Home Ascolti TV La web reputation un giorno sostituirà lo share?

La web reputation un giorno sostituirà lo share?

Nuovi modi di considerare la qualità in televisione.

pubblicato 19 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 06:08


Davvero lo share non è più – o non sarà più – centrale nell’investimento pubblicitario? E’ davvero tempo di web reputation (ovvero, semplificando: «cosa dicono in rete»)? Forse non è ancora così, ma potrebbe esserlo in futuro. Forse. Anche se non ha dubbi Pier Domenico Garrone, consulente di comunicazione istituzionale che ha fondato il blog comunicatoreitaliano.it.

Garrone, in un’intervista al Corriere delle Comunicazioni parte dal fatto che tutti i colossi (Rai, Mediaset, Telecom, Sky) hanno potenziato recentemente la loro presenza sul web. Ma che, contestualmente, non si sono adeguati i paramentri di misurazione a questa innovazione tecnologica:

«Abbiamo notato che l’evoluzione tecnologica costituita dall’infrastruttura di rete e dalle applicazioni per rendere il contenuto fruibile con le tecnologie su più device ha comportato straordinarie innovazioni che non sono state ancora colte dalle aziende. Tra queste la Rai.

Secondo Garrone gli inserzionisti si preoccupano già molto di quel che si dice in giro sulla rete:

«Oggi un inserzionista non investe più guardando lo share, cioè la quantità del pubblico, ma la sua qualità, che è identificata con la Web reputation, perché identifica la credibilità e la reputazione del media. La Web reputation è diventata una voce di bilancio per le aziende e le tv, perché indica la tutela e la valorizzazione della matrice aziendale rappresentata nel brand, nel prodotto e nel management».

E’ un punto di vista davvero interessante, ed è interessante vedere che, dopo WIDG e l’analisi qualitativa che abbiamo proposto nell’ambito dell’iniziativa, si parli dell’argomento anche da altri punti di vista.



Garrone fa notare anche che le notizie stanno cambiando radicalmente il modo di essere proposte. Forse, anche qui la sua visione è un po’ futuribile (almeno per quanto riguarda l’Italia), ma il punto sembra centrato:

«I contenuti che diventano informazioni e notizie non sono più scritti nelle redazioni, ma dalla platea della Rete. L’unico media del momento analogico che rimane in prima partnership con la Rete e che con essa sta meglio affrontando rispetto alla televisione l’integrazione nell’incontro con il pubblico è la radio, basti pensare concretamente a Rai Radio Uno».

Paradossale ma vero: il web si integra meglio con la radio, da sempre molto meno autoriferita – per ragioni contestuali – piuttosto che con la televisione.

Foto | © TM News