente e così posso passare dal camorrista di Risi a Mine Vaganti e Magnifica presenza di Ozpetek, da Mozzarella Stories di De Angelis alla Kriptonite nella borsa di Cotroneo, trasformandomi in innamorato, psichiatra, cantante e così via.

Ti rivedi mai in tv? E sei molto critico con te stesso?

Sì, e cerco di essere lucido, più che critico. Cerco di guardarmi dal di fuori e spero di riuscirci.

Nell’ultimo periodo ti abbiamo visto nei panni del boss Vescia, ti ritroviamo nei panni dell’editore musicale Gramitto Ricci, e poi prossimamente ti rivedremo come poliziotto ne Le mani dentro la città. In quale di queste ‘vesti’ ti sei sentito più a tuo agio?

Nelle vesti dell’attore! È così bello poter vivere le vite degli altri, oltre la tua.

C’è chi dice che la tv italiana dovrebbe ‘osare’ un po’ di più per piacere al pubblico. Tu cosa ne pensi?

Dovrebbe essere meno legata alla logica della politica. Ma questo ormai riguarda qualsiasi cosa in Italia…