Home The Voice of Italy Francesco Facchinetti a Blogo: “Sono un fratello maggiore, non un manager. In passato ho fatto errori…”

Francesco Facchinetti a Blogo: “Sono un fratello maggiore, non un manager. In passato ho fatto errori…”

Francesco Facchinetti si racconta a 360 gradi: dalla tv all’attività di manager (con Sole, Frank Matano, Selvaggia Lucarelli ed altri), ecco il “magico mondo di Francesco”. Intervista di Blogo.

pubblicato 23 Luglio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 12:31

C’è chi lo definisce il Lucio Presta del web. Chi lo Steve Jobs italiano. E chi il figlio dei Pooh. Ma Francesco Facchinetti è “solo” un determinato 35enne dinamico e pieno di idee. Un giovane che, dopo tentativi e anche alcuni fallimenti, ha trovato la sua dimensione. Il suo “centro di gravità permanente”. Ha trovato, insomma, la maturità giusta per portare a casa molti successi, sia personali che lavorativi. Una sera di mezz’estate, TvBlog ha deciso di alzare la cornetta per interrompere i suoi molteplici impegni. L’obiettivo è quello di fare una chiacchierata per conoscere meglio il “magico mondo di Francesco”.

E’ vero che hai trovato la tua dimensione? Hai capito cosa vuoi fare da grande?

“Io sono un adrenalinico. Amo fare un sacco di cose. Tante volte, per colpa di questa mia adrenalina che mi porta a voler fare e strafare, mi è capitato di non essere propriamente conscio di quello che stavo facendo. E quindi mi è capitato di non valutare se fossi in grado di fare una determinata cosa, se fosse quella giusta per me, se fosse la situazione corretta. Sono cresciuto, forse”.

Sei diventato più maturo?

“Questo non lo so (ride, ndr). Ma ho iniziato a mettere al primo posto non più me stesso ma la mia famiglia. Questo mi porta a ragionare meglio sulle cose che vado a fare. Già questo mi permette di cancellare almeno una 40ina di cose che mi chiedono di fare in un anno. L’età, poi, porta a capire prima se qualcosa ti assomiglia o meno”.

Quel che mi affascina è l’attività manageriale. Dopo la chiusura di Rai Boh, tre anni fa, su Facebook scrivevi: “Oggi, dopo 32 anni, non so più cosa fare”. E’ lì che comincia il “nuovo Francesco”?

“Ho sempre amato alla follia il talento. Forse perché non avendolo ed essendone conscio, mi affascina quello degli altri. Io sono un deejay, mischio più cose e cerca di farle mie. Ma essere di talento per me significa essere predisposti sin dalla nascita per qualcosa: Valentino Rossi per il motociclismo e Fiorello per lo spettacolo. Quello per me è il talento ed io, quella roba lì, non ce l’ho. La vita non mi ha dato il talento ma la curiosità. Mi piace osservare. Sono rivolto verso gli altri e, spesso, poco rivolto verso me stesso. Questa curiosità mi ha portato ad esplorare l’universo dei talenti, all’inizio è stata la condivisione di un percorso con dei fratelli minori”.

I primi artisti sono stati Frank Matano e Nesli…

“Ho iniziato con Frank Matano, sono andato a prenderlo a casa sua quando aveva 17-18 anni. Lui è riuscito a diventare un personaggio unico nel suo genere. Nesli, invece, è arrivato da noi quando aveva bisogno di cambiamento. Siamo riusciti ad arrivare al primo posto in classifica, partendo da zero. E così con tanti altri”.

Qual è il tuo ruolo? Possiamo definirti un manager classico?

“A me la parola manager non piace, la trovo antica. Io preferisco definirmi ‘fratello maggiore’. All’inizio NewCo era solo una società di management. Adesso si può definire una media company. Produciamo e co-produciamo quasi tutto quello che fanno i nostri talenti. Abbiamo una parte creativa che sviluppa idee per i nostri artisti. Abbiamo una concessionaria di pubblicità che ha lo scopo di inserire i nostri assistiti nel mondo pubblicitario, senza svenderli. Abbiamo una parte di booking agency per curare gli eventi. Io sono stato fortunato, mi è sempre stata data la possibilità di fare quel che mi piaceva. Ma non è successo solo perché sono il figlio di Facchinetti. Quella, forse, è una roba successa vent’anni fa. Quando mi dicono ‘Sei fortunato perché sei figlio di Facchinetti’, io rispondo che son più che fortunato. Perché, nonostante quell’aspetto, mi hanno sempre dato la possibilità di fare quel che volevo. E questo va al di là del fatto di essere un figlio di. Sai quanti figli di personaggi famosi ci sono? Io ho approfittato di questa fortuna per investire sui ragazzi. C’è tanto lavoro da fare: c’è bisogno di investire persone, tempo, idee e soldi. Ed è fondamentale avere un sogno, è la prima cosa che chiedo ai miei talenti. Tutti devono averne uno. Quello di Frank era fare un film: ci siamo riusciti. Quello di Nesli era arrivare al primo posto in classifica: ci siamo riusciti. Bisogna avere dei sogni per poterli realizzare”.

