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Venezia 2018: L’Amica Geniale di Saverio Costanzo, la recensione delle prime due puntate

Dopo anni d’attesa, l’Amica Geniale di Elena Ferrante è diventato serie tv.

pubblicato 2 Settembre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 09:14

Due anni dopo The Young Pope, un’altra attesissima serie tv italiana è sbarcata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia per presentarsi al mondo. L’Amica Geniale di Saverio Costanzo, adattamento Rai/HBO/TIM Vision dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante, primo capitolo di un’acclamata tetralogia che ha venduto milioni di copie.

Produzione monster per RAI Cinema e Fandango, con il primo romanzo suddiviso in otto puntate, le prime due delle quali presentate in anteprima mondiale al Lido. Al centro della trama una solida amicizia, nata sui banchi di scuola e tra i polverosi palazzoni a quattro piani di un rione napoletano degli anni ’50: Elena e Linù, così diverse eppure così inseparabili, tra bambole di pezza e libri da divorare. Quando Linù scompare, un’anziana Elena inizia a scrivere su un computer la loro storia. Prima bimbe, poi adolescenti, infine donne.

Parte così la colossale serie che andrà in onda in Rai a partire da novembre, con la voce di Alba Rohrwacher a fare da narratrice nei panni di Elena, personaggio che l’attrice farà fisicamente suo a cavallo tra la 2° e la 3° stagione. Costanzo, che dovrebbe dirigere tutti i 32 episodi delle 4 annunciate stagioni, conduce la serialità Rai verso lidi qualitativamente parlando sconosciuti, almeno fino ad oggi. Non a caso tra i produttori spicca anche Paolo Sorrentino, che in casa Sky ha raccolto unanimi consensi con il suo giovane Papa.

Dopo aver provinato 9000 bambine in 8 sfiancanti mesi di casting, il regista di Hungry Hearts ha trovato le sue giovanissime protagoniste nei lineamenti di Elisa Del Genio e Ludovica Nasti, al debutto recitativo eppure indiscusse mattatrici delle prime due puntate. La prima, capelli e occhi chiari, interpreta la gentile e ingenua Linù, mentre la seconda, a dir poco eccezionale, la geniale peperina del titolo Lila, occhi, pelle e capelli scuri. Attorno a loro ruotano una folla di personaggi minori ma mai del tutto inutili. Genitori violenti, vedove allegre, vicine impiccione, mariti traditori, incredule maestre, boss della malavita locale, garzoni, bimbe e bambini con appena la licenza elementare. Un microcosmo umano di miserabile vitalità che Costanzo e i co-sceneggiatori Elena Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci hanno mirabilmente portato in vita, dalla carta al piccolo schermo, al termine di un imponente lavoro di ricostruzione.

L’intero Rione, autentico co-protagonista immateriale della serie, è stato infatti letteralmente ricreato, con 20.000 metri quadrati di set realizzati in 100 giorni di lavorazione. 14 palazzine, 5 set di interni, una chiesa e un tunnel, oltre 1500 costumi, 150 attori e fino a 5000 comparse. Numeri d’altri tempi che prendono forma sin dai primi minuti, quando l’incredibile storia di questa amicizia esplode sullo schermo.

Una narrazione popolare dal taglio smaccatamente cinematografico e tutt’altro che televisivo, pennellata dalla fotografia retrò di Fabio Cianchetti e dalle splendide musiche di Max Richter. Non c’è volto fuori posto, nella scelta dei suoi tanti co-protagonisti, e non esistono momenti di stanca, in questi primi due episodi che vivono sulle piccole spalle di due sorprendenti esordienti.

Elisa Del Genio e Ludovica Nasti rubano la scena a tutti gli altri attori che riempiono il set, rendendo assai arduo il compito di chi dovrà ‘sostituirle’ nella fase adolescenziale, ovvero Margherita Mazzucco e Gaia Girace. Costanzo, coadiuvato dallo scenografo Giancarlo Basili e dai costumi di Antonella Cannarozzi, riesce a rendere credibile questa poverissima Italia del secondo dopoguerra, ignorante, brutta, sporca e cattiva, ponendo le basi di un’amicizia che la Ferrante snocciolerà lungo 60 anni di Storia d’Italia, saggiamente suddivisi in quattro ricchissimi romanzi.

La voce narrante di Alba fa addentrare lo spettatore negli inconfessabili pensieri della piccola Elena, raccontati in prima persona dal suo ‘io’ adulto, mentre la messa in scena ruba costantemente l’occhio grazie ai suoi dettagli, ai suoi colori, alla regia di un Costanzo ispirato nel raccontare una storia piena di vita, di speranza, con l’essenza del romanzo originale ben visibile in tutta la sua ricca complessità. Una più che promettente partenza, in attesa di vedere anche le sei restanti puntate. Da fine novembre in Rai.