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Il clan dei camorristi: su Canale 5 la fiction sulla malavita organizzata con Stefano Accorsi e Giuseppe Zeno

Su Canale 5 Il clan dei camorristi, la fiction che racconta gli anni della malavita al sud dagli anni Ottanta alla fine degli anni Novanta, con Stefano Accorsi e Giuseppe Zeno

pubblicato 25 Gennaio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 22:08

Taodue torna a raccontare la storia del crimine italiano, fondendo ancora una volta realtà e finzione per un prodotto che, promette Pietro Valsecchi, offrirà momenti di riflessione e di denuncia sociale: da questa sera, alle 21:10, Canale 5 manderà in onda “Il clan dei camorristi”, la fiction curata nel soggetto dallo stesso Valsecchi e con la regia di Alessandro Angelini (per la prima volta al lavoro in tv) ed Alexis Sweet (“Ris” ed “Il tredicesimo apostolo”).

Considerato il terzo capitolo della trilogia che Taodue ha dedicato alla storia della malavita organizzata in Italia (i primi due sono “Il capo dei capi” e la miniserie “L’ultimo padrino”), “Il clan dei camorristi” prende spunto dai fatti di cronaca avvenuti nel sud Italia a partire dal 1980, raccontando una saga che ci porterà fino alla fine degli anni Novanta.

Il 23 novembre 1980, giorno del terremoto in Irpinia, dà il via al racconto: in carcere, il boss Raffaele Cutolo ordina ai suoi uomini di saldare alcuni conti in sospeso, eliminando alcuni suoi nemici. Se ne salva uno, grazie al detenuto Francesco Russo (Giuseppe Zeno), detto O’ Malese. Il suo gesto segnerà l’inizio della sua ascesa, una volta uscito dal carcere, iniziando a lavorare per Antonio Vescia (Massimiliano Gallo), nemico di Cutolo e riuscendo ad entrare negli affari sulla ricostruzione.

Il clan dei camorristi
Il clan dei camorristi Il clan dei camorristi Il clan dei camorristi

Tre anni dopo, O’ Malese è potente, ricco e uomo di fiducia di Vescia, con cui comanda il crimine a Castello di Aversa. Nello stesso periodo, arriva Andrea Esposito (Stefano Accorsi), giovane magistrato nato al sud ma che si è fatto le ossa nel Nord Italia. Andrea, dal carattere serio e forte, accetta un posto in Procura e torna nella sua terra con la moglie Anna (Francesca Beggio), ritrovando il fratello Marco (Glen Blackhall), carabiniere.

Le strade dei due personaggi si incontreranno inevitabilmente: il coraggio di Andrea metterà i bastoni tra le ruote di Francesco, che non si fermerà a guardare e passerà ai fatti, colpendo il nemico anche nel privato. La loro storia sarà seguita anche attraverso i racconti di persone che si sono ribellate alla malavita, da sindaci a preti, passando per uomini e donne comuni, con vicende tratte dalla realtà -ma, ci tengono a precisare dalla casa di produzione, riviste liberamente-.

La Storia italiana, dunque, si fonde con la finzione: lo scopo de “Il clan dei camorristi” è quello di raccontare la pagina dell’ascesa del crimine organizzato prendendo spunto dai fatti realmente accaduti ma inserendoli in un contesto narrativo capace di appassionare.

Valsecchi, che ha chiamato a scrivere le otto puntate Daniele Cesarano, Claudio Fava, Barbara Petronio e Leonardo Valenti, racconta di aver voluto essere il più vicino possibile alla realtà, ispirandosi in particolare ai fatti legati ai casalesi (il cui nome non compare nel titolo per non voler circoscrivere il fenomeno criminale ad una sola zona):

“La serie ha rielaborato fatti di cronaca, ripercorso indagini e processi in un racconto che coniuga realismo, emozione e impegno civile di denuncia, secondo una formula che da vent’anni caratterizza il mio lavoro di produttore. Come sempre quindi sono partito da un grande lavoro di documentazione svolto insieme a giornalisti ed esperti e dalla scelta di un gruppo di professionisti molti dei quali cresciuti proprio all’interno della Taodue che nei vari settori della produzione hanno permesso di realizzare una serie di grande qualità.”

Motivo in più, secondo il produttore, per invitare sopratutto i giovani a seguire la serie:

“Non mi resta che invitare tutto il pubblico e soprattutto i giovani a seguire questa serie che dovrebbe diventare stimolo per continuare a discutere di argomenti come la lotta alla camorra, nella convinzione che solo mostrando la violenza ottusa della criminalità e l’esempio luminoso di chi sacrifica a volte anche la propria vita per combatterla potremo provare a rendere migliore il nostro paese.”



Il clan dei camorristi

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