Che effetto ti fa essere definito il “Lucio Presta del web”? Cosa hai imparato da lui?

“Sono contento, è un paragone importante. La figura del manager sembra sempre una figura ambigua e losca. Ma non è così. Lucio ne è l’esempio. Cosa vuoi dire ad uno che ha Benigni e Bonolis nella sua scuderia? Cosa vuoi dire ad un manager che ha la fiducia di un artista Premio Oscar e pure la fiducia di uno fra i più grandi conduttori al mondo? Stiamo parlando di una persona che sa fare bene questo lavoro”.

Sei riuscito a portare Frank Matano, Francesco Sole, Diana del Bufalo e Selvaggia Lucarelli in tv. Questo Facchinetti sembra un manager influente…

“A me in televisione, prima di The Voice, non facevano neppure entrare in uno studio televisivo neanche se pagavo. Sono passato da essere il ‘golden boy’ della televisione italiana ad essere l’appestato. Tutto questo è successo in tre mesi. Ho sbagliato io, non lo metto in dubbio. Quando ho iniziato a lavorare con i miei artisti è stato paradossalmente complesso cercare di convincere gli editori ed i produttori perché vedevano me e si spaventavano. Sicuramente avere un paio di artisti che generano ‘sentiment’ positivi serve per aumentare il valore della macchina. Io sono contento quando Frank mi chiama e mi dice ‘Franci, dimmi chi possiamo aiutare…'”.

E chi state aiutando adesso?

“Abbiamo una ragazza che si chiama Tess Masazza, prende in giro l’universo femminile. Il suo video più famoso si intitola Insopportabilmente donna. Abbiamo iniziato a lavorare insieme undici mesi fa, abbiamo iniziato con 6mila fan su Facebook. Poi è arrivata l’onda virale ed abbiamo trasformato la pagina in una ‘televisione’, con appuntamenti fissi e post sistematici. Sono cominciati ad arrivare 50-60mila fan al giorno, non ci si spiega il perché. Dopo un mesetto Frank mi richiama, aveva visto i suoi video e voleva cominciare a condividere giornate e le idee con lei. Questo per me è il senso del gruppo e della squadra che si aiuta”.

Il senso di aiutarsi a vicenda, però, è stato anche causa della polemica social #SelvaggiaNonMentire, sbaglio?

“A me stanno bene le critiche, se costruttive e giuste. Ma questo hashtag era diventato una sorta di moda, molti hanno iniziato ad usarlo sapere cosa fosse realmente successo. L’idea poteva essere costruttiva ed interessante, ne abbiamo parlato con chi l’ha generata perché poi siamo diventati amici. Poteva diventare un interessante botta e risposta fra mainstream ed underground. Tutti si sono trasformati in paladini del web ed io, che sul web ci lavoro, posso dire che quelli puri si contano sulle dita di una mano. Io ho visto web star scrivere #SelvaggiaNonMentire quando loro erano i primi che, addirittura, ‘placementano’ ogni prodotto nei propri video o fanno le serate nei centri commerciali per potersi definire youtubers. Francesco (Sole, ndr) per me è una persona intelligente e di grande talento, sono sicuro che lo dimostrerà”.

Ultimamente, forse anche a causa di quelle critiche così feroci, non pubblica più video. E’ perché si sta dedicando a quel film di cui si è tanto parlato?

“Sta facendo cose diverse. Abbiamo bruciato molte tappe, sono successe un sacco di cose contemporaneamente e siamo cresciuti da un momento all’altro. Adesso stiamo cercando di capire cosa fare per rendere ancor più interessante quello che è. Lui è veramente una persona di grande talento, è in grado di poter realizzare un concetto, scriverlo, recitarlo, montarlo ed editarlo. Sono scuro che troverà una sua evoluzione. Noi, purtroppo, siamo un Paese che guarda e giudica in maniera negativa un giovane se ha successo. Anche io ero così a 15 anni, ero un punk con la cresta, ero un detrattore. Mi ricordo che andavo in giro con le maglie contro i Take That, ma dieci anni dopo mi sono pure piaciuti. Ero uno di quelli che, se c’era un personaggio famoso in discoteca, gli gridava ‘Scemo’. Poi ho capito di essere un pirla, perché devi insultare qualcuno se non ti piace? E’ una moda all’italiana. Io credo che i giovani debbano stare uniti, anche se nel gruppo c’è qualcuno che ha un colore che non ti piace. Prima ci si sfanculava fra generazioni, ora li si fa all’interno delle generazioni. Diventa più complesso poter fare delle cose interessanti. Il mio obiettivo è generare un’idea, un posto, dove i ragazzi possano essere impegnati e fare cose insieme”.

Era l’idea alla base della Città dei giovani a Consonno, poi sfumata…

“Non mi hanno lasciato comprare questo lotto nonostante avessimo trovato gli investimenti e nonostante avessimo lavorato per sette mesi al fianco del sindaco di Consonno. Adesso voglio trovare un altro luogo dove poter fare questo progetto”.

Un’altra tua ‘creatura’ è Selvaggia Lucarelli. Se sul web è una influencer e funziona, sul piccolo schermo le manca il grande salto. E’ perché preferisce stare dietro le quinte e, per esempio, farti da autrice a The Voice?

“Anche Selvaggia è una persona di un’intelligenza incredibile. Credo che abbia dimostrato solo parte delle sue capacità. In televisione stiamo cercando di dargli credibilità, ci vorrà del tempo. Lo stiamo facendo grazie alla radio, grazie al Fatto, grazie a tutto quello che stiamo facendo. Il mio sogno sarebbe vederla condurre un programma tipo Chelsea Lately. E’ un programma americano dove, questa presentatrice, intervista gli ospiti in maniera incalzante ed anche politicamente scorretta. Selvaggia ha dentro di sé le battute, viene dal mondo della comicità, ha scritto molto anche per attori comici. Sarebbe il mio obiettivo. Un altro programma che ci è venuto in mente è sui troll. C’è un format che si intitola Troll hunter”.

Sono idee già proposte ad emittenti televisive?

“Ne abbiamo già parlato e ci stiamo lavorando. Se il secondo progetto è più leggero, il primo è più complesso”.

E’ vero che Selvaggia sta traslocando ad un’altra importante radio (ora è a M20)?

“Questo non lo so perché non è ancora accaduto”.

Ti puoi definire anche manager di te stesso?

“Non sono totalmente in grado di occuparmi di me stesso. Vi sembrerà strano, ma la mia ultima evoluzione artistica è dovuta a mia moglie e ad alcuni miei amici, persone che avevo perso e che mi vogliono bene. Ho messo nelle loro mani la mia vita artistica. Wilma è la persona con cui mi confronto ogni giorno. Poi c’è stata un’altra persona fondamentale. Quando ho fatto La canzone del capitano, ho lavorato a stretto contatto con un mio amico, Gaetano. Dopo quel periodo, abbiamo preso strade diverse. Lui è andato a lavorare per LiveNation, è diventato una persona importante dal punto di vista manageriale. Un giorno mi chiama, non ci sentivamo da dieci anni, e mi chiede se mi fosse piaciuto fare The Voice. Quindi vado da Tombolini e Romano per parlare di questa idea folle. E’ stato il karma, forse. Sicuramente ci è andata di fortuna (lui usa un’altra parola, ndr) andare a The Voice e vincerlo”.

Un anno prima avevi dichiarato: “Dei giornalisti mi hanno definito il Mario Balotelli della situazione: il ragazzo prodigio e combinaguai. Penso che con me e The Voice è successo quello che è accaduto tra l’Inter e Balotelli”. Poi cosa è successo? L’Inter e Balotelli hanno fatto pace?

“Non so cosa sia successo. Mi è andata bene. Io ricordo che, quando sono successe tutte quelle cose in televisione…”.

Ecco, ma cosa era successo lì? Una serie di programmi andati male uno dietro l’altro…

“La vita è un filotto di cose che accadono. Certe volte sono positive, altre sono negative. Quello è stato un domino di cose negative dovute anche a me, c’erano stati un insieme di miei errori. Io ho iniziato e finito la festa della mia vita almeno dieci volte in dieci anni. Ti posso assicurare che quando la festa finisce, tutti se ne vanno e lasciano pure sporco. Ed il è bello è che quando la festa ricomincia, tornano tutti”.

The Voice Facchinetti

Chi c’è sempre stato è Roby, tuo papà. Quando ho letto che avreste fatto The Voice insieme sono rimasto perplesso. Sei stato accusato per una vita di essere raccomandato da lui e poi ci fai un programma insieme. E’ stato un bell’atto di coraggio, sbaglio?

“E’ vero, è stato un atto di coraggio. Io volevo far vedere quanto ci fosse di diverso fra me e lui, quanto ci fosse di folle fra me e lui. E far vedere che la coppia era talmente forte che avremmo potuto far superare il preconcetto. Ci è andata bene”.

Tornerete?

“Non lo sappiamo ancora. Noi speriamo di poterlo rifare. Ovviamente decideranno la Rai e la Talpa. E’ una dei programmi più belli in Italia e ci riteniamo fortunati ad averlo fatto”.

Il programma fa fatica a trovare un’artista di successo. Perché accade?

“Le motivazioni sono molteplici. Nel 2015 nessuno fa successo improvvisamente, bisogna lavorare. Ci dev’essere l’artista giusto, il pezzo giusto, il momento giusto e la struttura giusta alle spalle. Bisogna unire un po’ di cose per far funzionare questo meccanismo. Quando ci sono tante persone che decidono, è difficile accontentare tutti. Noi abbiamo iniziato a lavorare con Fabio, a settembre cominceremo a lavorare con Aj Summer, Sarah, Alessia”.

Hai sempre avuto grandi intuizioni: Got Talent, Pechino Express, X Factor. Nuove intuizioni per il futuro?

“Ti butto due format. Il primo, una grande provocazione: mi piacerebbe fare tutto quello che ha fatto Ryan Seacrest, un genio assoluto. E’ stato quello che ha prodotto le Kardashian e ha creato quel modello in televisione. Mi piacerebbe fare la stessa cosa, in Italia, con Belen. E’ una grande provocazione e potrebbe scatenare polarizzazione. Potrebbe essere anche esportato in Sud America e Spagna”.

L’altra idea?

“C’è uno slot che non è stato occupato dal mondo dei talent. Oggi questi format si basano su concetti virali, il talento e la musica lo sono. Got talent è il programma che fa più views sul web perché ha tanti concetti virali. Basta vedere il successo di Cisky sul web ma pure quello di Suor Cristina per The Voice. C’è un contenuto molto virale ma che non è stato ancora declinato a livello televisivo: la comicità”.

Ci sta lavorando La 7 con Il Boss dei comici

“Ho letto, ma andrebbe creato un talent legato alla comicità del 2015, quella attuale. Mi piacerebbe vedere un programma di questo genere, nel resto del mondo ci sono tanti programmi interessanti ma il problema è il formato. Faccio un esempio: Un minuto per vincere era un programma esagerato, però il format americano era di 40 minuti, in Italia era di due ore. Bisogna ancora trovare la strada giusta e bisogna lavorarci”.

Oltre a questo, fai mille altre cose: scrivi libri (La tana del bianconiglio), fai radio (su Radio KissKiss), canti sigle (quella di Braccialetti rossi e, da inizio settembre, quella di Tutti pazzi per Re Julien su DeaKids) e fai il deejay con i We Are President. Ma il tempo dove lo trovi?

“Amo tanto lavorare, sviluppare progetti ed essere stimolato. Faccio tanto, spendo tutto il mio tempo libero. Ho seminato un sacco di progetti e, magari, stanno nascendo ora piano piano”.

Ti definiscono addirittura lo Steve Jobs italiano…

“Lui è un mito, ha fatto la rivoluzione. Ma sono conscio del fatto che di Steve Jobs non ho neppure l’unghia del piede”.

Beh, ieri è uscito ieri StonexOne…

“Sta succedendo qualcosa di particolare dietro questo telefono. Abbiamo avuto un’affluenza esagerata, diecimila papabili compratori al mese. Il mio obiettivo è poter dare alle persone un device con contenuti particolari, tanto da rendere unica l’esperienza dell’utente. E visto che siamo su un blog dedicato alla tv, lancio un’idea: stiamo cercando di creare un nuovo media che nasca su tutti i telefoni che noi metteremo sul mercato, circa 120mila device in un anno. Questo nuovo media vuole mettere su internet i mezzi di comunicazione più importanti al mondo: la radio, la tv ed il magazine. Tutto dentro ad un’applicazione perché fra due anni quello che noi oggi chiamiamo second screen, diventerà il first screen ovvero lo smartphone. Il mio desiderio è poter creare questo nuovo mezzo di comunicazione per dare agli utenti tutto quello che vogliono dai mezzi di comunicazione”.

Selvaggia LucarelliThe Voice of Italy